Del Film "La Bottega Dei Suicidi" avevo visto i Trials e mi avevano divertito, facendomi venire la tentazione di andarlo a vedere , nonostante sia un film essenzialmente per ragazzi (un cartone, con tanta musica se ho capito bene ). Ma il dubbio probabilmente me lo ha risolto la censura italiana (chiamiamo le cose con il loro nome, che "commissione è una buffonata come "diversamente abile" ) che ha vietato il film ai minori di 18 anni, vale a dire al SUO PUBBLICO di originale destinazione , e comprensibilmente l'autore sta riflettendo se toglierlo dal mercato di un paese così spesso assurdo come l'Italia.
Il pericolo giustificante il provvedimento censorio sarebbe dato dalla suggestione negativa che il film può suscitare istigando al suicidio giovani dalle menti fragili (eufemismo), visto come cosa semplice da realizzare e "naturale".
Ora che l'emulazione data dalle storie sia qualcosa di sempre realizzabile, è realtà banale per quanto è ovvia. Però in questo modo tutto dovrebbe essere censurato, a iniziare da film che in prima serata trasmettono ormai comunemente scene di violenza e di sesso esplicito .
Non parliamo poi dei video giochi per adolescenti dove la strage è l'obiettivo primo del gioco.
La storia a me sembrava invece educativa, in considerazione che in questa città lugubre dove tutti sono depressi e il suicidio viene visto come naturale epilogo dell'esistenza, tanto da far sorgere l'iniziativa imprenditoriale della Bottega che te lo organizza "nel modo migliore", nasce un bimbo assolutamente anomalo perché è FELICE. E questa incomprensibile, "innaturale" gioia di vivere corromperà e spezzerà il buio che avvelena la città.
Mi sembra un ottimo messaggio no ?
Ma da noi c'è un preoccupantissimo ritorno al controllo totale della vita e delle menti delle persone.
Ecco l'articolo di cronaca postato sul Corriere on line
- Corriere della Sera >
- Cultura >
- Cartoon vietato. «Può istigare al suicidio»
IL CASO
Cartoon vietato.
«Può istigare al suicidio»
Censura senza precedenti e il distributore
Parenzo minaccia il ritiro dalle sale
MILANO - Forse è la prima volta che un film per ragazzi viene vietato ai minori di 18 anni. A tirarsi addosso la più paradossale delle censure è La bottega dei suicidi, lungometraggio di animazione di Patrice Leconte, già regista de Il marito della parrucchiera, L'uomo del treno. Presentato con successo allo scorso Festival di Cannes, già uscito in Francia e in altri Paesi d'Europa, il film, un musical noir tutto da ridere, sta per approdare, dal 28 dicembre, anche da noi. Ma gran parte del pubblico cui era diretto, ragazzini e adolescenti, non lo potrà vedere. Infatti la sesta commissione di revisione cinematografica presieduta dal professor Pieremilio Sammarco, visionato il film, gli ha assegnato il divieto massimo, ai minori di 18 anni.
Nette le ragioni della bocciatura: «Perché il tema del suicidio è trattato con estrema leggerezza e facilità di esecuzione, come fosse un atto ordinario o un servizio da vendere al dettaglio creando il pericolo concreto di atti emulativi di un pubblico giovane».
Una scena de «La bottega dei suicidi» |
Stupefatto il regista Leconte: «La vera aberrazione è questo giudizio. Ho fatto questo film pensando ai bambini, il suo messaggio è "la vita è bella". Forse quei signori hanno visto un altro film». Ma che cosa racconta di tanto scandaloso questa «Bottega» per meritarsi la pena capitale? Sentenza inflitta nel corso del 2012 a soli cinque titoli, in gran parte horror di serie zeta. Non è certo il caso di Leconte, autore colto e raffinato. Semmai un seguace delle orme surreali del Tim Burton diNightmare Before Christmas e La sposa cadavere.
La «Bottega» di Leconte è affollata di clienti depressi, smaniosi di farla finita nel migliore dei modi possibili. Secondo lo slogan del negozio: «Se hai fallito la tua vita, fa' che la tua morte sia un successo». A fornire gli strumenti giusti, corde, veleni, pugnali e quant'altro, ci pensano i due proprietari: Lucrece, sacerdotessa di intrugli letali come la sua omonima Borgia, e Mishima, esperto di lame come lo scrittore-samurai. Ma a metter in crisi la fiorente attività è la nascita di un pargolo, Alain, roseo e sorridente fin dal primo vagito. Una macchia per l'attività familiare, un eversivo detonatore di buon umore e gioia di vivere. Da grande trasformerà il mortifero e cupo negozio di papà e mamma in una allegra e colorata «creperie».
Il regista francese Patrice Leconte
«La chiave ironico-grottesca del film è stata colta ovunque tranne che da voi, evidentemente l'Italia è il Paese più moralista d'Europa - commenta amaro il regista - Prima di distribuirlo, in Francia sono state fatte proiezioni solo per bambini. Che hanno subito adorato la storia, il lato musicale e i topolini che fanno da coro greco».
Ma non è detta l'ultima parola. Il distributore non si arrende e fa ricorso. Già per oggi è previsto l'appello. «Altre due sezioni vedranno il film e lo valuteranno - annuncia Nicola Borrelli, direttore generale del Cinema al ministero - Se il loro parere sarà assolutorio, verrà tolto il divieto». «Se non accadrà ritireremo il film. Sarebbe assurdo farlo uscire con il divieto ai 18 anni», annuncia Sandro Parenzo della Videa. Oggi quindi il nuovo verdetto. Non sarebbe la prima volta che una commissione contraddice un'altra. Perché in fatto di cinema e di morale ciascuno ha le sue opinioni. E allora, onde evitare assurdi tira e molla censori, è forse tempo che il meccanismo della revisione cinematografica vada rivisto.
Nessun commento:
Posta un commento