martedì 11 aprile 2017

GRILLO HA UN PROBLEMA A GENOVA, MA LA CASSIMATIS COSA SPERA ?

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Non buone notizie dal pur corteggiato fronte della giustizia per Grillo e i suoi.  Da un lato, si apprende che nella questione Consip, ci sarebbe una falsificazione di prove (manipolazione delle intercettazioni) per tirare dentro Tiziano Renzi, padre di Matteo. Dall'altro, un giudice del Tribunale di Genova boccia la bocciatura - gioco di parole - di Grillo nei confronti della Cassimatis, che era risultata sgradita prima alla" comunitarie" (le primarie on line dei pentastellati, dove con un pugno di clic di amici e parenti magari porti  a casa la candidatura a sindaco, anche a dispetto del Capo !) di Genova.
Di sotto trovate la spiegazione tecnica fornita da un avvocato specializzato in diritto amministrativo, interpellato sulla questione dal Corsera.
Al di là del merito tecnico - se la scelta dei candidati è regolata dallo Statuto dell'associazione, e quella della Cassimatis è avvenuta correttamente, è evidente che il Giudice non può che darle ragione - c'è quello politico.
Domandina alla Cassimatis : se Grillo non ci ripensa, e mi sembra difficile dato il soggetto, chi cacchio dei grillini ti voterà, oltre appunto a quel centinaio di amici e familiari che ti hanno fatto vincere alla ruota della fortuna dei clic via web ? 700 iscritti (????!!!) hanno votato in tutto, e la donna l'ha spuntata con 362 clic su Pirondini, gradito a Grillo, dietro con 338.
362 voti sono una festa sulla spiaggia ben riuscita...Nella circoscrizione di Genova, nelle elezioni regionali del 2015, il Movimento aveva preso quasi 75.000 voti...chissà cosa pensano della Cassimatis gli altri 74.000 elettori ? E chissà se la voteranno a dispetto del NIET del Capo.
Ciò posto, che nel campo pentastellato, ancorché ben celato dal vantaggio di fare gli uomini "contro" il sistema, di parlare per slogan ("onestà, onestà", ma che roba è ? ) , ci sia un grosso problema di indirizzo comune è palese. Se ci sono differenze importanti tra i leghisti salviniani e quelli di Forza Italia, se non ce la facevano più a stare al Nazareno i sinistrorsi della Ditta, perché giudicano troppo "liberista" (????!!!!) Matteo Renzi, non è da Grillo le cose vadano meglio. Lì gli elettori provenienti dalla sinistra delusa sono un terzo abbondante, a voler esagerare il 40% (ma non ci arrivano, secondo Ricolfi e Diamanti che hanno monitorato i flussi elettorali dei grillini), ma c'è un altro terzo scarso (un 30%) di elettori di destra, e poi un residuo 30 di giovani senza etichette e di anziani arrabbiati contro tutti.
Prendere voti con un simile mix non è impossibile, e infatti il Movimento nei sondaggi viene dato come primo partito, con il PD che sconta una fisiologica flessione per la diaspora dei sinistri puri (un 3%, niente di sconvolgente, che però, in una lotta sul filo, fa la differenza), ma governare è altra cosa.
E infatti, quando poi accade che, nelle realtà locali gli ortotteri la spuntano, spesso l'amministrazione non scorre fluida, per contrasti tra il centro e la periferia (vedi Parma, con la scomunica di Pizzarotti, che si ricandida da indipendente e può farcela ) e un pressapochismo evidente come quello di Roma (volendo credere alla buona fede di Raggi).
Grillo deve correggerlo 'sto statuto, mi pare evidente.
Ma finché resta così, un giudice di traverso lo troverà sempre.


Il Corriere della Sera - Digital Edition

«Si sceglie a livello locale. C’è un loro caposaldo alla base della sentenza» ?

L’avvocato Pellegrino: vale anche per il capo

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Le regole statutarie come stella polare. «Vale per ogni associazione» spiega Gianluigi Pellegrino, amministrativista, commentando la sentenza di Genova. Altrimenti «la cristalleria dei diritti dei cittadini» è destinata a essere «calpestata con la rozzezza di un elefante».

1 La sentenza del Tribunale di Genova quale effetto determina?

«La decisione è chiara e ben scritta. In pratica, sono validi i risultati dell’assemblea locale del Movimento 5 Stelle. Il giudice sottolinea, insomma, che, così come stabilito dallo statuto del Movimento, il candidato sindaco viene scelto dagli iscritti locali. Grillo, in veste di leader, se vuole può sottoporre il candidato prescelto alla convalida da parte di tutti gli iscritti nazionali».

2 Cosa ha annullato il dispositivo del giudice?

«Viene salvaguardato un principio di fondo: se costruisci una cristalleria di diritti dei cittadini non puoi pensare di calpestarla con la rozzezza di un elefante. Fatta questa premessa, il giudice ha annullato sia la scomunica della candidata Cassimatis, ossia l’atto che pretendeva di annullare il voto in suo favore, sia la votazione nazionale che ha scelto come candidato Pirondini».

3 Quale altro principio traspare dalla sentenza?

«La decisione del giudice dovrebbe rallegrare gli esponenti dei 5 Stelle, poiché costituisce l’esaltazione della loro rivendicata regola fondamentale: le decisioni le prendono i cittadini iscritti. Se ora si applicasse lo statuto e l’assemblea nazionale convalidasse Cassimatis sarebbe la quintessenza del loro modello».

4 Il ruolo di Beppe Grillo ne esce limitato?

«Non direi, il giudice con molta serenità ed equilibrio riconosce a Grillo una piena leadership. Il ruolo di capo politico e di garante non è in discussione, ma come impone lo statuto il vincolo delle decisioni assembleari vale anche per lui».

5 In forza di questa sentenza chi è il candidato sindaco dei 5 Stelle?

«Il giudice non stabilisce certo che debba essere Cassimatis. Ma per giungere a una diversa indicazione bisogna procedere in modo aderente allo statuto. L’assemblea nazionale deve potersi esprimere su quel nome e, in caso di bocciatura, l’assemblea degli iscritti genovesi dovrà rivotare. È la democrazia che i 5 Stelle hanno voluto e messo per iscritto».

6 La vicenda si configura come un modello di regole democratiche a geometria variabile?

«Direi che nessuno può muoversi in una nebbia di contraddizioni, tra proclami di democrazia rappresentativa e pulsioni goffe e autoritarie. Il giudice proprio in chiusura indica le regole statutarie come stella polare. Vale per ogni associazione, figurarsi per un movimento politico in una democrazia costituzionale».

Andrea Ducci

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