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giovedì 16 febbraio 2012

PRF, PARTITO RIVOLTA FISCALE. SE ANCHE I MODERATI LO INVOCANO...

Crescono le adesioni all'idea di un movimento - partito anti tasse. E tra gli aderenti non ci sono solo personaggi da tempo schierati su questo fronte, come Oscar Giannino, ma anche liberali moderati come Piero Ostellino e ora anche Angelo Panebianco. Il che la dice lunga sul livello di inaccettabilità cui è arrivata la pressione fiscale nel nostro paese. Più volte al riguardo sul Camerlengo ho citato il bel libro "LA REPUBBLICA DELLE TASSE" di Luca Ricolfi, dove era ben evidenziato, tra l'altro, come sia del tutto impensabile pensare ad una crescita economica nazionale  in un regime di tasse elevate.
Personalmente sono tre le cose in cui a 50 anni credo fermamente come cittadino: la sacralità della libertà individuale, il garantismo in campo giuridico, una tassazione che non superi MAI il 30% di quanto guadagna una persona col suo lavoro. E quindi il Camerlengo ha ospitato e continuerà ad ospitare tutti gli interventi su questi temi.
Buona Lettura

Giorno verrà in cui la crisi economica sarà alle nostre spalle. Giorno verrà in cui, tramite dismissioni del patrimonio dello Stato e altre misure strutturali, riusciremo anche a ridurre il peso del debito pubblico che ci opprime da un trentennio. A quel punto ogni alibi sarà caduto e scopriremo che non ci sono ragioni valide per conservare uno dei più alti livelli di tassazione europea. Quando faremo finalmente questa bella scoperta e scopriremo altresì che gli interessi al mantenimento di un regime di tasse alto sono ramificati e forti, a quel punto, presumibilmente, nascerà un movimento di rivolta fiscale (Berlusconi cavalcò qualcosa del genere nel 1994 ma poi non mantenne le promesse ). Si formerà forse un partito "single issue", interessato cioè ad una sola questione - la drastica riduzione delle tasse appunto - che si presenterà alle elezioni con buone chance di successo. Se gli darà vita gente che sa il fatto suo, un tale movimento politico sarà percepito da tanti come "eversivo" perché attaccherà la filosofia a cui da sempre si ispira la politica fiscale italiana. Secondo tale filosofia, prima si deve stabilire il "fabbisogno" dello stato e poi, in funzione di ciò, si deve determinare il livello del prelievo. Un movimento anti tasse rovescerebbe l'impostazione : proporrebbe di stabilire prima quale sia il livello di tassazione che riteniamo accettabile e poi di tagliare in proporzione la spesa pubblica. Inutile dire che la serietà del movimento si misurerebbe in base alla credibilità, alla realizzabilità, del suo piano di tagli alla spesa.
Un movimento di tal fatta sarebbe accusato, almeno all'inizio, di ogni nefandezza da parte dei difensori dello staus quo. Oltre che eversore, verrebbe definito "immorale", colluso con gli evasori fiscali, nemico del patto sociale su cui si regge la comunità nazionale e chissà che altro. Non sarebbe difficile però per il nostro (ipotetico) movimento anti tasse replicare alla accusa di immoralità. Basterebbe rilanciare la palla nel campo avversario, dichiarando immorale il fatto che lo Stato pretenda di impadronirsi di una quota così ampia dei frutti del lavoro dei cittadini, non importa se lavoratori dipendenti o autonomi. 
Se non vorremo impoverirci ulteriormente, avremo bisogno in futuro di forti livelli di crescita. Crescita forte e tasse alte sono incompatibili. 
ANGELO PANEBIANCO 

2 commenti:

  1. Di quando è questo editoriale di Panebianco?
    Qualcuno lo avverta che il movimento già c'è! ;-)

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