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domenica 31 luglio 2011

I GUAI AMERICANI

RONALD REAGAN
Seguendo la vicenda del possibile "dafault" americano mi ha colpito una apparente contraddizione : il Presidente che avrebbe fatto letteralmente lievitare il debito pubblico statunitense è stato il più amato dai repubblicani e dai conservatori europei : Ronald Reagan . Insieme alla Thatcher, che lo aveva preceduto di poco alla guida della Gran Bretagna, furono le figure poltiche che segnarono l'inversione di rotta del vento che dalla fine degli anni 60 e per tutti i 70 aveva soffiato vigoroso nell'Occidente facendo pensare che la sinistra, in forme certo non sovietiche, dovesse trionfare nel mondo civile. Così non fu, e ad un ex attore Hollywodiano (anche piuttosto mediocre) fu pure intestata la nuova filosofia capitalistica : la "Reaganeconomics", con mentore il monetarista Milton Friedman.
Ebbene , come scrivevo all'inizio, il nuovo alfiere del capitalismo fu quello che in 8 anni di presidenza portò il debito statale dal 32% rispetto al PIL al 53%, alzando il tetto legale del deficit (quello che chiede di poter fare oggi Obama) ben 18 volte !.
Il suo successore (negli USA i presidenti non possono essere eletti più di due volte, e credo che questo limite di mandato sia qualcosa da prendere in considerazione da noi per evitare fenomeni vagamente feudali, nel migliore dei casi...) , George Bush Senior, anch'egli repubblicano, fece salire ancora il deficit portandolo al 66%.
A ridurre parzialmente il debito fu un presidente democratico, Clinton che forse ha dimostrato che ben più della morale (bé Bill era un altro bello incontinente sessualmente parlando !) in politica conta la capacità (fatta anche di scelta dei collaboratori giusti) e la fortuna , perché anche quella ci vuole. A Clinton infatti toccarono gli anni 90, che per gli USA furono floridi, senza guerre troppo onerose (intervenne in Bosnia ma per rimediare alla vigliaccheria europea) , economia e borsa in crescita.
Comunque, restando ai numeri, con Clinton il deficit si abbassò, tornando quasi ai livelli reaganiani, poco di più  (56%). Ci penserà Bush Junior, ancora un repubblicano , a farli esplodere ai livelli attuali, l'82%, e Obama ha bisogno di sforare ulteriormente se no "non paga gli stipendi".
Come mai non viene rispettata la vulgata popolare ? Quella per la quale è la destra a produrre ricchezza (con rigore sulla spesa pubblica e crescita economica) e la "sinistra" , in USA i liberal democratici, a "ridistribuirla" attraverso le tasse e il deficit  per il sostegno di politiche sociali "egualitarie" e di sostegno dei più deboli ?.
In realtà la risposta per gli USA c'è ed è nella politica estera di grande potenza e gendarme del mondo. Reagan vinse la guerra fredda , pagando bei conti alla difesa e a progetti ambiziosi come quello dello "scudo stellare", a Bush Senior toccò Desert Storm, la prima guerra contro Saddam per liberare il Kuwait invaso, a Bush Junior l'11 settembre e quindi Afghanistan e ancora l'Iraq stavolta con l'abbattimento del dittatore e i costi ben più gravi di una presenza sul territorio (il padre aveva preferito non impantanarsi, limitandosi alla sconfitta di Saddam e la liberazione dei preziosi pozzi kuwaitiani). Se a questo aggiungiamo che gli USA stampano moneta con disinvoltura e Reagan pretese di sostenere la sua onerosa politica di sfida all'URSS senza farla pagare al suo elettorato ( tagliò le tasse, come aveva promesso !), eccolo li che i conti non tornano ma la spiegazione c'è.
Adesso negli USA tira una brutta aria. Il mondo è cambiato, l'autorevolezza non è più quella di un tempo, gli Stati Uniti si sono svenati nella guerra contro il terrorismo,con risultati che è difficile valutare...certo sia l'Iraq che l'Afghanistan sono tutt'altro che pacificati (almeno Reagan la soddisfazione di vedere sparire l'URSS l'ha avuta). L'informazione è cambiata, tramite la rete le informazioni giungono alla gente molto meno filtrate, ragionate, con maggiori difficoltà di controllare il dissenso. Il debito ora fa paura. Prima era visto come un malanno passeggero, qualcosa a cui ricorrere in periodi di economia in difficoltà in attesa dell'immancabile ripartenza che avrebbe rimesso a posto i conti. Il gioco è però sfuggito di mano e anche la forza economica americana è di parecchio diminuita, a vantaggio di forze nuove, Cina in testa. E allora ci si rende conto che il deficit è aumentato troppo e la crescita, quando c'è, è troppo debole per ridimensionarlo. Quindi bisogna tagliare e farlo stavolta in modo DOLOROSO.
Lo si vorrebbe evitare, o quantomeno edulcorare. E invece ci sono quelli del TEA PARTY che pensano che l'occasione sia buona per far rinsavire un modo di fare economia - e politica - del tutto insano. Troppo pochi produttori di ricchezza e troppi quelli che percepiscono un reddito alla cui formazione non partecipano.
Ora, saranno anche duri e intransigenti. Forse staranno anche tirando troppo la corda.
Ma come dare loro torto sulle ragioni di fondo ?.
Anche negli USA, la patria del capitalismo moderno, lo Stato è diventato elefantiaco, il debito enorme e oltretutto in gran parte di mani non americane, il che qualcosa significa in politica estera.
BARAK OBAMA
Insomma il 2 agosto non sarà l'armageddon ma la rotta va cambiata. E nel 2012 è improbabile che a governarla sarà ancora Obama che in 4 anni è riuscito a scontentare tutti, e principalmente i SUOI.
La suggestione del nuovo Kennedy in America è sempre forte, ma stavolta il "nostro" in promesse impossibili ha veramente esagerato. E gli americani sono più severi di noi italiani, chi non mantiene da loro in genere PAGA.

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