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domenica 4 novembre 2012

VUOLE SALVARE IL FIGLIO MA CHIEDE L'AIUTO SBAGLIATO : OTTO ANNI DI PRIGIONE



In molti, specie tra amici e conoscenti più vicini, mi rimproverano cinismo e scetticismo. Hanno ragione. Credo che siano approdi non voluti, ma non cambia. Ammesso questo, ci sono contraddizioni positive. Una di queste è la battaglia che ho intrapreso contro la deriva della magistratura e del sistema giustizia in Italia. Non solitaria, perché la denuncia è diffusa e crescente. I Magistrati si lamentano di 20 anni di delegittimazione berlusconiana, ma io la vedo un po' diversamente. Non c'è dubbio che la lotta tra toghe e Berlusconi abbia avuto una valenza personale, e l'ex Premier non abbia mancato di schierare il suo potere mediatico e politico per combatterla, proponendo spesso e volentieri leggi evidentemente disegnate sulla propria persona e tutela. Questo NON ha fatto bene a chi, come me, auspica una seria riforma del sistema giudiziario perché per i Magistrati è stato facile sfruttare il loro di potere - che è niente male - affiancandolo ad un appoggio mediatico PIU' FORTE, (RAI TUTTA, la stampa principale) e alla piazza, facilmente mobilitata ogni volta che si trattava di dare addosso al Caimano. Di esempi se ne potrebbero fare a decine, mi limito a due : il conflitto sollevato da Napolitano a proposito delle intercettazioni alle sue telefonate da parte della procura di Palermo (violazione dell'art. 90 della Costituzione ) e le nuove norme sul reato di diffamazione. Se le due questioni avessero avuto come protagonista Berlusconi, avremmo avuto sollevamenti popolari. E invece così la gente sta a casa. Meglio (anche se la legge che il Parlamento sembra stare per partorire in tema di diffamazione sarà, se approvata così come si legge,  veramente un bel BAVAGLIO ).
Berlusconi ha dunque il demerito di aver strumentalizzato ad uso personale la guerra contro la Magistrocrazia , però ha avuto forza e mezzi per denunciarla. Perché il potere dei magistrati, la loro tracimazione, il loro aver esondato i confini istituzionali, sono tutti FATTI. Ah, scusate, mi sono dimenticato la premessa : "di certi magistrati ". Ecco, provveduto
Tra le cause dell'inefficienza totale della giustizia italiana, di cui si sono accorto anche il Sole 24 ore e gli esperti di economia in genere, una responsabilità grave va ricercata in questo potere arrogante e impunito.
Che prudenza, che sensatezza, che efficienza ci si può attendere da soggetti che, UNICI AL MONDO, non rispondono MAI dei loro errori anche eclatanti , della loro negligenza ?
In nome del principio di indipendenza e autonomia questi uomini non possono essere toccati . CHIUNQUE se commette un errore grave ne risponde : professionalmente, economicamente, legalmente. Non necessariamente in tutti e tre i modi, ma Cristo almeno UNO !!!
Loro NO. Perché ?
Ecco, questa cosa mi appassiona, e allora vuol dire che del tutto cinico non sono no ?
La notizia che leggo dalla cronaca del Cosentino mi turba , con la doverosa premessa che so solo quello che leggo dall'articolo che posto, e quindi troppo poco.
Però è verosimile che la madre abbia calcato la denuncia con l'intento di salvare il figlio, pericoloso per il suo stato di tossicodipendenza. I PM e i Giudici hanno creduto alla denuncia, NON alla ritrattazione, arrivando a negare che il figlio della donna fosse dipendente dalla droga. 8 anni per tentato omicidio, e successivo tentativo di suicidio del ragazzo.
Non so, prove non ne ho, però sto giovanotto bene non sta. Chissà, forse la versione della madre, la seconda, è quella VERA.
Intanto, date una letta



Madre denuncia figlio per salvarlo
Ma lui viene condannato a 8 anni


MILANO– Ha denunciato il figlio, convinta di aiutarlo. Così facendo, però, ha finito per farlo condannare a 8 anni di reclusione. E lui, la sera del 27 ottobre scorso, ha tentato di suicidarsi in carcere. Questa la storia di Antonio La Banca, 29enne originario di Cassano allo Jonio (Cosenza) che, in seguito a una tentata aggressione alla madre, è stato arrestato per tentato omicidio nel gennaio scorso.

LA DROGA -È stata la madre, in principio, a sporgere denuncia contro il figlio. Ma proprio quando è iniziato il processo, ha svelato di aver compiuto quel gesto solo per cercare di salvare Antonio, dipendente da alcol e droghe. Denunciandolo, sperava che il figlio fosse costretto a sottoporsi ad un trattamento sanitario obbligatorio (Tso), per lasciarsi alle spalle i suoi problemi. Ma la denuncia per tentato omicidio, finora, ha portato solo alla condanna in primo grado a 8 anni di carcere per il ragazzo, che è rinchiuso nel carcere di Rossano (Cosenza). Per lui, il Pubblico Ministero del Tribunale di Castrovillari Maria Grazia Anastasia aveva chiesto una condanna a 12 anni. E finora, non sono valse a nulla neanche quattro istanze presentate al Tribunale Penale di Castrovillari dagli avvocati del ragazzo Mario e Riccardo Rosa, che chiedono un affievolimento della misura cautelare. Antonio La Banca deve restare in carcere perché, secondo il tribunale, ci sono dubbi sulla sua reale condizione di tossicodipendente, «nonostante il prelievo di un campione di pelo pubico, e il certificato Sert attestino tracce di uso di sostanze stupefacenti» sostiene Riccardo Rosa, uno degli avvocati del ragazzo. «La madre, durante il processo, non ha confermato le accuse al figlio, e ha chiarito di averlo denunciato solo per costringerlo a trasferirsi in una casa di cura, poiché non ne poteva più delle continue liti che La Banca scatenava ogni sera» afferma Rosa, concludendo che «il ragazzo ha bisogno di essere trasferito in comunità, non di stare in carcere».

TENTATIVO DI SUICIDIO- Peraltro lo stesso La Banca, chiamato a rispondere delle accuse della donna, non ha mai inteso contestarle, e non ha mai presentato denuncia per calunnia. Allo stesso modo, la madre non se l’è sentita di costituirsi come parte del processo contro il figlio, cui ha partecipato solo in qualità di persona offesa. Così, il 26 ottobre scorso Antonio La Banca è stato condannato in primo grado a 8 anni di reclusione, e la sera successiva ha tentato di togliersi la vita in carcere, salvato solo dall’intervento di detenuti e guardie carcerarie, accorsi a soccorrerlo in bagno. Dopo essere stato sottoposto ad una trasfusione in ospedale, e dopo essersi visto applicare alcuni punti di sutura, La Banca è stato riportato nel carcere di Rossano già dal giorno dopo. I suoi legali, però, sostengono ancora che il ragazzo debba essere trasferito in un centro di recupero per essere aiutato a superare i suoi problemi. Perciò hanno presentato ricorso al Tribunale del Riesame di Catanzaro, che si pronuncerà a breve sul rigetto dell’ultima istanza avanzata per ottenere la sostituzione della misura cautelare del carcere. Ma, per il momento, La Banca resterà ancora rinchiuso nel penitenziario di Rossano, dove si trova ormai dal gennaio scorso.




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