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venerdì 26 ottobre 2012

UNA BELLA SERATA TRA LIBERALI. QUELLI DEL TPI




Il TEA PARTY di Roma aveva organizzato oggi, 25 ottobre, un incontro pubblico per la presentazione del bel libro, SUDDITI,  edito dall'Istituto Bruno Leoni, curato da Nicola Rossi e scritto da vari autori. In realtà il libro è uscito già da un pochino di tempo, e avevo partecipato anche alla sua primissima presentazione curata da Oscar Giannino, con ospiti illustri come il Dr. Giampaolino,  presidente della Corte dei Conti, Francesco Pizzetti, pesidente dell'Autority sulla Privacy, lo stesso Rossi. Ne scrissi ( NICOLA ROSSI E IL SUO LIBRO CI RICORDANO CHE NON E' OBBLIGATORIO RESTARE SUDDITI ).
L'evento di oggi era un'occasione, partendo dalla riproposizione dei temi sollevati dal libro, per riflettere su questa nostra condizione piuttosto triste di apparenti cittadini ma in realtà più o meno inconsapevoli sudditi.
Svoltosi in una sala convegni del complesso della Basilica di S. Calisto, erano presenti Paolo Bracalini, del Giornale, Andrea Mancia, dell'Opinione , Serena Leoni, dell'Istituto Bruno Leoni. Ospite a sorpresa un italo americano della Florida, membro del Tea Party americano.
Il libro io l'avevo letto (acquistato nella prima occasione ) ma ho partecipato con piacere all'incontro perché, oltre che simpatizzante del TPI, conosco e apprezzo diverse delle persone che sapevo presenti. Oltre ai citati Bracalini e Mancia, gli amici Gabriele Manzo, che faceva da introduttore  e coordinatore della serata, e Sergio De Prisco, generoso , in tutti i sensi (entusiasmo, tempo e anche denaro ) , sostenitore del TPI .
Gli interventi dei relatori, definiamoli così, sono stati sintetici e stimolanti. Paolo Bracalini ha tratteggiato il familismo italiano fortemente praticato ai vertici dello Stato, per cui essere "figlio di" è sempre un grandissimo biglietto da visita. Tra i tanti nomi fatti, sono rimasto un po' deluso dalla Cancellieri, che a me sta simpatica e trovo ispiri competenza e pragmaticità, ma che, sembra, non si sottragga all'italica debolezza per cui i figli "so piezzi 'e core " e non abbia mancato di raccomandare abbondantemente il pargolo. Della figlia della Fornero si sapeva : a 30 anni insegna nell'università di Torino dove da tempo sono titolari di cattedra mammà e dadà (Deaglio, anche editorialista della Stampa).
Serena Leoni, docente di diritto costituzionale,  autrice di uno dei capitoli del libro, ha ricordato come nel nostro paese la rivoluzione francese del 1789 ed esportata in Europa dalle baionette di Napoleone, in Italia non abbia  mai attecchito molto (figuriamoci quindi quella americana, che io, e con me altri amici liberali, preferisco).  Il concetto di democrazia è rimasto assai più astratto di quanto non crediamo, estrinsecandosi, specie negli ultimi lustri, solo nella partecipazione al voto. L'intervento di Andrea Mancia si è discostato dal tema fondamentale del libro, centrandosi più sull'attualità. L' autore del sito Tocqueville , con eloquio franco e diretto, ha ricordato come in un paese a vocazione assolutamente statalista come il nostro, nel quale la concezione di libertà individuale, di merito e di diritto a godere del proprio guadagno senza vergognarsene e senza vederselo depredare in gran parte dallo Stato, la vulgata berlusconiana sia stata pressoché rivoluzionaria. Oggi che il vecchio leader esce di scena, siamo in molti a criticarlo e la maggior parte di queste critiche sono giuste, fondate. Però, ricorda Andrea, la "narrazione" di quell'uomo era nuova, e ha rivalutato parole , come libertà, liberalismo, mercato. Ora stanno tornando ad essere bestemmie, ma per 20 anni chi in quelle parole crede ha potuto tenere su la testa, e oggi, nonostante le sconfitte e le delusioni, non la deve abbassare.
Bello lo sprone di Mancia : attenzione, adesso che arrivano le elezioni, a premiare, magari con la propria astensione, coloro che anche ideologicamente sono contrari e oppositori alle cose cui noi crediamo. Berlusconi non ha mantenuto le promesse di uno Stato finalmente più liberale. ma certo non ci possiamo aspettare meglio da chi, come Bersani e Vendola, sono dichiaratamente avversi a quel modello di società.  E in questo senso mi è piaciuto anche il successivo intervento di Bracalini, che ha ricordato che alla fine coloro che vogliono uno stato ridimensionato, una seria diminuzione delle tasse, con riduzione della spesa pubblica e del debito, sono molti di più dell'attuale 15-16% del PDL. L'elettorato di centro destra non si è spostato a sinistra, e non lo farà se, come è quasi certo, sarà Bersani, ostaggio di Vendola e magari anche del recuperato Di Pietro (vedrete se non andrà così ) a guidare il Pd alle elezioni. Bisogna che da qui a quando sarà, massimo ad aprile, ci sia una nuova proposta liberale e moderata, che riporti al voto quella massa di persone che oggi si dichiarano indecisi o propensi ad astenersi. Sono  quasi il 50% dell'elettorato ! Come ricordava Mannheimer l'altra sera da Vespa, si può pensare ad un astensione finale del 30% (in Italia già alta), ma non del 50 come negli USA. Quindi c'è un 19% di aventi diritto  che alla fine voterà e il voto di queste persone può letteralmente capovolgere le previsioni elettorali. E' già successo, nel 1994 e anche nel  2006.
Infine, interessente e pieno di calore l'intervento dell'ospite americano del TPA che con tipico humor yankee ci ha ricordato quanto siamo messi  male in Italia ma che il movimento del TP può crescere anche da noi e contribuire ad un cambiamento delle cose. Negli USA, nel 2008, quando sorsero, quelli del TP erano considerati dei visionari ininfluenti. Oggi hanno determinato la vittoria dei repubblicani che hanno la maggioranza al congresso USA e condizionano la politica del debito. Non decidono ma influenzano. Questo, concentrandoci su pochi , essenziali punti, potrebbe avvenire col tempo anche in Italia.
Il dibattito successivo è stato ricco di interventi, con diversi giovani (il TPI ha questa buona cosa, che mi sorprende positivamente : i giovani sono un numero assolutamente discreto e inaspettato) e meno, che si sono espressi con calore, partecipazione sentita.
Assolutamente apprezzabile, e infatti apprezzato, l'intervento del deputato liberale, già visto in altri incontri del TPI,  facente parte del gruppo di Martino, che realisticamente ha ricordato come , nel PDL alla fine dei conti le componenti NON liberali risultino prevalenti.  E comunque il vero errore fu, nel 2001 e ancora nel 2008, non fare ogni sforzo possibile per attuare la riforma istituzionale necessaria all'affermazione di un vero bipolarismo, con  governi forti ed efficaci per la durata del loro mandato ( Davide Giacalone non so da quanti anni lo scrive, e, come lui, Angelo Panebianco).
Gabriele Manzo , a precisa domanda, ha ricordato che il TPI non è e non vuole diventare un partito, come del resto non lo è il  TP Usa al quale si ispira. E' un movimento che si propone di favorire un cambiamento culturale nel nostro paese,  con crescita dei diritti individuali ma anche delle relative responsabilità, via indispensabile per una minore richiesta di interventi statali vissuti erroneamente come risolutori se non addirittura "salvifici".
 Bello l'appello finale di Sergio De Prisco. Superare i concetti di destra e sinistra, che oggi possono essere obsoleti. In realtà la domanda è su che tipo di società vogliamo costruire, e quale dimensione in essa vogliamo dare allo Stato.
Ricordava Sergio un intevento di Scalfari da Fazio in cui il grande vegliardo del giornalismo italiano affermava che agli italiani lo  Stato "non piace", anzi, lo detestano.
Eppure ci rivolgiamo continuamente a lui quando vogliamo qualcosa. Come si spiega questa contraddizione ?
Forse rimaniamo un po' fanciulli che vogliono sì fare come gli pare, ma se poi ci sono guai, se serve qualcosa, siamo pronti a correre da papà.
Oppure, come ricorda il titolo del libro e anche il suo contenuto, siamo più sudditi che cittadini.
E un po' (forse più di un po') anche per colpa nostra.

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