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lunedì 17 dicembre 2012

L'OSSESSIONE DEL PRIMATO MORALE



C'è una parola che io, da persona amante della storia, e col tempo anche curioso di scienze che influenzano l'operato dell'uomo e del suo vivere coi suoi simili, come l'antropologia, la sociologia, la psicologia, rispetto molto ed è ETICA. Ammiro molto i grandi pensatori, i filosofi concentrati su temi come Politica, Morale. E ancora di più  plaudo coloro che veramente riescono ad ispirare il loro operato a questo valore. Diciamo però che, come diceva Gesù nel Vangeli, "molti i chiamati, pochi gli eletti". Persone etiche, nel senso più pieno della parola, io forse ne ho incontrate 2-3 nella mia vita, e devo dire che non le conoscevo bene nella loro dimensione privata (dove più spesso si celano vizi e debolezze).. 
Ma cercando di essere meno severi, e non richiedendo l'eticità a 360 gradi ma una solida, autentica aspirazione alla stessa, ecco che i numeri possono migliorare. Un po' come la coerenza : meta quasi irraggiungibile, però è già importante ispirarsi ad essa e PROVARCI.
Fatto tutti questi sforzi, l'Etica, e la sua versione più popolare che è la Morale, io la vedo sconosciuta ai più.
L'Italia è il paese di Machiavelli e ancor di più, di Guicciardini, dove la salvaguardia del proprio particulare ha più spesso il sopravvento. Ciò avviene tra gli egoisti conclamati,  ma anche tra i cosiddetti altruisti, quelli che pensano ai deboli, predicando solidarietà e giustizia sociale, magari con stipendi e cachet da 5 e anche 6 zeri. Ma anche a livelli più piccoli si assiste a questa forbice ampia tra il "predicare" e il "razzolare". Io ho amici , simpatici, di sinistra, che a cena demonizzavano i condoni e di giorno se li sono fatti TUTTI quelli succedutisi nel tempo. Le scorciatoie, grandi e anche piccole, le raccomandazioni, magari non per sé ma per i figli, . qualche "marchetta" in nero....elenco sterminato.
Insomma, è molto sottile la linea di confine tra INCOERENZA (per la difficoltà di esserlo, anche provandoci, coerenti) e IPOCRISIA (difetto direi più grave perché affetto da malafede).
Quando la parola ETICA finisce poi in bocca ai POLITICI,  allora la mano corre veloce alla pistola (se uno l'avesse). Perché la Politica è il regno del compromesso, della propaganda, delle promesse non mantenute, delle alleanze a "geometrie variabili" (????). 
Quindi sentire D'Alema parlare di scelte "moralmente discutibili" fa ridere, se uno è di buonumore. 
Che passa però pensando alla giuste considerazioni che Pierluigi Battista ha esposto nella sua nota comparsa oggi sul Corriere della Sera, che prende le mosse dall'infelice frase dell'ex Lider Maximo, per allargarsi a questo insopportabile complesso di superiorità morale che da sempre è nevrosi della peggiore sinistra.
Come se il fatto di usare parole alte e indicare obiettivi nobili sia sufficiente di per sé, e chissene frega dei fatti.e delle condotte concrete.
Buona Lettura


  “Quando si abusa della questione morale”
Per quale ideologica coazione a ripetere Massimo D'Alema, nell'intervista concessa a Roberto Zuccolini del Corriere, non si è trattenuto e ha bollato come «moralmente discutibile» l'eventuale decisione di Mario Monti di concorrere al successo di un cartello elettorale? Avrebbe potuto dire: politicamente inopportuna, una scelta sbagliata o squilibrata. E nessuno avrebbe contestato la legittimità del suo giudizio. Invece ha voluto sottolineare la deplorazione morale di una scelta politica. In questo caso «moralmente discutibile» vuol dire: a me avverso. Ma la morale non dovrebbe essere piegata alle convenienze politiche. A meno che non si sia prigionieri, come appare inequivocabilmente dal lessico di D'Alema, di almeno tre tic ideologici.
Il primo tic consiste nel ritenersi titolari di un primato morale secondo il quale è morale ciò che va nella direzione che unilateralmente si considera migliore (la propria) e «immorale» tutto ciò che contrasta il luminoso progresso della Storia. E dunque se il «tecnico» Lamberto Dini va con l'Ulivo è moralmente indiscutibile, se Monti dovesse diventare ministro dell'Economia di un governo a guida Pd sarebbe moralmente indiscutibile come era moralmente indiscutibile l'impegno dell'ex «tecnico» Ciampi nel governo Prodi. Se invece Monti fa il leader dei moderati, allora è «moralmente discutibile». La sinistra, secondo questo tic, fa il contrario di Re Mida: rende morale tutto ciò che tocca. 
Il secondo tic psico-ideologico deriva da una matrice Pci e si condensa in un abuso della «questione morale» intesa come bipartizione della scena politica: la parte comunista toccata da una grazia che le conferisce una incontestabile superiorità morale, quella non comunista, dannata a una condizione di inferiorità etica. Con il passare degli anni, anche dopo la caduta del muro di Berlino, questa pretesa (infondata) di superiorità morale è addirittura degenerata in una forma nemmeno tanto larvata di «razzismo etico», come lo ha definito Luca Ricolfi, in un disprezzo antropologico nei confronti di tutti gli italiani colpevoli di non aver scelto elettoralmente e politicamente lo schieramento dell'onorevole D'Alema. Questo abuso della «questione morale» è stato però un messaggio fortissimo e per anni si è assistito allo spettacolo grottesco dei non comunisti che discutevano animatamente sul tema: i nostri avversari sono davvero moralmente superiori a noi?
Il terzo tic è l'occultamento della questione politica nelle vesti della questione morale. L'idea che il compito dei governi non sia quello di fare buone leggi ma di imporre un codice di rettitudine morale, non quello di fare una legge efficace e trasparente per gare d'appalto che impediscano favoritismi e cricche ma per rendere moralmente immacolati gli appaltatori e gli appaltati. 
Ecco la triplice radice di quell'improprio «moralmente discutibile» dell'onorevole D'Alema. Ora tocca a Monti. La sua figura non ha ombre morali, che scelga la politica oppure no. Il resto è intimidazione. 

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