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mercoledì 21 dicembre 2011

IL NATALE DI UNA RAGAZZA ATENIESE: "ODIO IL MIO PAESE"

Il Corriere TV ha mandato in onda un servizio sulla strana crisi di Natale, con code anche di un'ora da Tiffany a Roma per comprare il regalo dela festa. Il reportage è anche divertente - lo trovate in un altro articolo - ma non è indicativo di una tendenza semmai di una altalena. Gli italiani stanno MENO bne, ma, per la maggior parte, non ancora male. E quindi, se anche il Natale viene vissuto in tono minore, acquisti e viaggi in questo periodo hanno sempre la loro impennata ancorché minore rispetto al passato.
NULLA ache vedere con quello che si legge dale cronahe di Atene dove veramente le cose sono drasticamente cambiate. Il Corriere it al riguardo pubblicava due articoli, uno che descriveva la situazione in generale, deprimente, l'altro era un'intrvista ad una giovane ragazza greca, di 26 anni, che descrive il mutamento della sua vita e di quella dei giovani come lei.
Una ragazza che dice di ODIARE il suo paese, dal quale vuole andarene per non tornarci più.
Recrimina sugli errori fatti, sulle false illusioni, sugli inganni di cui la gente è stata vittima ma anche complice.
E alla fine ammonisce noi italiani: attenti che i prossimi potete essere voi...
Leggete voi stessi

«Odio il mio Paese, voglio andare via»

Vanessa, 26 anni, «la colpa è di tutti noi che siamo stati conniventi con un sistema che ci ha portati al default»

ATENE- Dal cappello nero, spuntano lunghi capelli castani. Un filo di trucco intorno agli occhi scuri. Occhi che non sorridono mai, neanche quando scherza. Vanessa, 26 anni è una delle «vittime» della crisi greca. Ma questo termine non le piace. «La responsabilità di questa situazione sono collettive. Noi tutti abbiamo colpe. Noi che abbiamo accettato corruzione per trovare un posto di lavoro. Noi che abbiamo chiuso gli occhi davanti all'evasione costante. Noi che abbiamo usufruito di un sistema che era chiaro ci avrebbe portato a ripiegarci su noi stessi».

  Atene e il Natale della crisi     Atene e il Natale della crisi     Atene e il Natale della crisi     Atene e il Natale della crisi     Atene e il Natale della crisi  
Atene e il Natale della crisi 
«IL NOSTRO FUTURO DISTRUTTO»- Il suo è un lungo curriculum con stage ed esperienze di lavoro all’estero. Una laurea in relazioni internazionali. Per circa un anno ha lavorato in una società di consulenza. Per dodici mesi non è stata pagata, con la promessa che non appena fossero arrivati dei soldi, lei sarebbe stata tra le prime a ricevere uno stipendio. Dopo poco le hanno chiesto di non tornare. Da sei mesi cerca disperatamente una maniera per andarsene. «E non tornare più. Odio il mio Paese. Lo odio per quello che ci ha fatto. Per averci distrutto le speranze di un futuro». Perché se Vanessa ha dovuto rivedere il suo stile di vita, pur venendo da un contesto agiato, intere famiglie sono state spazzate via dall’incertezza economica.
«LA MIA VITA E' CAMBIATA»- E così si è dovuta dimenticare delle serate con le amiche, dei privilegi di una vita senza problemi economici. «Non usciamo più tutte le sere. C'era un tempo in cui potevamo permetterci di andare a mangiare al ristorante. Bere nei locali. Ora non è più possibile». E quando lo fanno «stiamo molto attenti a quanto beviamo, cosa mangiamo». Ma non solo. La sua famiglia viveva nel centro di Atene, ma «a causa della criminalità ci siamo trasferiti nella periferia nord». In molti hanno dovuto fare questa scelta: «Ogni sera venivamo aggrediti da bande. Derubati di portafogli e telefonini». Mentre racconta della sua vita di oggi, rigira le dita delle mani. Un nervosismo che traspare anche dalle smorfie del viso
«STATE ATTENTI POTRESTE ESSERE I PROSSIMI» -In particolare anche quando racconta delle umiliazioni ricevute all'estero. «Frequentavo un corso a Bruxelles e un ragazzo olandese in classe ha cominciato ad umiliarmi: "Sei greca? Devi solo ringraziarmi, l'unico motivo per cui siete ancora nell'euro è perché vi abbiamo prestato dei soldi». C'è rimasta male, ha anche pensato di abbandonare il corso. Ma poi la docente e i compagni l'hanno difesa: «Se ne è andato lui». Ora cerca di scappare, ma «non trovo niente. Non c'è lavoro per noi all'estero». Forse farà un master. Chissà. Il futuro è incerto. «State attenti voi italiani, anche se non sembra la crisi dilaga. E voi potreste essere i prossimi».

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