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giovedì 14 luglio 2011

CHE NE SARA' DI TRAVAGLIO?

Io il Fatto Quotidiano non lo compro. Proprio non posso. Ho comprato per 30 anni Repubblica, qualche volta il Manifesto, il Riformista quando lo dirigeva Polito, anche l'Unità. Un tempo sono stato anche abbonato dell'Espresso , e oggi compro la rivista Gli Altri, diretta da Piero Sansonetti.
Sfido i miei amici di sinistra, di citarmi UNA loro lettura di destra (a meno che non mi citino il Corriere della Sera !!!!).
MA il FAtto proprio no, e il motivo è che ci scrivono, e lo dirigono, due persone che non stimo assolutamente, anzi.
Una è Padellaro l'altra è Travaglio .
E la disistima di queste persone è tale che arrivo addirittura a comprendere, sia pure con dispiacere,  come delle amicizie possano finire di fronte alla scoperta della  adesione fideistica a certe posizioni.. Certo a volte l'affetto può fare da prezioso argine e l'amicizia sopravvivere salvaguardata dal patto di non confrontarsi MAI su determinate questioni, ma non sempre è facile. Perché qui non si tratta solamente di idee diverse, ma del MODO in cui si ritiene di poter far valere la propria idea. E c'è un limite a tutto.
L'articolo che segue, trovato su FB, lo riporto solo come esempio UNA TANTUM della faziosità del personaggio : 

"L’altra sera, all’ingresso del mio spettacolo a Carpi, alcuni giovani del Pdl (si fanno chiamare Giovane Italia, per la gioia – immagino – di Giuseppe Mazzini) distribuivano un volantino intitolato“Una carriera travagliata”, con la mia foto segnaletica e il riassunto, un po’ fantasioso un po’ vero, delle cause civili che ho perso in tribunale. Ebbene sì, lo confesso: dopo 28 anni di carriera, 15-20 mila articoli, 150 trasmissioni tv, 2 mila conferenze e 30 libri, ho perso alcune cause civili. 
La prima fu con Previti: avevo scritto che era indagato, e lo era due volte, ma l’avvocato dell’Indipendente (giornale nel frattempo fallito), smise di difendermi e non portò le carte al giudice, così fui condannato in primo grado a pagare 70 milioni di lire al noto gentiluomo, nel frattempo condannato per corruzione giudiziaria. Nessun “garantista” di destra insorse contro la barbarie di far pagare un soccombente dopo il primo grado, prima dell’appello e della Cassazione. Chiesi la sospensione dell’immediata esecutorietà della sentenza, ma il Tribunale di Roma rispose picche. E Previti, siccome non avevo i 70 milioni sull’unghia, mi pignorò un quinto dello stipendio.

Un’altra volta, in un libro, Gomez e io incappammo in un caso di omonimia, attribuendo al deputato forzista Giuseppe Fallica una condanna che invece riguardava un altro Giuseppe Fallica, funzionario di Publitalia: Fallica ci fece causa e giustamente la vinse. Un’altra la persi col giudiceVerde: l’avevo definito “più volte condannato” per via di una condanna in primo grado e una in appello, ma il giudice interpretò la frase nel senso di due condanne definitive. Due volte persi controConfalonieri: la prima per aver scritto che doveva vergognarsi di accusare la sinistra di voler espropriare la Fininvest (figuriamoci), ma la mia espressione fu giudicata troppo violenta; la seconda per aver scritto che era coimputato con B. al processo Mediaset, ma la mia frase fu ritenuta insufficiente a far capire che era accusato di reati diversi da quelli di B. L’anno scorso ho dovuto risarcire Schifani con 16 mila euro per aver detto in tv, scherzando, che il suo successore potrebbe essere una muffa o un lombrico. Purtroppo il giudice non capì la battuta. Pazienza.

Giuste o sbagliate che siano, ho rispettato le sentenze ( ma se ti hanno pignorato ?!?! ) senza strillare alle toghe azzurre e, come si fa in questi casi, ho pagato i risarcimenti dopo il primo grado e poi li ho appellati. Mai, dico mai, ho sentito qualcuno del Pdl sostenere la necessità di una legge che blocchi i risarcimenti civili fino a condanna definitiva. Almeno fino a sabato, quando B. & C. sono stati condannati a risarcire De Benedetti con 560 milioni, non per un articolo o una battuta, ma per avergli fregato la Mondadori corrompendo un giudice e comprandosi una sentenza.

Questi sporcaccioni, quando devono incassare, lo fanno subito; quando invece devono pagare, non lo fanno mai. E pretendono di avere il diritto dalla loro parte. E, visto che la legge non collima coi loro sporchi interessi, vogliono cambiarla. Ora, non contenti di aver ottenuto ciò che noi privati cittadini (e molti di noi giornalisti) ci vediamo regolarmente negare – la sospensione della provvisoria esecutorietà delle sentenze di primo grado – non vogliono pagare nemmeno dopo aver perso in appello.

La causa Fallica è istruttiva: in primo grado Gomez e io veniamo condannati a versare al deputato circa 55 mila euro e li versiamo tutti, uno sull’altro. Nel 2009 l’appello riduce l’importo a 15 mila (QUINDI condanna confermata) Ergo l’on. Fallica deve restituirci 40 mila euro. Da due anni attendiamo che lo faccia, ma l’“onorevole” s’è volatilizzato: né lui né i suoi legali rispondono ai solleciti. Ecco: in attesa di varare il nuovo Frodo Mondadori, incentrato sul principio che non si paga più nemmeno dopo l’appello, non è che B., Ghedini e tutta la corte han voglia di acciuffare questo gentiluomo e rammentargli di saldare quel debituccio? Sentiti ringraziamenti.

MARCO TRAVAGLIO Il Fatto Quotidiano, 12 luglio 2011 

Personalmente ho riso al tentativo maldestro e infatti finito male, di Berlusconi di crearsi al volo una norma per non pagare i 560 milioni a seguito della sentenza d'appello nella questione Mondadori e l'ho scritto.
Ma paragonare decine di migliaia di euro a 560 milioni ...ci vuole tutto il delirio di egotismo sfrenato  di Travaglio per tentare una simile comparazione.
Allora ricordiamo all'impreciso ( e infatti le diverse condanne stanno li a dimostrarlo) Travaglio - e ai suoi fan - che fino a qualche lustro fa la NON esecutorietà delle sentenze non definitive era la Regola ANCHE in materia civile (come lo è rimasta in campo penale) e la provvisoria esecutorietà l'Eccezione .
Dopodiché, NON per scelta di civiltà, ma per PRATICITA' , legata al tentativo di scoraggiare gli appelli volti solo a prendere tempo e comunque ad addossare alla parte intanto soccombente l'onere della durata dei processi (infinita). si scelse di rovesciare il principio.Scelte del legislatore. Legittime. Comparazioni di diversi , LEGITTIMI, interessi, parimenti degni di tutela, con decisione ala fine a favore dell'uno o dell'altro.Quindi, detto che Berlusconi sembra il ladro di polli di Manzoniana memoria, (l'ho sottolineato, per i non vedenti...),  che il legislatore decida che in alcuni precisa casi la sospensione dell'esecutorietà non sia più una FACOLTA' (perché comunque è prevista) del giudice ma una previsione di legge, non è uno SCANDALO in sé.  In alcuni casi  per persone e aziende una sentenza ingiusta e poi corretta in secondo o terzo grado può significare il fallimento.
Certo, i giudici possono valutare e sospendere (io l'ho ottenuta in diversi casi, Travaglio vuole il mio indirizzo? magari aveva cattivi avvocati...). Ma se il legislatore ritiene di poter individuare dei casi precisi in cui si DEVE farlo, qual'è il problema ? E' forse incostituzionale ?
No non lo è. 
Travaglio è una persona di buona capacità e intelligenza, toccata da una immensa e immeritata  fortuna.
Sarebbe stato un giornalista come tanti, probabilmente ai più sconosciuto, se non fosse arrivato Berlusconi e lui per primo avesse avuto l'intuizione geniale di diventarne il Tribuno della plebe ostile.   Sono sicuro che nel segreto dell'urna lo vota, tanto è il terrore che il benemerito nemico possa non esserci più,  e poter così continuare a recitare la parte che gli viene tanto bene e così copiosamente lo ha arricchito. 

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