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sabato 13 ottobre 2012

LEONARDO, 10 ANNI. POCHI PER DIFENDERSI. TROPPI PER DIMENTICARE.



Credo che la difesa ottusa di se stessi, che si vuol far passare per difesa dei propri uomini (che sarebbe anche apprezzabile ) , peggiori sempre le cose. Parlo del Questore di Padova che non solo fa la figura di un dissociato mentale ( dichiarando, al contempo : "i miei si sono comportati in modo cristallino....chiedo scusa alla famiglia". Ohi testina !! delle due l'una, DECIDI !! ), ma che così facendo non toglie il riflettore di dosso proprio a coloro che dice di voler proteggere !
Personalmente, l'ho scritto e detto qui e ovunque :  non penso che gli agenti intervenuti a Cittadella di Padova fossero dei sadici, dei violenti, dei folli. Sono state, a mio avviso (so che ci sono giudizi molto ma molto più severi ) , persone che , in una situazione delicatissima in partenza, l'hanno vista degenerare e non sono stati in grado più di contenerla. Avrebbero dovuto, con la necessaria lucidità e professionalità, capire e decidere  che ormai non era più possibile eseguire l'ordinanza del Giudice, non essendovi le condizioni di "discrezione e adeguatezza" raccomandate, e rimandare studiando migliori strategie. Questo avrebbero dovuto fare. Non l'hanno fatto, hanno sbagliato.
Amen. Mica che devono essere degradati o peggio. Richiamati sì, spiegato loro il perché dell'errore pure. E fine. L'ispettrice così improvvida di dire davanti ad una telecamera spianata " io sono...e lei non è nessuno", avrebbe dovuto scusarsi, dire che nella concitazione l'espressione eta stata infelice, che voleva dire che solo ai genitori poteva-doveva dare spiegazioni. Le si potrebbe potuto comunque obiettare che un saggio e diplomatico "non so risponderle, potrà chiedere al giudice " era decisamente meglio. Ma nemmeno la prima cosa c'è stata.
Ora, signor Questore, non è che non si possa sbagliare. Stavolta la cosa è stata eclatante perché è stata esercitata una  non voluta e certo non prevista violenza su un bambino, perché è stata pubblicizzata, però ci si può scusare, chiedere comprensione per le circostanze, per la non collaborazione, anzi per l'opposizione  dei familiari, che quegli agenti hanno tante operazioni di successo alle spalle (qualche dubbio mi viene, ma magari è vero).
Invece no, l'ottusa difesa corporativa che fa peggio.
 Adesso leggo  di un contro-video della polizia scientifica della Questura di Padova...Questore, sia gentile, ci risparmi. Sono passati 4 giorni dal fatto....di figure brutte (tragiche purtroppo ) la nostra polizia ne ha già fatte in qualche caso , accertate in processi passati in giudicato, e con sanzioni severe. Per fortuna questa vicenda, pure tristissima, non ha questa valenza tragica. Avete sbagliato, i vostri capi hanno chiesto scusa, finiamola qui. "Creare" prove a discarico, come a volte siete usi fare, non è una bella cosa, anzi è un reato. Sto video, se c'era ed era GENUINO, sarebbe SUBITO arrivato (a smentita), in qualche modo alle tv che facevano fare il giro d'Italia all'Altro, quello per cui siete biasimati dal 90% dei cittadini. I familiari del bambino hanno provocato, istigato, favorito la degenerazione ? Siano puniti. Ma lo siano anche gli agenti che hanno gestito così male la situazione che si era creata. L'esecuzione dell'ordine richiedeva, lo ripeto ancora, "discrezione e adeguatezza". Non ci sono state. Altri, in precedenza, vista l'impossibilità di una esecuzione senza forza SUL BAMBINO, avevano desistito. Bravi questi, somari gli ultimi. Non peggioriamo le cose.
Come ho detto, sono un paio di giorni che sostengo queste cose, e, devo dire con soddisfazione, trovo, sulla rete, sulla stampa, nei commenti ragionati, più condivisioni del mio pensiero che il contrario.
Meno male, che,  siccome agli italiani piace fare i bastian contrari, è nota la capacità di dire le più incredibili scemenze pur di essere originali (e infatti qualcuna ne ho letta, però tutto sommato poche).
DI più, oggi mi sono imbattuto in un bellissimo articolo di ADRIANO SOFRI, che quando vuole, e c'è da parlare contemporaneamente a mente e cuore, ha pochi rivali.
Leggetelo, vi farete un regalo


 Un bambino di dieci anni

Poveri parenti, poveri giudici, poveri esperti, poveri poliziotti. Già: e il bambino? Prendiamo il fotogramma in cui viene trascinato (vi ricordate le due madri e il giudizio di Salomone?). Ci sono quattro persone, maschi, tre sollevano di peso e trascinano: il padre, lo psichiatra, e il poliziotto. Il quarto è lui, Leonardo. Ha dieci anni. Un bambino di dieci anni ha tre svantaggi enormi nei confronti dei grandi: è più intelligente, è più sensibile, è molto più debole. Può reagire (“in modo violento”, ha detto il dirigente della questura, “a testate, calci, pugni”): anche un capretto portato via può scalciare e belare e mordere. E’ vero, bisogna usare molta cautela, molta discrezione quando si è tentati di giudicare una famiglia andata in pezzi. Ma molta più occorre usarne quando si afferra un bambino che non vuole. Si legge che i giudici della Corte d’Appello avevano prescritto di farlo in modi discreti, poveri giudici. Si sente il padre che dice che la cosa è avvenuta “con le modalità che la situazione richiedeva”, che il bambino “ora è sereno”. Dice quel disgraziato padre: se un bambino fosse stato sequestrato e la polizia lo liberasse dai rapitori, non dovrebbe farlo anche al prezzo di una colluttazione? Dovrebbe, sì, ma tutte le sindromi di Stoccolma non bastano a far immaginare un bambino rapito che corre a nascondersi quando vengono a liberarlo, e prende i liberatori a testate calci e pugni. Bisogna saperne di più, e giudicare è una tentazione terribile: a meno di essere Salomone, 
e di avere di fronte almeno una parte che vuole il bene del bambino più del bene che vuole al bambino. 
Qualcosa si è saputo: una prima sentenza aveva affidato Leonardo alla madre, e la nuova sentenza si fonda su una supposta sindrome di alienazione parentale, formula cento volte più infida della sindrome di Stoccolma. Dunque non c’era un’urgenza tragica, abusi domestici, sfruttamento, botte. Da otto anni Leonardo vive con la madre. Sono andati a prenderlo nella classe –modalità: svuotamento della classe da tutti i bambini tranne uno, e quando sono usciti tutti (ridevano ? avevano paura? si sono voltati a guardarlo?) suo padre “l’ha abbracciato”. Povero padre. Mentre l’aula si svuotava il solo che restava si sarà chiesto che cosa gli avrebbero fatto; da come ha reagito occorre pensare che essere abbracciato lì, in quel modo, in quel momento, gli sembrasse una bruttissima cosa. Dunque è stato “inevitabile” che lo prelevassero di forza. Un bambino tolto alla casa, alla scuola, al suo banco –quali posti sono più protetti per una persona di dieci anni?- per essere portato “in una struttura protetta”, in “una comunità”. Spiegano: siccome il bambino quando lo cercavamo a casa “si nascondeva” –come un capretto- abbiamo dovuto, su ordine dei giudici, prelevarlo “in territorio neutro”. Aggrappato al suo banco, nella sua classe. Che cattivi ricordi evoca tutto ciò, non si ha nemmeno il coraggio di nominarli. “Ha cominciato a scappare attorno alla scuola e altri agenti lo hanno rincorso”. Quanti agenti erano stati mobilitati per l’impresa? La divisione anticrimine! Poveri agenti. E a nessuno di loro è venuto in mente di abbracciare il padre, discretamente, e telefonare al giudice, che non era possibile fare quello per cui erano stati mandati, e che si vergognavano troppo di continuare a rincorrere un primo della classe spaventato e furioso? “Non dovevamo farlo noi”, ha detto il dirigente anticrimine. Ha detto anche: “Non so che filmato abbiate visto voi. Nel nostro non c’è nessun trascinamento”. Povero dirigente: chi l’ha visto? Era un ordine dal quale non si poteva tornare indietro? Eppure tutte le ordinanze sulla patria potestà (è vero che tradizionalmente si privilegiano le madri, ma la potestà è rimasta patriarcale) hanno a fondamento “l’esclusivo interesse del bambino”. Era per il tuo bene, Leonardo, che ti abbiamo acchiappato e strattonato, per il tuo esclusivo bene: al diavolo tutti gli altri. I nonni, poveri nonni, “si sono avventati sugli agenti”. La madre non c’era, era al lavoro. La zia ha filmato la scena, e intanto gridava: “Bastardi” –e Leonardo ripeteva: “Bastardi”- e “Siete come la Gestapo” –questo Leonardo non l’ha ripetuto, non doveva essergli famigliare. “La zia era lì per filmare”, dice qualche commento diffidente: ma no, ormai tutto si filma, e gran parte del filmato riprende piedi e cose mosse e strilli, “Aiutami, nonno”, “Non respiro”. Povera zia, dunque. “Io sono un ispettore di polizia e lei non è nessuno”, le ha detto l’ispettrice di polizia. Peccato davvero. Chi abbia appena frequentato i luoghi della sofferenza in questi anni ha imparato ad apprezzare la passione e la competenza inedite con cui donne della polizia trattano questioni come queste, di bambini da proteggere, di altre donne da liberare dalla strada e dai padroni.
E’ successo, ormai. Tutti avranno molte cose cui ripensare, fra sé e sé, prima di tutto. Comunque vada, resta Leonardo, dieci anni. Troppo pochi per aver ragione fisicamente di padri agenti e psichiatri, troppi per non legarsela al dito, invece di un aquilone da far volare col suo compagno di banco perduto. Anche a dieci anni, se non hai fatto niente, e ti fanno il vuoto attorno per abbracciarti, ti rincorrono, ti tirano su di peso e ti deportano dentro una struttura “protetta”, il mondo ti sembra troppo ingiusto, e troppo cattivo."

Senza parole. 

3 commenti:

  1. ALESSANDRA STEFàNO

    Chiede scusa alla famiglia? Al bambino quando pensa di fare le scuse? ... Nel loro filmato cosa viene ripreso? Che i tre adulti che trascinano a forza il bambino hanno una pistola puntata alla tempia? Ché sarebbe l'unica - e forse neanche! - possibile giustificazione ad un comportamento assurdo. Signor Questore: ma mi faccia il piacere!

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  2. MARIA MERCEDES PISANI

    Posso dire che mi piace moltissimo ?

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  3. MARIA ABITELLI

    Sei grande Stefano

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