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giovedì 8 dicembre 2011

BOCCIATI GLI INSEGNANTI DELLA SCUOLA MEDIA: LICENZIARLI?

Siamo molto presi, comprensibilmente, dalle conseguenze della manovra Monti. Le polemiche salgono costantemente, lo spread torna a salire...insomma l'impressione, sempre più diffusa, che stiamo curando la malattia, che c'è, non è inventata, nel modo non corretto. Succede quando il  male è inedito e i dottori incapaci.
Intanto però la vita continua, gli italiani continuano a separarsi e a divorziare (ogni 1000 matrimoni nel 2010 si registravano 300 fallimenti tra separazioni e divorzi, quasi il 30%, non male ...), e le scuole a non andare bene.
In particolare si conferma che tra i nostri istituti scolastici quelli maggiormente carenti sono le SCUOLE MEDIE.
E non iniziate subito a dare la colpa a Berlusconi, ai tagli e alle solite cose...
Il problema è anche di mezzi, ma soprattutto UMANO. E sta nella vetustà e MEDIOCRITA' della classe insegnante della scuola media.
Non lo dico io, che pure lo penso. Non lo dice Paola Mastrocola, che pure ha scritto un bellissimo libro sulla scuola, "TOGLIAMO IL DISTURBO" (veramente ne ha scritti diversi, io ho letto questo e lo farei leggere obbligatoriamente a tutti i genitori della penisola, tanto sono predisposti agli obblighi, uno più uno meno...), dove si occupa, tra l'altro della disastrosa condizione degli studenti che arrivano alla scuola superiore senza BASI.
LO dice il rapporto della Fondazione Agnelli che appunto si è occupata del problema.

"Il Rapporto mette in luce come sia proprio alle scuole medie che esplodono in modo drammatico i divari di apprendimento determinati dall’origine socio-culturale degli studenti, che invece le scuole elementari riescono a contenere con successo. La probabilità di essere in ritardo alla fine delle medie da parte di uno studente figlio di genitori con licenza media è quattro volte superiore a quella del compagno figlio di genitori laureati, quella di uno studente straniero nato all’estero e scolarizzato in Italia è addirittura venti volte superiore a quella di un italiano. I divari sociali di apprendimento che nascono alle medie rischiano di compromettere il percorso scolastico, specialmente degli studenti di origine più svantaggiata. Questi divari e ritardi diventano, infatti, irrecuperabili alle superiori, generando la grave piaga dell’abbandono, mettendo a rischio il futuro di troppi ragazzi e, in definitiva, privando il Paese di risorse umane preziose in una fase storica così difficile e incerta.
Il Rapporto rivela, inoltre, che gli insegnanti della scuola media sono i più anziani (età media, oltre 52 anni, con moltissimi concentrati nella fascia intorno ai 58 anni) e i meno soddisfatti della loro preparazione complessiva, oltre a essere coinvolti nel più vorticoso turnover di cattedre di tutta la scuola italiana: 35 docenti di scuola media su 100 non insegnano l’anno dopo nella stessa scuola, con le prevedibili conseguenze negative per la continuità didattica dei loro allievi.
Occorre affrontare presto e con energia questa profonda crisi della scuola media, che da molti anni ha smarrito la propria identità e il senso della sua missione (non riuscendo a essere efficace, ma nemmeno equa). Occorre ridarle una missione chiara (essere più efficace, innanzitutto perché più equa) aggiornando le sua offerta pedagogica e didattica, attraverso (1) un forte orientamento alla personalizzazione dell’insegnamento da realizzarsi attraverso un’estensione del tempo scuola con una vera “scuola del pomeriggio”; (2) maggiore attenzione alla progettazione comune degli insegnanti; (3) un arricchimento della “cassetta degli attrezzi” dei docenti che permetta loro soluzioni didattiche che integrino o sostituiscano la lezione frontale (ad es. il cooperative learning); (4) una valorizzazione pedagogica del modello dell’istituto comprensivo (e del curricolo verticale), diffusosi e oggi generalizzato quasi esclusivamente per ragioni di contenimento dei costi, ma di cui le ricerche della Fondazione indicano una evidente superiorità dal punto di vista degli apprendimenti; (5) una seria riflessione nazionale sul tema dell’essenzializzazione delle materie. Perseguendo queste priorità, sarà possibile rendere la scuola secondaria di primo grado più adatta alle esigenze di allievi preadolescenti, nel pieno di una delicata transizione dal punto di vista cognitivo, psicologico e relazionale.
Una scuola media rinnovata, più efficace e insieme più equa, deve essere uno degli obiettivi di politica scolastica fondamentali nel prossimo futuro, a cui dedicare attenzione e investimenti. La prima condizione per realizzarlo è approfittare della finestra di opportunità offerta dal prossimo pensionamento di decine di migliaia di insegnanti delle medie per realizzare un serio e profondo rinnovamento del corpo docente, attraverso soluzioni di reclutamento (chiamata diretta o concorso) orientate in modo specifico alla secondaria di primo grado, che permettano di verificarne l’effettiva preparazione sul piano disciplinare come su quello pedagogico-didattico, quest’ultimo in particolare oggi assai carente ".

Come avrete letto, il dito non viene tanto puntato sulla carenze strutturali, ma di organizzazione, rinnovamento dei metodi e QUINDI di aggiornamento degli insegnanti.
Angelo Panebianco, commentando la notizia sul settimanale SETTE del Corsera, fantasticava di poter suddividere gli istituti scolastici in tre categorie: A (buono) B (mediocre) C (pessimo). La fascia C andrebbe eliminata. Semplicemente. Licenziamento di preside e docenti. Roba che nemmeno nei sogni più fantastici....
La fascia B avrebbe un paio d'anni per migliorarsi o fare la fine della fasci C. La fascia A godrebbe dei risparmi dovuti alla chiusura della terza , con aumenti degli stipendi della classe docente più preparata. 
Angelo Panebianco doveva avere appena finito di guardare un film di Frank Capra quando ha scritto questo articolo...
Ha provato anche a spiegare la ratio del suo pensiero: la scuola, come ogni altro servizio, dovrebbe preoccuparsi dell'EFFICIENZA dello stesso, e NON di assicurare stipendi al numero più ampio possibile di addetti,  a prescindere da qualunque valutazione sul rendimento. 
"La scuola italiana è decaduta ed è troppo facile accollare tutta la responsabilità ai politici ( i quali, alla fine, rispondono alle richieste degli elettori) . La responsabilità è prima di tutto e soprattutto dei cittadini, e della loro accertata indisponibilità a pretendere scuole di qualità per i giovani. ...è falsa la contrapposizione fra una società politica ricettacolo di ogni vizio e una società civile tendenzialmente virtuosa"
Io non credo Prof. Panebianco che lei sarà molto popolare tra i docenti e i genitori italiani dopo questo articolo, né la conforterà che alcuni, come me, la pensano esattamente come LEI.
Chi glielo fa fare? 

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