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martedì 10 aprile 2012

ROBERTA RAGUSA. IL MARITO E' MENO COLPEVOLE...COME SI FA?

Mantengo la promessa. Il Camerlengo darà spazio a ogni notizia appaia sul "giallo" Roberta Ragusa (e Melania Rea), cioè dei due casi dove l'opinione pubblica ha già condannato i mariti delle due vittime , operando, più o meno inconsciamente, questo sillogismo: premessa maggiore MARITO, premessa minore TRADITORE, conclusione ASSASSINO.
Un classico esempio di come il giudizio etico prenda il posto di quello giuridico, con tutti gli errori-orrori che da questo può derivare.
Il primo articolo dedicato ai due fu appunto: PAROLISI E LOGLI: ADULTERO UGUALE OMICIDA. E SAI CHE STRAGE!!! ( http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/03/salvatore-parolisi-antonio-lugli.html )
che fu commentato da alcune amiche, tra cui Rossana che espresse lungamente il suo pensiero di persona comune.
A Rossana rispose anche FEDERICA, una lettrice credo avvocato (purtroppo non la conosco personalmente) che sintetizzò in pochissime righe quel che significa la CIVILTA' del DIRITTO:

"Cara Rossana,
NON è Parolisi che deve dimostrare la sua innocenza: è l'ACCUSA che DEVE dimostrarne la colpevolezza.
Le bugie e i tradimenti non costituiscono PROVE e nemmeno INDIZI " gravi precisi e concordanti".
Possono essere considerati tutt'al più potenti SUGGESTIONI ma una sentenza di colpevolezza non può essere emessa sulla base di SENSAZIONI e VALUTAZIONI soggettive legate alla propria formazione personale, morale e sociale
Una sentenza deve scaturire dall’analisi e dalla verifica dei FATTI e deve essere sostenuta OGGETTIVAMENTE dalle concrete risultanze di indagini investigative e di perizie scientifiche accurate, complete e difficilmente contestabili. Cosa che non mi sembra ancora riscontrabile nella fattispecie
L'ANTIPATIA, la SUPERFICIALITA’ e l'NFEDELTA' di un ”accusato” non sono reati ".
E so soddisfazioni avere lettori così !!!
Tornando al caso Ragusa, ecco che l'ipotesi che la donna effettivamente di sia allontanata VOLONTARIAMENTE dalla sua casa la notte dalla sua sparizione sta prendendo più sostanza, sulla base di tre testimonianze che vengono ritenute attendibili, mentre nell'auto del povero Fusi, uno dei tre che appunto dichiara di aver dato un passaggio a Roberta, sono stati rilevate tracce biologiche "interessanti".
Adesso si sente parlare anche di "suicidio"...Insomma, il sillogismo perde forza.....
Ma ecco le ultime notizie dal Corriere.it
A bordo della Fiat Panda verde di Antonio Fusi, l'uomo di 62 anni di Pontedera (Pisa) che la notte tra il 13 e il 14 gennaio scorso dice di avere accompagnato Roberta Ragusa alla stazione, i carabinieri del Ris hanno isolato alcune tracce biologiche definite «interessanti». Da queste tracce sarebbe possibile estrarre un Dna da comparare con quello dei familiari della donna scomparsa a Gello di San Giuliano (Pisa) per stabilire se appartengono realmente a lei. Se così fosse, si apprende in ambienti della Procura, si tratterebbe di una svolta decisiva nelle indagini.
TRE MESI FA LA SCOMPARSA - Roberta Ragusa manca dalla sua casa di Gello ormai da quasi tre mesi e oltre che sull'allontanamento volontario, gli inquirenti indagano anche sull'ipotesi di omicidio (senza tralasciare quella del suicidio). Ci sono due persone formalmente indagate, entrambe per questioni procedurali per consentire gli accertamenti irripetibili dei Ris sulle loro proprietà: si tratta dello stesso Fusi e del marito della donna, Antonio Logli. La scoperta dei Ris sarebbe delle ultime ore, ma gli inquirenti restano cauti e dalla Procura fanno sapere che si tratta solo di alcune tracce biologiche (non è sangue) repertate, peraltro all'interno di un abitacolo molto disordinato. Negli ultimi giorni invece si sono praticamente azzerate le segnalazioni di presunti avvistamenti di Roberta in giro per l'Italia e su questo fronte la testimonianza più valida, oltre a quella di Fusi che ha dato il via agli accertamenti, resta quella di due commesse della paninoteca di via Contessa Matilde a Pisa: hanno raccontato di avere visto una donna somigliante a quella scomparsa e che indossava gli stessi abiti, entrare nel loro locale per acquistare una bottiglia d'acqua e poi allontanarsi forse a bordo di un Suv.
I CELLULARI SEMPRE A GELLO - Negli ultimi giorni gli investigatori hanno avuto la certezza che tutte le utenze telefoniche cellulari riconducibili alla famiglia Logli la notte della scomparsa di Roberta non si sono mosse da Gello. Anche i due telefonini «clandestini» usati da Antonio Logli e dalla sua amante, nonchè baby sitter dei figli e segretaria dell'autoscuola di famiglia, sono sempre rimasti nelle rispettive abitazioni. La conferma è arrivata dai tabulati telefonici e dalla tracciatura effettuata dagli inquirenti delle celle telefoniche agganciate dai telefonini durante quella notte. Dati che in qualche modo confermano la versione dei fatti raccontata dal marito, anche se i carabinieri continuano a cercare riscontri sui minimi dettagli e scavare nella vita dei familiari di Roberta per cercare di trovare la soluzione di un giallo tuttora inestricabile.

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