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mercoledì 21 novembre 2012

PERCHE' LA SINISTRA "ODIA " ISRAELE



A me piace Paolo Mieli, più del suo successore alla direzione del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli. Mi piace il suo aplomb, la sua pacatezza, la cultura storica, il suo eloquio fluido e la sua scrittura, chiara nell'essere forbita. Francamente mi dispiace che non sia più alla testa dello storico quotidiano di via Solferino.
Ieri Mieli ha ricevuto a La Spezia il premio EXODUS , consegnato dalla comunità ebraica in occasione della memoria del famoso viaggio della nave che trasportò tanti ebrei in Palestina, tra molte peripezie (i britannici , che avevano il protettorato sulla regione, non volevano far arrivare la nave per evitare problemi con gli arabi ). Inevitabilmente , visti i fatti di questi giorni, ha parlato della crisi in medio oriente, accennando in particolare come la stessa sia vista da casa nostra. Facendo ciò, Mieli è tornato su una nota dolente, vale a dire l'atteggiamento del tutto sbilanciato in senso filo palestinese della sinistra italiana (ma in realtà della maggior parte del nostro paese). Il filo arabismo di Andreotti e Craxi era noto, ma loro erano solo la punta dell'Iceberg. La premessa è quella politically correct : Israele ha diritto ad esistere . Dopodiché  scattano vari però....E' un po' come la presunzione d'innocenza : un'enunciazione di principio,  non seguita dai fatti , visto che in Italia un terzo della popolazione carceraria è costituita da persone non condannate in via definitiva (anzi molte nemmeno ancora processate in primo grado ! ) .
Senza pretesa di completezza, vediamo di elencare alcuni di questi però :
1) I Palestinesi hanno diritto a loro volta ad esistere con un loro Stato. Giusto, il problema è stabilirne i confini. Cosa non facile con chi sostiene che, di fatto, l'altra parte dovrebbe sparire, e quindi qualunque rivendicazione territoriale è "POCO". In più quel pezzo di terra è il crocevia cruciale delle tre religioni monoteiste, con luoghi sacri e fondamentali per tutti, in particolare a Gerusalemme. Difficile trovare compromessi specie con tanti religiosi fondamentalisti da entrambe le parti.
2) I Palestinesi vivono in stato di miseria assoluta a causa della presenza Israeliana. Qui il rapporto causa-effetto mi sfugge di più, negli ultimi anni per lo meno.
3) Gli Israeliani reagiscono "sproporzionatamente" , facendo rappresaglie che costano centinaia di morti.  A qualcuno risulta che da Gaza sia mai cessato il lancio di missili che dura da anni, e che ora si era infittito ? Certo l'esercito di Tsahal è più attrezzato ed efficiente, e in più i palestinesi fanno ben poco per proteggere la loro popolazione (c'è chi pensa che anzi, sia il popolo che venga usato per proteggere siti militati e anche per propaganda : più morti più condanna internazionale per Israele) . I pochi morti israeliani non sono certo dovuti ad una scelta di Hamas, quanto ad una organizzazione efficace di sistemi di allarme,  di rifugi e prevenzione. Un missile palestinese è finito su una scuola , senza fare vittime : era chiusa.
4) Israele continua a realizzare colonie nelle aree "contese". Questo è stato vero, e per troppo tempo. Poi addirittura Sharon diede lo stop e anzi decise lo sgombero di porzioni dei territori occupati. Furono giorni di drammatici scontri tra coloni, conservatori e le truppe inviate per la liberazione dei territori.
In realtà, mia sensazione, è che a monte per i filo palestinesi l'ipocrisia sta nella premessa dovuta ma non veramente pensata . La convinzione della sinistra filo araba è che Israele NON debba esistere, che la loro è un'"occupazione", e tutto il resto è una conseguenza....Però questo non si può dire, e allora è ovvio che vadano in difficoltà. Pensate ad un razzista che non può dire di esserlo, e immaginate che fatica a sostenere i suoi discorsi privati della logica premessa !
Prima di lasciarvi alla cronaca e alle dichiarazioni di Mieli, una triste constatazione . Giorni fa, (http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2012/11/la-stella-di-david-stavolta-rischia-di.html ) espressi il timore che veramente la stella di David rischi di sparire da quella terra. Lo temo per le armi che sono cambiate, per la possibilità di colpire in continuazione Israele, rendendo la vita impossibile, senza il problema di invaderlo, cosa non facile per le operazioni di terra, visto che quello israeliano continua ad essere l'esercito meglio armato e addestrato dell'area. E questo senza parlare dell'incubo atomico in mano ad uno stato come quello iraniano, il cui presidente predica la cancellazione di Israele dalla cartina geografica. Oggi leggo che il mio timore è la tragica profezia di uno che di medio oriente ne sapeva : Henry Kisisnger.
Ovviamente prego di avere torto.
Ecco il servizio su Paolo Mieli


Israele e la memoria, a Paolo Mieli il Premio «Exodus»
Paolo Mieli (foto Enrico Amici), presidente di Rcs Libri, è il vincitore del Premio «Exodus» dedicato al tema «dignità e memoria», che gli è stato attribuito a La Spezia
LA SPEZIA - Ancora una volta il Medio Oriente affronta una gravissima crisi. Su uno sfondo così bruciante, ieri a La Spezia Paolo Mieli, presidente di Rcs Libri, ha ricevuto il Premio «Exodus» dedicato al tema «dignità e memoria». Un riconoscimento istituito dal Comune che ricorda i 28 mila ebrei partiti dal porto di La Spezia e in particolare, nel 1947, il viaggio della nave Exodus, con destinazione la terra che diventerà Israele. 
 La lectio magistralis di Mieli si è trasformata in un'intervista pubblica a forte carica emotiva, in una sala che ospitava le associazioni dei deportati: «Io sono - ha ripetuto lo storico - per il diritto di vivere dello Stato di Israele e per l'esistenza con pari dignità di uno Stato palestinese». Mieli ha ripercorso le tappe salienti di quasi 70 anni di confronto fra la sinistra e la questione ebraico-israeliana. La speranza, ha detto, è che si possa rivivere proprio quella «prima stagione diversa» che vide salpare Exodus grazie all'aiuto della popolazione, di portuali, operai e capi partigiani. Dopo quel primo spirito di vicinanza, si entrò in una fase di «profonda incomprensione».
Data di svolta, la Guerra dei Sei giorni del '67 «quando i partiti comunisti di tutto il mondo espressero nei confronti di Israele un'ostilità che talvolta nascondeva un inconsapevole antisemitismo».
In Italia l'apice del conflitto fu raggiunto con una manifestazione sindacale del 1982 «quando una bara fu deposta davanti alla sinagoga di Roma». «Un'azione - ricorda Mieli - che confondeva il luogo di culto degli ebrei con il governo israeliano. Obiettivo delle proteste non era l'ambasciata israeliana, ma il tempio. Fu operata una confusione semantica fra israeliano e israelita, mai del tutto superata». Due settimane dopo un attentato palestinese provocò l'uccisione di un bambino davanti alla sinagoga. «La sinistra ha avviato una riflessione e ha cominciato a distinguere fra un governo e una religione. Oggi il Pd e gli intellettuali di area esprimono rispetto nei confronti degli ebrei in sé».

La comunità internazionale si trova in queste ore davanti a uno scontro che conta molte vittime innocenti: «Ma non bisogna dimenticare che Israele in sei anni è stata subissata dai missili palestinesi. Una pioggia che portò nel 2008 all'operazione Piombo Fuso». Il tempo a disposizione per trovare la strada della pace non è infinito: «Non c'è più spazio per la distribuzione di torti e ragioni, bisogna raggiungere la pace. Henry Kissinger in una recente analisi ha dato non oltre dieci anni di vita allo Stato di Israele». La domanda cruciale è quella posta dallo scrittore Yehoshua: la Striscia di Gaza non è più zona occupata, è un territorio autonomo in cui si sono tenute elezioni vinte da Hamas. Come si deve comportare Israele quando le sparano addosso? «Una domanda - ha detto Mieli - su cui la comunità mondiale è tenuta a esprimersi». 




2 commenti:

  1. CHISSA SE VA (PAGINA DI FB)

    i suoi scritti sul nostro sito sono molto apprezzati/ molte visualizzazioni...

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  2. Hasbara della peggior specie. Menzogne colossali, insinuazioni gratuite, verità storica stuprata. Il fetore di questo letame ammorba la rete.

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