venerdì 21 novembre 2014

SEI CATTOLICO ? STUDI DAI GESUITI ? SEI FIGLIO DI UN BOSS ? LA CRESIMA QUI NON LA FAI

ARCIVESCOVO PAOLO ROMEO


Bè, ieri era un laico, come immagino sia il deputato piddino Bolognesi, presidente dell'associazione vititme della stazione di Bologna, a invocare la pena ereditaria sugli eredi di Mambro e Fioravanti, oggi è un sacerdote a farci meditare sul fatto che, in fondo, 'sta storia delle colpe dei padri che non devono ricadere sui figli mica deve essere poi tanto vera...
Non è il primo episodio del genere, l'avevamo già letto qualche tempo fa in occasione di un matrimonio, con la chiesa prescelta dagli sposi negata dalla curia perché non ricordo chi dei due fosse figlio di un boss. Adesso la storia si ripete, anche se il sacramento stavolta à la cresima, il figlio del boss è un ragazzo di 17 anni che oltretutto va a scuola dai gesuiti. I   soldi della sua famiglia sono buoni per la retta della scuola, ma il suo cognome non più per poter fare la Cresima insieme a tutti i suoi compagni. Il problema in questo caso è acuito dal fatto che il padre è stato condannato per l'uccisione di padre Puglisi, e la cerimonia deve svolgersi nella cattedrale dove il neo beato si trova sepolto. Meglio evitare...
Sono tempi barbari, lo vediamo, peggiorati dalla stupidità.
Perché solo una persona stupida poteva avere questa pensata. A quanto si legge nel bell'articolo di Errico Novi, papa Francesco se n'era già accorto...


Il Garantista

Si può negare la cresima al figlio di un boss?

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Lui è un ragazzo di 17 anni e ha un nome ”pesante”. Si chiama Michele Graviano. L’altro protagonista della vicenda si chiama Paolo Romeo, e ha un mestiere ”pesante”: fa l’arcivescovo. Michele è figlio di Giuseppe, e Giuseppe sta in prigione, da tanti anni, all’ergastolo, perché condannato come boss mafioso e come mandante dell’uccisione di don Puglisi. Michele non ha mai toccato suo padre. E’ nato quando il papà era già in prigione, e perdipiù al 41 bis, e al 41 bis non si può avere contatto fisico con nessuno, nemmeno col figlio, nemmeno quando è bambino.
Michele va a una scuola di Gesuiti, fa il liceo, e domani avrebbe dovuto cresimarsi in una cerimonia in cattedrale, con tutti i suoi compagni. Era contento, ci teneva. Ieri gli si è avvicinato un prete e gli ha detto di no, meglio di no, l’arcivescovo è preoccupato, non vuole fare entrare il figlio di Graviano nella cattedrale dove è sepolto don Puglisi. Le colpe si ereditano? La nuova dottrina della Chiesa è questa?
Se ne è parlato di nuovo qualche mese fa, quando l’attuale Pontefice, Papa Francesco, decise di farsi rappresentare nella cerimonia di beatificazione di don Pino Puglisi dal predecessore dello stesso Romeo, il cardinale Salvatore De Giorgi. Secondo alcuni retroscena, la scelta avrebbe costituito uno schiaffo per l’arcivescovo Romeo. Farsi rappresentare dall’arcivescovo della città natale del beato è cosa quasi inedita, di solito vengono coinvolte gerarchie superiori.  Al di là del prestigio personale del cardinale De Giorgi, è stata l’osservazione di molti, sta di fatto che si sarebbe potuto indicare l’arcivescovo attuale anziché il suo predecessore.
In ogni caso è proprio Romeo, a quanto risulta, ad aver innescato la manovra del prete-professore. Che dice a Michele: «Sabato insomma è meglio se non vieni, nella cattedrale ci sono le spoglie di don Puglisi. Se ci fossi tu, che sei figlio di Giuseppe, quello che ha fatto uccidere don Puglisi, rischiamo di creare uno scandalo. Tu farai così: ti cresimi da solo. Non sarai con gli altri cinquanta. Tu la cresima te la fai, ma da solo nella chiesa della scuola».
Michele torna e racconta tutto alla madre, Rosalia. Confessa il suo dispiacere. La madre stenta a crederci. Riparlano con il sacerdote, provano a far cambiare idea alla Curia. Niente da fare. Così è: Michele resta fuori. Non c’è un ordine scritto. Non esiste un documento, un atto formale che spieghi il motivo per cui la somministrazione del Sacramento, per Michele Graviano, debba avvenire in una chiesa diversa da quella dove domani si cresimeranno i suoi compagni. E non potrebbe essere altrimenti: cosa potrebbe mai scrivere la Curia? Che le colpe dei padri ricadono sui figli? Che Michele porta nel suo cuore un pezzo della criminale ferocia con cui suo padre ordinò l’assassinio di don Pino Puglisi? Non potrebbero. Non avrebbe senso.
E poi cosa direbbe Papa Francesco? Già: cosa dirà Papa Francesco? Michele e Rosalia hanno appunto un’ultima speranza: che il Santo Padre dica qualcosa. All’arcivescovo, o a chi per lui. E faccia scoppiare uno scandalo. Sul serio.

Errico Novi 

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