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lunedì 19 dicembre 2011

I FINTI POVERI CHE TI FREGANO IL POSTO, E ANCHE IL CAMBIAMENTO

Scritto male l'articolo di Repubblica che di seguito riporto ma dei dati che sono riportati costituiscono un problema vero. E cioè l'esistenza in Italia di troppi FURBI. Attenzione! Non sto parlando della solita solfa dell'evasione fiscale, con la quale i governanti si riempiono la bocca per distogliere l'attenzione dal vero problema storico e sociale che si pone OGGI nel mondo occidentale : il fallimento dell'idea che uno sviluppo eterno rendesse difendibile un sistema socio economico basato sul DEBITO. Sto parlando di quella massa di persone, che se ne strafregano delle lotte liberali per la diminuzione dell'oppressione fiscale, per uno snellimento dello Stato, la correzione di un welfare che così com'è non è più sostenibile ( in realtà non lo è stato mai ma tant'è) , la realizzazione di una società meno comoda ma più realistica e anche giust A queste persone stanno benissimo le cose come stanno, perché nell'inefficienza, negli sprechi, loro si muovono benissimo perché trovano il modo non solo di pagare gli oneri (leggi TASSE) ma anzi di fruire delle opportunità che comunque un sistema siffatto comunque procura . Sto parlando di coloro che dichiarano redditi zero o bassissimi per entrare negli asili nido pubblici, per non pagare la mensa, per essere esentati dai ticket sanitari.... Sul Corriere della Sera di ieri c'era un articolo dove la Sarzanini (una che è meglio non avere tra i propri amici forcaiola com'è) riportava numeri "brutti". Su circa 14.000 famiglie controllate (come, perché, in base a che criteri? non si sa), 4.000 avrebbero (il condizionale lo uso io, la giornalista ha solo CERTEZZE ) illecitamente dichiarato di essere sotto la soglia minima fissata dalla legge. Praticamente una su tre. Oggi questo di Repubblica, con 15 milioni di persone che risulterebbero privi di qualsiasi attività finanziaria secondo le loro dichiarazioni. Parliamo di un italiano su quattro! Mentre l'ABI, l'Associazione delle Banche, dichiara invece che il 90% delle famiglie ha un conto corrente... Ora io da tempo cerco disperatamente che questi numeri, sparati così, trovino opportune verifiche. Agli istituti di sondaggi è stato imposto di indicare i criteri adottati per la ricerca. Così dovrebbe essere fatto con TUTTI coloro che usano i numeri per avallare le loro tesi. Senza contare che anche i dati numerici, ad utilizzarli per bene, strizzandoli dalla propria parte, sono come certi pentiti: confessano qualsiasi cosa. E nemmeno mi piace lo stato di polizia tributaria che si sta delineando, che pure tanto compiace Befera, tutto contento dei nuovi giocattoli (strumenti, li chiama lui) che i governi gli stanno mettendo in mano. Ma ribadito questo, i FURBI ci sono eccome. Non sono né liberali né socialisti, anche se a volte qualcuno di loro si mimetizza tra le due compagini. In realtà è una genia che è sempre esistita, e che si vuole combattere con una strategia da tempo rivelatasi fallimentare: maggiori controlli, maggiore repressione.... Ma provare a toglierla l'acqua di questo mare? Vasto programma! Meglio dunque ALTRE TASSE, per coprire gli ammanchi, e far credere che la colpa sia di quelli che vogliono - giustamente - che finalmente si paghi meno.
A voi l'articolo in questione

Quindici milioni dichiarano zero 
scatteranno i controlli sui conti
Si prepara il provvedimento che consentirà il travaso periodico delle informazioni dalle banche all'Agenzia delle entrate. Passera: "Il nostro impegno contro l'evasione sarà senza pace, sono soldi rubati". Il Fisco può adesso incrociare le dichiarazioni Isee per accedere ai servizi agevolati con i dati bancari 
ROMA - Un italiano su quattro dichiara zero attività finanziarie. Zero titoli di Stato. Zero obbligazioni. Zero libretti di risparmio. Ma anche zero depositi bancari. Uno zero tondo. Possibile? Possibile che quasi 15 milioni di persone, oltre cinque milioni di famiglie, non abbiano neanche un conto corrente? Secondo la Banca d'Italia, no. Non è possibile. Visto che il 90 per cento delle famiglie italiane ne possiede almeno uno. E vi custodisce quasi 500 miliardi di euro.

Eppure l'80 per cento di quanti usufruiscono di sconti e aiuti su asili nido e università per i figli, assistenza a domicilio per gli anziani o tessere dell'autobus e bollette di luce e gas a prezzi ridotti, non ha nulla, ma proprio nulla da parte, nemmeno pochi spiccioli in banca o alle poste. Anche se è un professionista o un lavoratore dipendente. Un 80 per cento, 15 milioni di italiani, che nel 2010 ha presentato e firmato presso i Caf sparsi sul territorio nazionale la dichiarazione Isee, l'Indicatore della situazione economica equivalente, indispensabile per ottenere quelle agevolazioni. Bisognosi veri o scaltri evasori?

E' proprio da qui, da questa domanda, che parte la prossima offensiva del governo Monti: stanare i disonesti ed estirpare il cancro dell'evasione che sottrae ogni anno allo Stato e alla comunità 120 miliardi di euro. "Il nostro impegno contro l'evasione sarà senza pace", ha confermato ieri il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera. "Si tratta di soldi veramente rubati, da recuperare per investire sulla crescita".

E anche l'Agenzia delle entrate è pronta a scendere in campo. "Prontissima, già nei primi mesi dell'anno nuovo", rivela il direttore Attilio Befera che nelle prossime settimane, assieme al Garante per la Privacy, stenderà il provvedimento necessario a innescare il travaso periodico dei dati dei conti correnti degli italiani dalle banche all'anagrafe tributaria.

Isee potenziato. L'Isee è uno strumento perfetto, da questo punto di vista. L'unico canale esistente in Italia in grado di fotografare allo stesso tempo reddito e patrimonio (mobiliare e immobiliare) del contribuente singolo o della sua famiglia. Una vera autostrada a due corsie. Che infatti il governo ha deciso di percorrere e potenziare. Entro il 31 maggio del 2012 - si legge all'articolo 5 della manovra Salva-Italia appena votata dalla Camera - cambieranno modalità di calcolo e campi di applicazione dell'indicatore, proprio per migliorarne "la capacità selettiva".

Includendo anche le somme esenti da imposizione fiscale (pensioni di invalidità, assegni sociali), valorizzando il patrimonio collocato "sia in Italia che all'estero", modificando le soglie oltre cui dall'1 gennaio 2013 alcune provvidenze non saranno più riconosciute, rafforzando il sistema di controllo con la costituzione di una "banca dati delle prestazioni sociali agevolate" presso l'Inps. Un bacino di raccolta delle informazioni su chi beneficia di cosa, inviate dagli "enti erogatori" (Comuni, Regioni). I risparmi ottenuti smascherando i finti bisognosi, dice il decreto, saranno riassegnati al ministero del Lavoro "per l'attuazione di politiche sociali e assistenziali".

Come funziona. L'Isee esiste dal 1998. Ed è ben noto agli italiani. Nel 2010 il 30,7 per cento dei cittadini, 18,5 milioni di persone (di cui quasi 11 al Sud) hanno autorizzato i Caf a fare i calcoli (ma si può andare anche presso i Comuni e le sedi Inps). L'Isee è un numero. E si ottiene sommando il reddito di tutti i componenti della famiglia (incluse le attività finanziarie) al 20 per cento del patrimonio immobiliare (la prima casa è esclusa fino a 51.646 di valore Ici). Quanto ottenuto si divide per un parametro numerico che cresce al crescere dei componenti e in presenza di figli minori, disabili, monogenitori.

Il risultato è il passepartout per le agevolazioni. "La non congruenza tra bassi redditi ed elevati patrimoni non di rado riflette fenomeni di evasione", scrivono Corrado Pollastri, esperto di fisco e ricercatore dell'Ifel, e Salvatore Tutino, fondatore del Cer (Centro Europa ricerche), in uno studio recente. E questo spiegherebbe il primo posto in Europa assegnato all'Italia, nella graduatoria della Banca d'Italia di qualche giorno fa, in base al rapporto tra ricchezza netta degli italiani e reddito lordo disponibile (8,3 nel 2009).

Italiani molto più ricchi di quanto ammettono. Soprattutto al Fisco. Sempre Bankitalia calcola in 3.600 miliardi il totale delle attività finanziarie possedute dagli italiani nel 2010. Quasi il doppio del debito pubblico. Solo nei depositi bancari ci sono 657 miliardi.

Gli strumenti contro l'evasione. "L'impianto Isee - scrivono ancora Pollastri e Tutino - è reso fragile dall'incapacità di escludere i falsi poveri dall'accesso ai benefici del welfare. E tale limite è in larga parte imputabile alla difficoltà di intercettare il patrimonio mobiliare". Ma con i nuovi strumenti tutto cambia. Già la manovra d'agosto di Tremonti faceva un bel salto in avanti, consentendo all'Agenzia delle entrate di muoversi a prescindere dalle segnalazioni della Guardia di Finanza e chiedere agli istituti di credito "liste selettive" di contribuenti sospetti per incrociare i dati (liste ancora possibili).

La manovra Monti fa di più. "Allarga lo spettro del nostro intervento, lo completa", ammette il direttore dell'Agenzia, Befera. Dal primo gennaio del 2012 (articolo 11 del decreto Salva-Italia) le banche saranno obbligate a "comunicare periodicamente all'anagrafe tributaria" le movimentazioni sui conti, ma anche gli stock (i saldi) e lo storico, se richiesto (le annualità precedenti). Finisce così il segreto bancario. Ma riparte alla grande (o dovrebbe ripartire) la lotta all'evasione. Senza più alibi, né ostacoli. Nei prossimi giorni, l'Agenzia stabilirà i "criteri obiettivi", li definisce Befera, "per la selezione dei soggetti da controllare che presentano anomalie".

Potenziali evasori. Tra questi anche i presunti "furbetti", mimetizzati nei 15 milioni dell'Isee con zero attività finanziarie? Sul punto, Befera non si pronuncia: "Occorrerebbe un'autorizzazione di legge per iniziare da lì". Che potrebbe arrivare. Perché se è vero che tanti onesti cittadini usufruiscono legittimamente, anche gratis, di mense scolastiche, scuolabus, borse di studio, assegni di maternità, tanti altri mentono sapendo di mentire sulla loro situazione patrimoniale. E rendono i sacrifici di questo tempo di crisi insopportabili per tutti.

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