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sabato 2 giugno 2012

I GIOVANI DEL TEA PARTY ITALIA


Ieri ho partecipato ad un incontro gastronomico organizzato da Gabriele Manzo, solerte anima del Tea Party qui a Roma. Serata piacevole ancorché il posto fosse forse un pochino rumoroso per una riunione di "carbonari " ... Scherzi a parte, in effetti si faceva un po' fatica a parlare e ascoltare, però con buona volontà si è supplito alla cosa. Dall'incontro ricevo due conferma ad una sensazione che ho da tempo:
1) il movimento ha una lodevolissima componente giovanile 2) manca paradossalmente una adeguata rappresentanza delle categorie sociali che pure più dovrebbero guardare con interesse al TPI.
I giovani. Ieri, se escludiamo un paio di presenti (tra cui ovviamente il sottoscritto) l'età media era intorno ai 25 anni! Francamente la cosa un po' mi stupisce, probabilmente influenzato dai ricordi giovanili, quando essere liberale, e comunque NON di sinistra, era veramente una scelta "bizzarra". Al limiti si poteva essere "fascisti", come scelta di campo e di lotta, proprio fisica - con un certo "via pallismo" di fondo -  "contro" l'ideologia prevalente.  Questi giovanotti che parlano di Tasse, comprendendo l'influenza che uno strumento del genere esercita sulla libertà di ciascuno di noi, che preferiscono quest'ultima alla "sicurezza", convinti, come scriveva Franklin, che si tratterebbe di un pessimo "baratto", finendo solo per essere privati della prima (libertà) senza comunque progressi sulla seconda (sicurezza).
Questi ragazzi che parlano di MERITO, disprezzando l'assistenzialismo, che non chiedono il POSTO ma la possibilità di farsi strada da sé, senza che clientelismi , burocrazia e peggio li blocchino ovunque, sono gente rara e preziosa.
Ma quanti sono? Non pochi, ancorché minoranza. Rappresentano, almeno mi piace pensarlo, il seme di una rivoluzione anche culturale, assai difficile nel paese, il nostro, che ha il triste primato della controriforma e del fascismo (potremmo aggiungere anche del partito comunista più forte dell'occidente....), tanto per dire in che misura la libertà individuale e d'impresa siano tenute in conto nella bella Italia.
Però le rivoluzioni culturali sono assai lunghe, e questa nazione sta soffocando ADESSO.
E qui mi collego all'altra sensazione . COME MAI, i lavoratori AUTONOMI, e per essi intendo, più ancora dei professionisti, i piccoli e medi imprenditori, commercianti, artigiani , non sembrano guardare con interesse e simpatia a questo movimento che ha come parole d'ordine dei capisaldi per questi settori sociali ?
Questa cosa mi ricorda un po' la distanza , negli anni 70, tra il movimento studentesco e la classe operaia. Il primo era lì che animava le piazze (anche troppo), straparlando di rivoluzione proletaria e operaia, e la seconda che sbuffava impaziente per gli eccessi di teoria e di ideologia dei giovanotti figli della borghesia che pure mostravano di avere così a cuore i diritti degli operai.
Nel nostro caso, ovvio che se si parlasse alla gente che lavora e che ha problemi col fisco, con la burocrazia inefficiente e asfissiante, di Hayek , Von Mises e Rothbard, temo che non si farebbe molta strada.
Ma, e faccio solo un esempio, studiare una iniziativa giuridica con impatto politico-mediatico, che attacchi una delle tante norme fiscali oppressive e in odore di incostituzionalità, forse mostrerebbe a queste categorie che il movimento non è solo d'opinione ma anche capace di iniziative concrete. La posizione sull'IMU, con lo sprone ai sindaci di farne a meno o di limitarne i danni, mi è sembrata un'ottima cosa , da molti poi copiata.
Tornando alla mia mezza idea, ricordo gli aborti giuridici in essere: l'inversione dell'onere della prova in caso di accertamento "induttivo", il principio del solve et repete che, a prescindere dalla pronuncia giudiziaria, ti costringe a pagare il 30% della pretesa erariale ancorché impugnata, l'"abuso di diritto"
Ecco, si potrebbe contattare uno o più  principi del foro in materia fiscale e tributaria, sensibilizzarli, sentire se, come crediamo, queste norme sono costituzionalmente attaccabili, sia a livello di giurisdizione nazionale che europea, e poi andare dalle categorie più minacciate da questo tipo di "Leggi" e dirgli : noi vogliamo combattere questa battaglia, a te conviene, ti unisci?".
E' uno spunto.
Comunque, chiudendo sulla serata, io ho avuto una bella sensazione.
Quei ragazzi potrebbero essere miei figli, e nell'ascoltarli ho pensato che se ci sono giovani disposti a passare il venerdì sera a parlare di politica e società, invece di limitarsi a lamentarsi del mondo e/o avere come problema come svoltare la serata o cosa fare ad agosto, bé, allora c'è speranza.
Sorriso.

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