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mercoledì 22 maggio 2013

GRAMELLINI E I QUARANTENNI CON LA PAGHETTA

 
Oggi leggevo l'editoriale  di Alesina sul Corriere che osservava, un po' desolato, come il patto tra generazioni che qualcuno nel governo pare voler proporre, con lavoratori più in là con l'età che accettano il part time o un pensionamento anticipato ( con qualche, non eccessiva, penalizzazione) da un lato e giovani che possono così occupare il posto che si libera, parzialmente o totalmente, dall'altro, fosse una sorta di resa all'esistente.
Insomma, siccome di riprendere a crescere, dopo praticamente 20 anni !!, non se ne parla, allora dividiamo in fette sempre più piccole la torta che c'è. Del resto anche i contratti di solidarietà hanno lo stesso principio ispiratore...per non licenziare nessuno, si diminuiscono le ore di lavoro, e con esse si accetta una riduzione di stipendio.
Può andare bene come emergenza, ma come sistema paese ?
Con questa trista domanda mi sono imbattuto poi nella rubrica di Gramellini sulla Stampa, dal titolo curioso : "Debiti e paghette". Leggendolo, mi è venuto in mente una battuta spassosa di  Battista, il comico romano. Il figlio che si deve sposare si rivolge al padre (Battista) dicendogli "Papà, mi servirebbero dei soldi..." e lui pronto "oh anche ame fijo mio...secondo te chi ce li potrebbe prestà ? ".
Ecco, per sdrammatizzare, la condizione di noi italiani mi sembra un po' questa.... tutti dicono che c'è bisogno di soldi per ripartire ( certo, immagino che se lo Stato fosse in grado di pagare 100 miliardi alle imprese creditrici, qualcosa di buono ne uscirebbe) ma non si sa come averli visto che l'Europa Merkel diretta da quell'orecchio poco ci sente...
Che dire ?  Speriamo che a Bruxelles Gramellini lo leggano...

Debiti e paghette

Un quarantenne su quattro vive grazie alla paghetta dei genitori. Detto con più precisione: secondo una ricerca commissionata dalla Coldiretti, in Italia il 28 per cento degli adulti fra i 35 e i 40 anni (mi rifiuto di chiamare giovane un quarantenne) ha bisogno del sostegno dei familiari. Perché è disoccupato, cassintegrato, parzialmente o saltuariamente occupato, superoccupato ma sottopagato. In ogni caso: preoccupato. Sono i numeri di un terremoto sociale. I nonni mantengono i figli con i soldi che avrebbero voluto lasciare in eredità ai nipoti. E quando il risparmio delle famiglie si esaurirà, magari dopo la prossima spremuta fiscale benedetta dalla signora Merkel, cosa ne sarà dei superstiti? E a chi venderanno i beni di consumo le aziende che, per fabbricarli a prezzi sempre più bassi, sono costrette a tagliare posti e retribuzioni?

Nel mucchio dei percettori di paghette ci sarà sicuramente qualche parassita indisponibile al sacrificio e una percentuale di illusi che si ostina a perseguire un corso di studi o un mestiere che la rivoluzione tecnologica ha confinato nel museo delle cere. Ma la maggioranza è composta da giovani o ex giovani disposti a tutto e condannati al niente. Torrenti di energia ristagnante. Il costo emotivo della crisi è superiore persino a quello economico. Penso all’umiliazione e al senso di fallimento di un adulto costretto a chiedere aiuto ai suoi vecchi. Chissà se in Europa qualcuno ha ancora la forza di fermare questo treno che corre verso il buio. Non è tempo di pagare i debiti del secolo scorso, adesso. Per pagare i debiti servono stipendi, non paghette. 

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