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domenica 5 febbraio 2012

QUANDO IL CONSENSO NASCONDE "ALTRO"

Un'analisi pacata, come sempre, e arguta, come sempre, di Angelo Panebianco sull'inserto settimanale del Corriere della Sera, SETTE, relativo alla duplicità del Consenso raccolto dal presidente Monti , icona delle sinistra per la sua caccia all'evasore e per le cosiddette liberazioni, almeno finché queste NON colpiscono cose che li interessano. L'idea che tutto potrebbe costare meno, al di là delle difficoltà degli appartenenti alle varie categorie, fa ovviamente felici TUTTI gli altri.
IL problema si crea quando questo consenso un po' peloso, non è legato ad una visione GENERALE del Paese, da rivoltare come un calzino, ma a prediligere cambiamenti penalizzanti per gli ALTRI.
E infatti il professore editorialista principe del Corriere bene lo evidenzia:
" Diciamo la verità :  a molta gente piace soprattutto che vengano colpite categorie ritenute, a torto o  a ragione, privilegiate. 
SI tratta tecnicamente di "INVIDIA SOCIALE" , NON DI PREOCCUPAZIONE PER IL BENE COMUNE. 
Insomma, il consenso ai provvedimenti è cosa buona, i motivi che sorreggono il consenso non lo sono necessariamente. Il punto è che non c'è mai stato in Italia un grande interesse per l'apertura dei mercati. E' sempre esistita, invece, una robusta maggioranza "statalista" che preferisce la protezione e il controllo dello Stato alla libera concorrenza".
Ovviamente questa cosa ha poi i suoi riscontri ....SE NON E' un concetto di Paese ad essere condiviso, e quindi il favore al superamento dell'idea di mercati chiusi e protetti , è facile immaginare che se dalle cd. liberalizzazioni (Monti da Fazio ha detto opportunamente che il termine non è esatto, ma che lo accettava per semplificazione mediatica) si passasse alle PRIVATIZZAZIONI, pure a gran voce richieste dall' Europa che conta..., che fine farebbe il Consenso? 
Le liberalizzazioni montiane hanno un carattere fortemente dirigista (di qui le polemiche dei liberali veri e i "distinguo" prudenti usati dallo stesso Premier), ma le privatizzazioni sarebbero ben altro, con l'uscita dello Stato dal mercato e la realizzazione - negli auspici - di una vera concorrenza.
Che agli Italiani NON piace, come il recente referendum sull'acqua pubblica ben dimostra.
E non a caso, osservava giustamente Panebianco del piano "privatizzazioni" che all'inizio delle annunciate riforme si accompagnavano sempre alle liberalizzazioni, ad un certo punto se ne è persa completamente traccia.
Eppure, conclude il "nostro": " Nessuno meglio dei tecnici al governo sa quanti benefici sociali siano generati dalla concorrenza a sa che le privatizzazioni sono necessarie per imporla come regola del gioco dominante. I "governi del presidente" sono, in regime di democrazia, delle anomalie. E' sperabile che la presente anomalia serva per garantire al Paese una svolta profonda e irreversibile".
L'augurio lo condividiamo, ma siamo sicuri che il Professore a sua volta condivida il nostro scetticismo che così poi andrà. 
 

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