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giovedì 27 giugno 2013

FINITE LE MEDIE, TUTTI AL LICEO , SALVO PENTIRSI


In tempo di esami della scuola media inferiore, sento amici e conoscenti dissertare sulla scuola superiore a cui sono stati iscritti i figli, alcuni con vari dubbi di aver fatto bene.
Il problema è antico ed è peggiorato negli anni con la fissazione dei genitori per i licei, le scuole di "elité" , che magari un tempo ormai remoto lo sono state anche, che da tempo però hanno perso questa qualifica.
Del resto, per andare all'Università, non è più necessario aver fatto  il Classico (a Giurisprudenza non ti potevi iscrivere se non passando dal diploma di maturità Classica)  o lo Scientifico. Per fortuna, da un po', in alcune facoltà hanno introdotto il test di ingresso e il numero chiuso, che spero presto si estanda a tutte (a Medicina ha risolto il problema del sovrannumero di dottori, forse accadrà anche a Legge e Lettere, chissà ). .
Tornando ai licei, è impressionante il mercato di ripetizioni che è cresciuto dietro di essi. Ne parlava la bravissima Paola Mastrocola nel suo bel libro "Togliamo il disturbo" ( http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2011/05/licei-uber-alles.html ) parlando di luoghi dove nel pomeriggio i figli vengono mandati a "essere fatti studiare"  da altri che gentilmente, a pagamento, gli inseriscono  un gentile imbuto in gola o nell'orecchio
Perché i licei obbligatori ? Se ad un giovane non va tanto di studiare, o fa fatica, laddove avrebbe predisposizione ad altre materie, perché ostinarsi ?
Io sento di genitori pronti a "prostituirsi" (a Milano devono stare attenti...tira una pessima aria per cose di questo genere...) pur di vedere promossi o meglio non bocciati i figli. I certificati di psicologi che certificano difficoltà di apprendimento sono l'ultima carta che però, alla bisogna, viene spesa.
Pensate che bello : passare l'anno su certificato dello psicologo...
Dopodiché, i coartati da genitori frustrati al liceo, si ribellano dicendo sempre le solite cose di sempre : ma a che serve lo studio del Latino e del Greco ?
Francamente chi fa una domanda di questo tipo la potrebbe tranquillamente estendere a praticamente tutte le materie, perché non c'è mai , o quasi, un riscontro concreto tra ciò che si studia e la vita "fuori".
E', nelle speranze,  un bagaglio culturale e mentale, un allenamento di logica, memoria, capacità di analisi e di sintesi, che in teoria dovrebbero tornare buoni anche nel campo professionale (oltre che sociale, per chi ci crede).
Si tratta, a mio avviso, di instaurare  un dialogo poco costruttivo...chi fa quel tipo di domanda, ha semplicemente sbagliato portone, e infatti la ragazza che l'ha posta a Sergio Romano, ha intelligentemente capito che doveva semplicemente cambiare scuola.
L'ex Ambasciatore le ha comunque risposto.
Per quello che vale.


I DUBBI DI UNA SEDICENNE SULLA SCELTA DEL LICEO CLASSICO

Ho 16 anni e frequento il liceo classico della mia città, ma mi sto rendendo conto di aver fatto la scelta sbagliata, forse obbligata dai miei genitori. Non riesco a capire perché trascorrere ogni giorno delle ore sui libri di latino e di greco, quando si potrebbero studiare materie più semplici, contemporanee e utili. Mi piacerebbe sapere la sua opinione.
Laura Rossi
 
I DUBBI DI UNA SEDICENNE SULLA SCELTA DEL LICEO CLASSICOCara Laura,
Esistono licei con altri programmi di studio e lei non sarebbe la prima alunna che cambia indirizzo prima della licenza liceale. Ma vorrei cercare di spiegarle perché il «classico» sia stato considerato utile in passato anche per coloro che volevano diventare medici, ingegneri o architetti. I pedagoghi della scuola idealista erano convinti che gli studi umanistici fossero quelli maggiormente indicati per la formazione della personalità. Come l’aspirante pittore o scultore apprende la sua arte copiando le opere dei grandi maestri, così l’alunno sarebbe diventato uomo o donna, nel senso più completo della parola, se avesse dedicato una buona parte del suo tempo allo studio della storia antica e moderna, alla lettura dei classici, alla riflessione sul pensiero dei maggiori filosofi. Il latino e il greco sono considerati importanti, in questa prospettiva, per almeno due ragioni. In primo luogo permettono di «assaggiare » i classici. So che la grande maggioranza degli allievi non sarà mai in grado di leggere nell’originale un intero poema greco o latino. Ma lo studio della lingua e gli esercizi di traduzione rendono l’opera meno lontana nel tempo, più amica e comprensibile. L’Italia è piena di vestigia romane e, indirettamente, greche. Le nostre chiese sono tappezzate di targhe latine. La Chiesa Cattolica parla latino, anche se molto meno di quanto accadesse in passato. Il latino è la lingua in cui Benedetto XVI ha dato le sue dimissioni. Non sono mai stato un latinista o un grecista, ma rifiuto di considerare il latino e il greco lingue straniere. Esiste una seconda ragione. Mentre le lingue contemporanee servono a usi immediati e vengono spesso imparate a orecchio, il latino e il greco possono essere appresi soltanto smontando uno alla volta i pezzi delle coniugazioni e delle declinazioni, entrando nei ritmi della sua sintassi, risalendo all’etimo dei suoi vocaboli. Questo non è soltanto un esercizio linguistico. È anche una scuola di logica; ed è questa la ragione per cui il liceo classico non è soltanto la scuola dei letterati, ma anche quella dei matematici e dei fisici.

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