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venerdì 4 novembre 2011

NAPOLITANO SCOPRE CHE SUL "SUO" PARTITO NON PUO' CONTARE

Chissà come deve esserci rimasto male il Presidente Napolitano nello scoprire che sui suoi ex "compagni" non può contare. A me Napolitano sta simpatico. La gente gli rimprovera le posizioni filo sovietiche ai tempi dei carri armati in Ungheria. Errori di gioventù (1956). Anche Bocca e Scalfari erano giovani e convinti fascisti nella loro primissima giovinezza. Per non parlare dell'attuale presidente della Camera. Insomma sbagliare si può tutti.
Quando giovare ero io, Napolitano era il capo dei "miglioristi" del PCI , l'ala filo occidentale, moderata, la più convinta nell'appoggiare Berlinguer nella lenta marcia di allontanamento dalla casa madre russa. Ovviamente era assolutamente una voce minoritaria nel partito rosso però rispettata. In fondo la storia, nell'ambito di quel partito, avrebbe dato ragione a lui.
Per questo, non mi sono dispiaciuto quando è stato eletto Presidente della Repubblica. Uomo signorile, di altri tempi, e come spesso accade a quelli della sua generazione, con un diverso senso dello Stato.
E se è di parte, come NON dovrebbe, certo non arriva ai livelli scandalosi di Oscar Luigi Scalfaro, credo l'unico , speriamo che tale primato gli resti, presidente veramente INDEGNO della storia repubblicana.
Francamente, per un uomo che ha fatto politica attiva nel PCI per tutta la sua vita, mi sembra che Napolitano contenga in limiti più che dignitosi le sue credo inevitabili simpatie. Certo polemiche ce ne sono state ma a mio avviso niente di clamoroso. Si può discutere, e Davide Giacalone dalle colonne di Libero lo ha fatto spesso, che il Presidente della Repubblica tracimi  dalle competenze "Notarili" e di "garanzia" che la Costituzione, che fa da legge fondante di una Repubblica PARLAMENTARE e NON Presidenziale, gli attribuisce. Ma questa è una moda che non ha certo introdotto Napolitano, che semmai la continua, in termini a volte irritanti forse ma per lo più non eccessivi (forse per la Libia ha esagerato ? ).
Tornando all'attualità, è noto che il Presidente è preoccupatissimo della crisi italiana, auspica da tempo che si formi un governo con una maggioranza ampia,  forte, che riesca a prendere le decisioni che in teoria tutti dicono irrimandabili. Finora il suo auspicio è stato frustrato non solo dalle magie parlamentari che, ad oggi,  ( ma sembra che i conigli nel cilindro siano finiti ) Berlusconi è riuscito a tirare fuori in più occasioni, andando sotto in parlamento tante volte e MAI quando è stato in ballo il voto di fiducia, ma anche dalla mancanza di alternativa. 
Se Berlusconi si facesse finalmente da parte, o se, come ormai sembra prossimo, cade, c'è un governo alternativo in Parlamento?
Mettiamo conto che si accetti il ribaltone, cioè una maggioranza nuova che estrometta del tutto le forze che il voto del 2008 ha mandato al governo. Sospendiamo il giudizio sulla DEMOCRATICITA' di uno scenario del genere ( non sono pochi, anche tra i non Berlusconiani, Luca Ricolfi, Antonio Polito,  tra questi, a giudicare indecente un rovesciamento di 180 gradi del voto elettorale).
UDC, PD, IDV API, FLI e magari una costola di "nuovi responsabili" (prezzolati e traditori quando acquistati dal Berlusca, apprezzati e patrioti in questo caso.....ma saranno dei Giuda da trenta denari SEMPRE???).  superano quota 316 alla Camera (e 115 al Senato).
POI?
Non è una domanda retorica. E' proprio quella che nel suo giro di perlustrazione informale (molto ma molto informale...ma in tempi di emergenza, chiudiamo un occhio ) il Presidente Napolitano ha fatto cercando di capire  se c'è una nuova maggioranza IN GRADO di fare quello che l'Europa ci chiede.
E la risposta è stata NO, e chi questo no glielo ha detto chiaro e tondo è stato proprio Bersani per il PD.
Non è del resto una novità. Come ricorda Antonio Polito nel suo articolo sul Corriere della Sera, il partito democratico non ha più i tratti europeisti e rigorosi del primo governo Prodi. Ormai nel suo interno l'anima radicale si agita inquieta, i componenti centristi ridotti ad una riserva indiana. Fassina, il leader dei giovani turchi (corrente giovane filo segreteria ma anche molto filo CGIL) nonché responsabile economico (!!!) del partito, ha detto che la famosa lettera della BCE può tranquillamente essere respinta al mittente. Bé sempre meglio di Di Pietro che l'ha definita "macelleria sociale".
A sua volta il PDL e la Lega non hanno mostrato interesse per questo governo di salvezza nazionale. Disposti certo ad allargarsi all'UDC ma non alle condizioni di Casini.
Non restano che le elezioni caro Presidente, e vediamo se è vero che basta indire quelle perché i mercati ci lascino in pace come la vulgata di moda dice sia accaduto per la Spagna.
E si consoli, la Storia è piena di delusioni che vengono dalla propria "famiglia"

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