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mercoledì 6 luglio 2011

PROFESSIONE FORENSE E LA NOVITA' DELLA MEDIAZIONE CIVILE

Questo post lo leggeranno in pochi e li capisco. Però i problemi della Giustizia sono anche collegati al cattivo stato del settore forense, come del resto alcuni notisti del Corriere della Sera hanno diverse volte sottolineato indicando tra i mali gravi il NUMERO degli avvocati esercitanti : circa 200.000, e a Roma 60.000. In Francia, in TUTTA la Francia, sono meno di 50.000.  Questo esercito di toghe si deve sfamare e come fa ? Cercando di alimentare il numero delle cause. E quindi la tracimazione di processi ha anche questa concausa.
Mi sembra plausibile, purché appunto la si ponga come uno degli elementi tra gli altri (e a nostro avviso non tra i principali).
Questo dato peraltro, incontestabile, stride con la volontà di aprire ancora di più gli ingressi alla professione per "favorire la concorrenza a vantaggio degli utenti". Ora, a prescindere dalle questioni se sia giusto che esistano o meno  gli Albi per cercare di disciplinare un ordine professionale,  la sua deontologia, l'esame di ammissione, l'aggiornamento e cose di questo genere sulle quali non mi addentro,  vorrei chiedere a Sergio Rizzo del Corriere (evidentemente non in linea coi suoi colleghi, ma questo succede spesso al quotidiano di via Solferino ed è in fondo un pregio) : 200.000 avvocati gli sembrano pochi ? E se questo numero è concausa dell'inflazione della miriade di processi che ingolfano le cancellerie, cosa accadrà eliminando ogni argine di entrata ?
Oggi partecipavo ad un seminario di studi e tra gli argomenti trattati dal relatore, Dott. Marco Rossetti, Consigliere di Cassazione, valente e fine  giurista ancorché bravo e pignolissimo magistrato ("giudice carogna" ironicamente si autodefinisce...), anche la Mediazione civile. E' una delle novità introdotte da marzo 2011 dall'ancora Ministro della Giustizia Alfano proprio per diminuire il contenzioso nei tribunali.
Ora pare che l'idea del neo segretario del PDL non sia  così originale e già il buon Vittorio Emanuele II chiedeva lumi in ordine allo strumento della conciliazione a Pasquale  Mancini, giurista e curatore del primo  Codice Civile d'Italia emanato nel 1865. Ebbene , già qualcosa più di 150 anni fa al re venne risposto che di questo strumento, sicuramente utile, era però meglio non abusarne e soprattutto non "forzarlo" , col  rischio di renderlo una vana formalità.
Chi scrive non è contrario concettualmente alla mediazione e ad uno strumento di conciliazione che renda più veloce dirimere le controversie e decollassare i Tribunali. Il valente relatore sopra citato è invece pessimista : per lui tra due anni la Mediazione avrà prodotto dilatazione di tempi e di costi non risolvendo il problema del gigantesco contenzioso.
Vedremo. E' un fatto che l'innovazione non ha esordito in modo fausto ma è presto per fare anche primi sommari bilanci. Però una contraddizione è impossibile non rilevarla. Lo strumento del tentativo di conciliazione obbligatorio come condizione di procedibilità per accedere alla via giudiziaria era già presente nel cosiddetto rito del lavoro : lavoratori e aziende dovevano , prima di rivolgersi al Giudice , tentare di trovare un accordo avanti all'Ufficio Provinciale del lavoro.  Personalmente ne ho conciliate tante li, ma non grazie alla mediazione degli uffici, ma perché le transazioni si facevano tra le parti e poi si formalizzavano presso l'organo pubblico per renderle inoppugnabili. E i Tribunali del Lavoro, nonostante questa imposizione procedurale, scoppiavano (scoppiano)  anch'essi.
Ma a parte questi rilievi, la contraddizione è un'altra : alla vigilia dell'ingresso della Mediazione Civile obbligatoria, nel novembre 2010 il tentativo obbligatorio di conciliazione per i processi del lavoro è stato abrogato...
Ma si può ?

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