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sabato 23 luglio 2011

LIBERALE NON VUOL DIRE LIBERISTA



Dicono che FB faccia solo perdere tempo. Intanto bisognerebbe stabilire come questo tempo potrebbe essere meglio utilizzato dal soggetto interessato, e poi ognuno sa le cose sue !
In realtà come ogni strumento, è l'uso che se ne fa a fare la differenza.
Personalmente per esempio a me dà spesso delle utili conferme. Di recente, che io non sono ne sarò mai un liberista PURO, uno di quelli che ritiene che il "mercato" sia il governatore invisibile delle cose umane e basterebbe lasciarlo completamente libero perché alla fine tutto troverebbe un naturale e quindi per questo "giusto" equilibrio.
E' un pensiero legittimo, ci sono studiosi seri non solo di economia ma anche di filosofia e politica che hanno spiegato in modo profondo e compiuto questa tesi.
Il "nemico" del mercato, e dei suoi effetti benefici, è lo STATO, che si frappone e dirige dall'alto con la scusa di ridistribuire risorse, aiutare i deboli, umanizzare un fenomeno che di per sé si rivelerebbe spietato.
A me francamente e mediocremente (ma nel senso della mediocritas aristotelica) è sempre venuto di pensare che un buon compromesso tra questi due estremi fosse possibile e andasse ricercato. Ovviamente questo pensiero non è mio ma della maggioranza degli individui.
Sconfitto il comunismo, che si è rivelato con le sue idee di abolizione della economia privata e l' utopia dell' "egualitarismo" finale, una dottrina fallimentare, le forme realizzate di capitalismo sono le più varie.
Quella liberista pura NON c'è.
Semplicemente non c'è, in nessun paese che io conosca e aspetto smentite.
Prendiamo il paese capitalista per eccellenza, gli Stati Uniti. Ispiratore di Tocqueville, di Adam Smith e poi via via altri importanti pensatori , la percentuale di liberisti puri tra i cittadini  è molto ridotta.
Negli USA vota da tempo poco più del 50% degli aventi diritto. Sostanzialmente questo 50% di votanti è equamente diviso tra democratici e repubblicani , che quindi rappresentano un quarto dell'elettorato potenziale americano. ALL'INTERNO di questo quarto c'è la rappresentanza del nuovo gruppo denominato TEA PARTY , che ispirandosi alla famosa protesta contro l'aumento delle tasse del tè voluta dalla madre patria, l'Inghilterra, avrebbe costituito la fiamma da cui poi scaturì l'incendio della guerra d'indipendenza americana. Un movimento quindi considerato, per il suo purismo liberista e antistatale , rappresentativo della destra più conservatrice e ortodossa.
Vogliamo dire che il TEA PARTY oggi rappresenti la metà degli elettori repubblicani americani ? Secondo me no, ma ipotizziamolo. Alla fine della fiera avremmo, nel paese campione del capitalismo moderno, un 10/15 % di americani che si professano liberisti duri e puri. Non sono tanti.
Immaginatevi in Italia, paese di storia molto ma molto diversa, dove manco lo spirito luteranista ha attecchito grazie alla controriforma, e dove cattolici e socialisti hanno avuto spesso un elemento di collante comune : l'anticapitalismo.
Per questo a noi liberali ( ancorché non liberisti, non "puri" quantomeno) c'era sembrata una bella favola quella del "partito liberale di massa" del 1994.
In Italia già un partito che ipotizzi uno stato che si occupa di servizi essenziali ( Difesa, Sicurezza, Giustizia, Sanità, Istruzione e  STOP) , NON di economia, che privilegi il merito, che sburocratizzi , che dimagrisca se stesso dandosi un ruolo di controllo e non di giocatore , mi sembra  (è) una chimera.
Figuriamoci un partito che invece punti alla sostanziale eliminazione dello stato, lasciandogli che so, difesa e polizia ? forse nemmeno quelli, convinto che il mercato consentirà la nascita del resto : ospedali, scuole, tribunali ...costruiti da privati con donazioni private...
Sicuramente descrivo male, e chiedo venia . Non voglio banalizzare, è che siccome non riesco a immaginarmelo uno stato siffatto non riesco nemmeno a descriverlo.
Quello che so è che NON c'è. Nella storia non c'è. Perché da sempre i paesi sono stati governati da uomini che hanno indirizzato , con mano più o meno sapiente e più o meno leggera, la vita della collettività.
Proprio perché non siamo tutti uguali, e non tutti ugualmente capaci. le società formano una classe DIRIGENTE, che ha un compito di guida e di controllo.
Poi ovviamente ci si divide tra chi pensa che questo ruolo debba essere limitato al minimo necessario, privilegiano quanto più si può la libertà individuale, e chi la pensa al contrario.
Mi sono sempre considerato appartenente alla prima schiera, ma ho capito, grazie a FB e al confronto con le persone del TEA Party Italiano,  che sono e resto una persona di cultura europea, e il mio modello resta una società ordinata, con spazi di libertà ampi, specie in economia, ma anche con una politica sociale affidata ad una buona classe dirigente. IO ci credo ai "migliori", e credo possono venire da una formazione severa e selettiva.
In conclusione, resto liberale , un liberalismo fatto di merito, di libertà individuale ampia, di rispetto per la proprietà privata, di uno stato "magro", con minore spesa pubblica e quindi minore tesse. Ma non sono un "antistato" (di quello italiano si, ma non vale !) , non sono un liberista, un "mercatista" puro.
Lo sapevo, ora lo so di più.

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