mercoledì 9 agosto 2017

MIELI CON GALLI DELLA LOGGIA SULLA QUESTIONE ONG E MIGRANTI

Risultati immagini per sparate sui barconi

Dopo gli interventi di Ernesto Galli della Loggia ( https://ultimocamerlengo.blogspot.com/2017/08/minniti-e-galli-della-loggia-contro-la.html ) sulla questione ONG e Migranti, con inevitabile polemica per i signori della retorica umanitaria tipo Saviano e Giannini, ecco quello, sempre sul Corsera, di Paolo Mieli il quale, in sostanziale sintesi, sottolinea :
- ha ragione Galli della Loggia : non ci possono essere posizioni "terze" tra Stato e scafisti, con la scusa di salvare i migranti. Bisogna collaborare con le forze di polizia e combattere il traffico dei migranti
- la ricetta Minniti, con il codice imposto alle ONG e gli accordi, più o meno stabili, in virtù della caducità delle autorità (??) di quelle terre, con i libici sembrano portare risultati
- sicuramente tutto è migliorabile, però chi contesta le soluzioni adottate è pregato di suggerirne altre che portino al risultato : l'esodo migratorio VA FERMATO.

Se continuiamo così, non servirà essere xenofobi per salutare con tragica soddisfazione la notizia di navi costiere, spagnole o italiane che siano, che sparano sui barconi.
Buona Lettura

Il Corriere della Sera - Digital Edition

Risultati concreti e Domande

di Paolo Mieli

 Risultati immagini per sparate sui barconi

Parlano i risultati. Qualcosa di positivo si era messo in moto già prima, ma da quando il ministro dell’Interno Marco Minniti ha aggredito con decisione la questione dei migranti, il fenomeno è andato via via assumendo dimensioni meno tragiche di quelle annunciate. A luglio di quei fuggitivi ne sono giunti in Italia 11.192 contro i 23.552 dello stesso mese nel 2016. Dall’inizio di gennaio ai primi di agosto gli arrivi si sono ridotti del 3,24%. È diminuito — ed è ciò che più conta — il numero dei morti in mare. Qualcosa a riguardo si muove (in positivo) anche negli apparati — se così li possiamo chiamare — statuale e militare libici. La maggior parte delle navi che fanno capo alle Ong, dopo qualche esitazione iniziale, ha accettato le regole imposte dal governo italiano e ratificate dal nostro Parlamento. Intendiamoci, il più è ancora da fare. Ma, dopo una lunga stagione in cui l’universo dell’emigrazione appariva in preda al caos, si può dire che abbiamo adesso le idee più chiare su quale sia la strada da percorrere per affrontare quello che appare ad ogni evidenza come il problema più importante della nostra epoca. Tenendo per fermo il principio esposto su queste pagine in modo impeccabile da Ernesto Galli della Loggia: mai nell’affrontare tale emergenza possiamo permetterci di essere neutrali tra la legge e l’illegalità, nello specifico tra le organizzazioni criminali nordafricane e le forze italiane di polizia incaricate di contrastare il crimine. Mai.

V a aggiunto che la politica interventista impostata dal ministro dell’Interno riserva — come ogni politica «concreta» — molte incognite. Alcune obiezioni a tale concretezza appaiono ispirate da alti e nobili valori. Altre dal desiderio di mettersi al riparo dalle incognite di cui s’è appena detto. E anche dalla probabile «scomunica» che verrà dalla Chiesa di papa Francesco al primo incidente riconducibile in qualche modo all’intervento italiano. È oltretutto evidente fin d’ora che presto Minniti perderà l’appoggio strumentale dei partiti d’opposizione (come è naturale che sia, alla vigilia di una campagna elettorale) ma anche quello di molti dei suoi. Cattolici e non.

Ogni iniziativa, ogni intervento in un campo pieno di insidie come è da sempre quello delle migrazioni si presta a rilievi, riconsiderazioni, messe a punto. Ma dovremmo imparare a distinguere rilievi, riconsiderazioni e messe a punto che hanno come scopo il miglior funzionamento dell’impresa da quelli che hanno l’evidente obiettivo di riportare ogni discorso al punto di partenza. Una distinzione che non comporta il ricorso a nessun genere di processo alle intenzioni. Ma che ci renda duttili, capaci di prendere in considerazione tutte le critiche che offrono alternative. Alternative che siano in grado, beninteso, di tenere in piedi l’impianto di un collaudato sistema di intervento che ha già portato ai risultati di cui si è detto all’inizio.

Facciamo un esempio: nei salvataggi ci sono comportamenti che si ripetono e sono stati documentati in modo inoppugnabile sui quali è doveroso consentire lo svolgimento di indagini, le più minuziose. Qui non stiamo parlando dei cenni di saluto o di intesa tra membri delle Ong e trafficanti che potrebbero essere poco significativi sotto il profilo giudiziario. Quanto piuttosto della restituzione ai mercanti di profughi — dopo il trasbordo dei profughi stessi — di scafi e motori che a ogni evidenza saranno utilizzati per nuovi viaggi d’identico genere. Quegli scafi (o gommoni) e quei motori hanno un valore per i trafficanti. Un valore che produce a sua volta valore. E si ha l’impressione che su quello scambio si possa intervenire, si possa fare qualcosa di più di quanto si faccia ora. Nessuno può imporre ai volontari delle Ong di darsi da fare per distruggere quegli scafi o quei motori così da impedirne la riutilizzazione. Ma si può chiedere loro di non impedire ai nostri rappresentanti della legge di conoscere ogni singolo dettaglio circa lo svolgimento di quelle operazioni. In tempo reale, ovviamente.

Un’ultima osservazione: fino a oggi ogni discorso in tema di migranti andava a concludersi con un appello all’Europa perché si assumesse le proprie responsabilità in merito a una crisi che ci vedeva avamposto per ragioni geografiche dell’intero sistema continentale. Un’esortazione legittima ma che nel tempo si dimostrava sempre meno incisiva (peraltro a dire il vero non lo era mai stata). A peggiorare le cose con il trascorrere del tempo sembrava ogni anno di più che l’Italia chiedesse delle mance a compensazione degli sforzi cui era sottoposta. Il vantaggio di un’estate in cui abbiamo fatto «da noi» tutto ciò che era possibile fare, ci pone in una condizione diversa, più dignitosa, meno postulante, di fronte ai nostri interlocutori di Bruxelles. Sarà anche per questo che qui da noi per qualche giorno si è registrata — al di là del battibecco ufficiale — una percettibile sintonia di fondo tra Pd, Cinque Stelle, Lega e Forza Italia che è un assoluto inedito per la politica italiana. Non durerà come qualche mese fa non durò l’accordo sulla legge elettorale. Ma è un dato sorprendente di cui è bene prendere nota .

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