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lunedì 20 maggio 2013

LUI LA PICCHIA, LEI LO PERDONA. "LUI MI AMA". CHI DIFENDE LE DONNE DA SE STESSE ?


Quando mi capita di discutere di amori malati, e ce ne sono (anche perché per amore, ormai noi moderni intendiamo unicamente quello passionale, dove la patologia, intesa come sospensione completa della ragione, è sempre in agguato ) , spesso mi scontro con le mie amiche per due mie convinzioni :
1) perché ci siano i carnefici, ci devono essere le vittime. Che detta così, è lapalissiano, degno aforisma del compianto Catalano, che faceva ridere nella divertente e originale  trasmissione di Arbore (Ma la notte n...chi la ricorda ? ) proponendo ovvietà in modo serissimo. In realtà io parlo di collusione, di complicità della vittima. Molti danni potrebbero essere evitati o quantomeno limitati se non ci fosse questa componente masochista di chi subisce la prepotenza altrui.
2) La responsabilità verso se stessi (che è molto legata al punto 1 ma non è la stessa cosa).
Di esempi ce ne sono talmente tanti e così diffusi tra la gente normale che i casi eclatanti che finiscono in prima pagina non dovrebbero stupire così tanto. Io spero solo che la dissociazione mentale che colpisce tante persone non arrivi al punto da non cogliere l'assoluta identità tra la propria follia (in realtà fragilità caratteriale e psicologica) e quella che si legge o si si sente in tv.
Stavolta il caso clou è della ex miss che, presa a percosse e calci dal fidanzato, finisce all'ospedale dove si accorgono delle gravissime lesioni interne e le salvano la vita asportandole la milza.
Bene, che fa la bella fanciulla ? Perdona l'uomo che l'ha pestata, dicendo che sicuramente è pentito, che lei lo ama e che vuole che esca di prigione per tornare insieme con lui.
Di fronte a cotanta demenza che dire ? In America molte donne, singolarmente o tramite associazioni e gruppi vari, si erano scagliate contro Ryhanna, la cantante che aveva tenuto una condotta identica...
Personalmente, convinto assertore della libertà e anche della RESPONSABILITA' individuale, penso che alla fine ognuno è libero di fare quello che vuole, anche facendosi del male (mentre NON può farlo ad altri).
Certo, poi c'è la legge, e quindi la bella e un po' scema (poi dice che uno ha pregiudizi verso le bellone) Rosaria scoprirà con dolore che il suo perdono non basta a tirare fuori il suo bad boy. Anzi, forse è il caso che resti dentro, visto che la vittima è pronta a riconsegnarsi al domicilio del suo brutalizzatore.
E meno male che è così, che almeno queste bestie sappiano  che per quanto possano essere stati bravi a scegliersi delle cerebrolese che gli perdoneranno qualsiasi violenza, i conti con la legge corrono il ischio di doverli fare lo stesso.
Questo comunque il desolante articolo postato sul Corriere della Sera on line


«NON SI è RESO CONTO DI QUELLO CHE HA FATTO»

Caserta, la miss picchiata dal compagno
«Lo perdono e torno con lui»

Rosaria Aprea, 20 anni, in ospedale, ritira la denuncia:
«Sto male al pensiero che sia rinchiuso»

Rosaria Aprea,20 anniRosaria Aprea,20 anni
NAPOLI - La ventenne di Macerata Campania ricoverata da una settimana all'ospedale di Caserta dove lunedì scorso ha subito l'asportazione della milza in seguito ai colpi ricevuti dal suo compagno - che già in passato l'aveva picchiata e che ora è in carcere accusato di tentato omicidio - ha rilasciato ieri una intervista al Corriere del Mezzogiorno per dire che lei quel ragazzo lo ama e che vuole tornare con lui.

Nel suo letto nel reparto di Chirurgia d'urgenza, Rosaria Aprea si è anche lasciata fotografare per dimostrare che «non è vero che ho subito percosse», tesi a suo parere dimostrata dall'assenza di lividi o medicazioni sul volto, sulle braccia, sulla testa. All'addome, però, hanno dovuto operarla due volte in poche ore: prima per asportarle la milza e poi per fermare una emorragia interna che se, fossero passati ancora pochi minuti, avrebbe potuto ucciderla. E ancora oggi i medici non hanno sciolto la prognosi.

Rosaria questo lo sa, ma resta convinta che Antonio Caliendo, imprenditore ventisettenne di Casal di Principe con il quale esattamente un anno fa ha anche avuto un bambino, «non voleva sicuramente farmi male» perché, dice lei, «ci amiamo e non vedevamo l'ora di andare a vivere insieme con nostro figlio». E non che questo tentato omicidio abbia indotto Rosaria a cambiare idea: la convivenza con Antonio è una «cosa che io voglio fare ancora, perché l'amo».

Solo qualche giorno fa diceva cose diverse: «No, non ci torno assieme. Non lo odio, provo rabbia. Però lo so che adesso è finita». Ed era stata lei a denunciarlo, appena arrivata al pronto soccorso accompagnata dalla madre, perché lui, dopo averla presa a calci se n'era andato. Ora sostiene di averlo fatto in «momenti di semi-incoscienza», ma «dopo i primi giorni in cui mi sono sentita frastornata ho via via acquisito la mia lucidità e mi sono accorta di avvertire sempre di più l'assenza di Antonio». E adesso vuole «ritirare la denuncia perché immagino che questo possa aiutarlo a venire fuori da quel posto». Immagina male, Rosaria. E forse il suo avvocato, Carmen Posillipo, glielo avrà anche spiegato: per lesioni gravi come quelle che le ha provocato il fidanzato, la Procura procede d'ufficio. Lei può perdonarlo, se crede, ma il magistrato va avanti per conto suo. Lei, però, insiste: «Sto male al pensiero che sia rinchiuso in carcere. Non voglio che Antonio resti ancora lì dentro. Lo so che non si è reso conto di quello che mi ha fatto e voglio tornare con lui». Dice che vorrebbe «poterlo incontrare perché sono certa che si è pentito. Vorrei potergli dire da vicino: mi manchi tanto, vorrei tornare a passare le nostre serate assieme sul divano della tavernetta».

«Lo amo da morire», dice convinta. E ingenuamente non si accorge che nel suo caso quella frase rischia di esprimere una tragica verità.

1 commento:

  1. Come ho già scritto, non mi preoccupano loro ma il bambino di un anno che hanno avuto. Se vogliono stare assieme a massacrare e farsi massacrare, non ci sono problemi. Facciano pure. Non prima, però, di aver sottratto loro il bambino ed averne dichairato la adottabilità Ultima cosa, forse truce ma indispensabile: procedere alla sterilizzazione di entrambi, così da evitare che denneggiano altre vite innocenti.

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