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giovedì 17 gennaio 2013

LE ELEZIONI FINIRANNO, E SI TORNERA' A FARE DI CONTO



Come ha rilevato più di qualcuno, dopo avere a lungo sostenuto che le tasse sono inevitabili, perché servono a pagare i servizi, e semmai la colpa del fatto che siano così alte è di quei parassiti degli evasori fiscali, litania ascoltata per tutto il 2012, calmatasi solo un po' quando qualche decina di persone si è suicidata per non riuscire a pagare i debiti col fisco, ecco che le TASSE BELLE, come le definì il povero Padoa Schioppa, e comunque necessarie, sono rimaste orfane di genitori.
Chi le ha introdotte e/o aumentate, ora non se lo ricorda più, ed è una gara a chi promette di eliminarle, correggerle, abbassarle. In questo spettacolo, devo ammettere che il più sobrio è Bersani, ma con meriti relativi : lui è il leader di una parte che sul TASSA e SPENDI campa piuttosto bene.
Ciononostante, anche lui, in campagna elettorale qualcosa concede...poco e subito compensato da una bella patrimoniale ai ricchi, quelli che hanno più di un milione e mezzo di euro.
Che detto solo così suona pure bene, se non fosse non ci fossero decine di obiezioni da fare e che questo blog ha fatto più volte.
Chi fa più impressione da questo punto di vista è Monti. Perché vedete, che un imprenditore, e venditore di pubblicità, sia un po' bugiardo...beh a mio avviso ci sta. Certo, sarebbe il caso che al netto delle bugie qualcosa di buono rimanesse...Però Monti è un Preside della Bocconi, una delle più prestigiose università italiane, è uomo apprezzato nelle cancellerie d'Europa per sobrietà e serietà ! Che anche lui si metta a suonare il famoso piffero, dicendo che l'IMU non è colpa sua ( non è lui ad averla estesa alla prima casa ? ad averne inasprito gli importi ? ) , che il Redditometro lo leverà o quantomeno lo correggerà (??) , che l'IVA non sarà aumentate e la patrimoniale non ci sarà....beh sono tutte cose da fargli firmare col sangue !
Perché alla fine della fiera, se le cose vanno come si prevede, il nuovo governo vedrà Bersani e Monti insieme, con Vendola lì vicino, e sarà interessante vedere la conciliazione di tutte queste belle cose.
Intanto Giacalone ricorda agli smemorati alcune cosette, che invece è bene ricordare
Buona Lettura


Conti da fare
 
Quando, alla fine di febbraio, avremo finito di contare i voti dovremo tornare a fare i conti con i problemi irrisolti. Quelli dell’economia in primo luogo. Negli Stati Uniti è in corso la guerra politica del debito pubblico, cresciuto del 60% in soli cinque anni. Problema serio, per gli amici a stelle e strisce, ma senza dimenticare la grande differenza rispetto all’Europa dell’euro: loro governano la moneta e le iniezioni di liquidità hanno evitato la recessione. Che avvelena, invece, le nostre contrade. Ricordiamoci dell’estate 2011, quando attorno al tetto del debito statunitense si aprì, come ora, uno scontro durissimo. Poi trovarono l’accordo e la speculazione sui titoli del debito pubblico abbandonò le sponde atlantiche e sbarcò da noi, infiammando gli spread.
In Italia ci si contendono le penne del pavone, litigando su a chi vada il merito di avere domato quella crisi. Discussione oziosa: a. perché non è domata; b. perché l’unica politica che ha funzionato è quella della Banca centrale europea.
Fino a qualche settimana fa andava di moda sostenere che il governo Monti era stato efficace: alzando le tasse aveva imbrigliato il debito. Noi sostenevamo che non era vero, perché le tasse erano cresciute già prima, il bilancio pubblico era in avanzo primario (prima del pagamento degli interessi sul debito) già nel 2011, mentre il debito era ed è crescente. Capace di autoalimentarsi. Il centro destra aveva pudore nel rivendicare tali meriti, ben sapendo che la cura aveva aggravato la recessione. Ora la musica è cambiata, litigando su chi abbia la responsabilità della pressione fiscale crescente. Tutti.
La colpa è del modello secondo cui il gettito fiscale insegue la spesa. Una follia, alimentata da stucchevole moralismo fiscale, talché i tartassati debbano sentirsi anche in colpa. Quel modello è perdente, c’impoverisce e lascia che il debito cresca. Uno diverso non lo scorgiamo, in questa campagna elettorale. Il debito va abbattuto con le dismissioni e il modello di welfare va rivisto. Vale per tutti, ma in particolare per noi, che siamo partiti con il debito più alto e che abbiamo pagato il suo minore incremento in termini di maggiore recessione.
L’Italia è un Paese forte, ma con una classe dirigente in disfacimento. Ne usciremo, ma non è detto che le imminenti elezioni siano una tappa in tal senso.

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