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giovedì 23 maggio 2013

ZANDA E LA LETTERA DI RACCOMANDAZIONE . SEMPRE DIFFICILE ESSERE COERENTI


Zanda non ho ben capito se ci fa o proprio c'è (minus habens). Sicuramente è un uomo che ultimamente si segnala per iniziative improvvide, come se non l'avessero avvertito che Bersani non è più segretario, che il governo di cambiamento non s'è fatto, e al suo posto c'è quello con Berlusconi....
Oltretutto, siccome non è un semplice parlamentare, che allora tanto tanto, ma è stato nominato addirittura Capogruppo al Senato (certo che quelli del PD sto periodo non ne azzeccano una che una ), non è che si possa far finta di nulla, come se a parlare fosse una Puppato qualsiasi.
Odioso, come sempre, il moralismo d'accatto di chi a parole predica sempre il bene etico e poi razzola piuttosto male. Zanda ne è un campione, uomo raccomandatissimo, come il suo cv dimostra, che non ha esitato a raccomandare a sua volta. Io, come Maria Giovanna Maglie di cui riporto l'articolo dedicato al triste personaggio, non sono uno che si scandalizza facilmente. Anzi. Provo viceversa un gran fastidio per i moralizzatori un tanto al chilo, che poi, visti da nemmeno tanto vicino, si mostrano soggetti alle debolezze comuni dei più. Insomma, va bene dire le cose "giuste" (e Zanda manco questo riesce a fare ! ) , come raccomanda Sofri son, ma ogni tanto uno straccio di esempio toccherebbe pure darlo !
Spassosissimo il commento di Civati sull'iniziativa Zanda - Finocchiaro di istituite una legge dove solo i partiti, e non i movimenti, possono partecipare alle elezioni...“per vincere le elezioni dichiariamo ineleggibili tutti gli altri e forse le vinciamo”.  Poi, riflettendoci un attimo, ha aggiunto : "Potremmo riuscire a pareggiare anche in quel caso».
Buona lettura


Il moralizzatore

Zanda, l'anti-Berlusconi beccato a fare raccomandazioni

Il Corriere svela che il capogruppo Pd al Senato nel 2007 chiese all'Ama di Roma di assumere una persona che nemmeno conosceva


La Maglie su Zanda, l'anti-Berlusconi beccato a fare raccomandazioni
di Maria Giovanna Maglie
Non so voi in epoca di moralismo coatto, io contro le raccomandazioni non ho niente quando sono opportune segnalazioni di persone qualificate; ma se ti chiami Luigi Zanda e passi quasi tutta la tua vita politica  a mettere le mutande al mondo, se il tuo faro oscilla tra l’ingegner De Benedetti e Micromega, se pensi che Stefano Rodotà sia il nuovo che avanza e che il Cav deve andare in esilio (anche «per la sua condotta privata»), ridotto da te all’ineleggibilità che gli italiani si ostinano a rifiutare e neanche i tribunali ancora riescono a ottenere, se il 5 stelle che hai inutilmente adulato per mesi ora lo espelleresti a norma di rispolverato articolo di Costituzione - la più manipolabile piuttosto che la più bella del mondo -, se sei tutto questo, allora una lettera di raccomandazione da te scritta e sottoscritta è argomento di serio imbarazzo. Impeachment no, solo un po’ di sano ludibrio. A invalidare un minuto dopo le iniziative che il capogruppo del Pd al Senato assume, ci pensano infatti gli stessi esponenti del Pd nelle loro variegate correnti ed espressioni. Prendi l’ultima sulla proposta di legge partorita in compagnia di Anna Finocchiaro, due veri moderati insieme, e che consente solo ai partiti e non ai movimenti di correre alle elezioni. Renzi: «Questa proposta fa vincere Grillo»; Cofferati: «Inopportuna proposta anti-movimenti»; Civati più esplicito: «Questa legge secondo me ha un testo corretto, il problema è che forse è un po’ inopportuno che il Pd nello stesso giorno discuta l’ineleggibilità di tutti, tranne che di quelli del Pd. Come dire “per vincere le elezioni dichiariamo ineleggibili tutti gli altri e forse le vinciamo”. Potremmo riuscire a pareggiare anche in quel caso». Lui, Zanda, alla fine capitola, almeno rinuncia per un po’, fino alla prossima sortita, come ha fatto per il Cav senatore a vita o per l’ineleggibilità, accusa i colpi del fuoco amico e dichiara pensoso che il testo non è «intoccabile» e «se questo è il clima e l'accoglienza, a me la norma non interessa». Amen.
Il sardo moralizzatore, però, sulla famosa raccomandazione non ci ha ancora fatto sapere niente. Eppure ci sarebbe più di una ragione per sentirsi in obbligo di giustificarsi, scendendo per un attimo dal cavallo bianco del duro e puro. Infatti, il Luigi Zanda che nel 2007, sindaco Walter Veltroni,  mandò all’allora presidente dell’AMA (l’azienda dei rifiuti di Roma), Giovanni Hermanin, una lettera di raccomandazione per proporre l’assunzione di una persona, è lo stesso Luigi Zanda che nel 2010, quando la Procura di Roma iniziò a indagare sulle assunzioni poco trasparenti da parte del PdL nelle municipalizzate di Roma,  fu uno dei critici più duri di queste pratiche invereconde, tanto che  presentò pure un’interrogazione parlamentare urgente allo scopo di verificare se erano stati assunti parenti o amici di esponenti politici legati alla giunta di Alemanno.
Si chiama benaltrismo, doppiopesismo, fate voi, è pratica assai diffusa nella sinistra italiana. Uno Zanda il primo marzo del 2007 scriveva per raccomandare il dottor G.B, e chiedeva di «avere notizie sulle fasi istruttorie attraverso le quali l’istanza verrà esaminata»; un altro Zanda, quello di lotta, nel 2010 tuonava: «Alemanno si deve dimettere: ha una responsabilità diretta per gli interventi con i quali ha fatto assumere i suoi protetti».
Dice la chiacchiera romana che  Luigi Zanda soffra il confronto duro che la politica impone perché nato bene: suo padre, Efisio Zanda Loy,  uomo potente, capo della polizia di Stato nella  stagione del terrorismo, e cresciuto meglio, una carriera fulminante dagli uffici legali dell’Iri, poi consulente del ministero per la Riforma della Pubblica amministrazione, presidente del Consorzio Venezia Nuova, presidente e amministratore delegato dell’Agenzia per il Giubileo per un quinquennio, presidente della Quadriennale di Roma e della Fondazione Palaexpo, consigliere d'amministrazione della Rai in quota Margherita. L’uomo si è consentito il lusso di essere prima segretario e portavoce di Francesco Cossiga ministro degli Interni e poi presidente del Consiglio, poi  consigliere e  vicepresidente del Gruppo Espresso- La Repubblica, e non so se vi ricordate quale trattamento di linciaggio il gruppo inflisse a Cossiga presidente della Repubblica e picconatore. Infine Zanda è stato eletto senatore nel collegio di Frascati nel 2003, elezioni suppletive, senza avversario, perché  la Casa delle libertà non raccolse firme sufficienti; col cento per cento dei suffragi gli toccò anche la più bassa percentuale di partecipazione al voto dell’intera storia repubblicana, il 6,47 per cento. Magari un giorno si distrae dall’ossessione inquisitoria e ci racconta qualcosa sulla morte di Aldo Moro.

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