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martedì 22 maggio 2012

KILLER PER UNA NOTTE

Il coraggio della gente dovrebbe trovare luoghi più adatti per misurarsi che all'esterno delle questure, dove a volte si raduna nel desiderio di fare "vera giustizia" del mostro di turno.
Che magari si rivela innocente.
Ecco la giornata del "killer" , trattenuto per la somiglianza con le immagini della telecamera del chiosco vicino alla scuola di Brindisi, e per essere un esperto di elettronica.
La polizia ha fatto il suo dovere, il biasimo è per la gente fuori...
Così le dichiarazioni rilasciate alla Stampa


RILASCIATO IL PRESUNTO KILLER: CON LUI IN QUESTURA LA FIGLIA DI 3 ANNI

Scambiato per l'assassino: «È stato un incubo»

La somiglianza con le immagini filmate. La competenza in elettronica. Trattenuto in questura per molte ore

MILANO - «Ora l'unica cosa che voglio è essere lasciato in pace. Sono un uomo onesto, non c'entro niente con la bomba». Lo dice - ripreso di spalle, in interviste video pubblicate sui siti del Mattino e de La Stampa - il radiotecnico sospettato dell'attentato di Brindisi, ascoltato lunedì per molte ore dagli inquirenti e poi rilasciato: «chiaramente è stato un incubo, però per fortuna hanno capito che sono onesto». Nella serata di domenica erano stati diffusi i primi fotogrammi delle telecamere che avevano ripreso il killer nel momento dell'innesco della bomba. E gli inquirenti avevano ravvisato una somiglianza con il radiotecnico che era stato portato in questura e trattenuto fino alle tre del mattino.
IL RICORDO DELL'ESPLOSIONE - Il cinquantenne esperto di elettronica («me la cavo»), sospettato di aver pigiato l'interruttore del telecomando che ha attivato la bomba, ha detto di essere stato «sempre tranquillo», avendo «la coscienza in pace. Per me basta questo». Ha aggiunto di essere stato trattato «bene» in questura - dove è rimasto fino alle 3 del mattino insieme alla figlia di tre anni («non potevo lasciarla sola, è stata un po' distratta») e che durante la perquisizione in casa «c'è stato un po' di trambusto», ancora evidente con i pezzi di computer e telecomandi sparsi nella stanza. «Sabato mattina - racconta, parlando del giorno dell' attentato, che definisce «un fatto gravissimo» - ero qui a casa, a 300 metri, stavo dormendo. Ho sentito l'esplosione e ho pensato subito chiaramente a qualcosa di grave. Tre ore dopo sono uscito di casa per andare al negozio di elettronica». L'uomo, che ora «esige» che non venga scritto il suo nome, dice di non aver paura della reazione della gente: «so che la gente si renderà conto della realtà. È palese, non c'entro niente, è stata una giornata intera da dimenticare»

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