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domenica 30 giugno 2013

IL RITORNO DI OSCAR. A PICCOLI PASSI. MA MAI PIU' IN POLITICA


Piano piano Giannino sta tornando. L'altro giorno in tv da Vespa, oggi in una chiacchierata intervista al Corriere della Sera. Non so se il brutto inciampo in cui è incorso lo abbia cambiato o semplicemente, e saggiamente, si muove con prudenza e cautela. Sta il fatto che i suoi toni sono molto più pacati di un tempo, dove il nostro tendeva ad essere assertivo e sicuro di sè. Questa predisposizione si era particolamente accentuata quando si era lanciato in politica, dove alla sicurezza ostentata in materia economica fiscale aveva aggiunto una - fatale - dose di moralismo. Lui era a capo di un nuovo movimento che tra le sue novità non aveva solo- e invece bastava e avanzava - ben 10 punti liberali pressoché rivoluzionari per la società italiana, e finalizzati a "fermare il declino", bensì il volersi differenziare dalla vecchia politica per la trasparenza e la limpidezza dei suoi protagonisti. Che tra l'altro , a differenza del resto (che in Italia la vera rivoluzione che mai si farà è proprio quella liberale) , non era nemmeno un marchio originale perché tutti i "nuovi" runner si proponevano così : Monti, con Lista Civica (e pazienza se si portava Casini e Fini...) , Ingroia con Rivoluzione Civile (certo, aveva Di Pietro..fiocinato dalla Gabanelli) ma soprattuto Grillo con il movimento della mitica RETE.
In realtà, solo quest'ultimo ha fatto il pieno con lo slogan della politica "nuova", e a quanto pare è già entrato in grosse difficoltà con gli eletti, che, con la scusa del dispotismo, è bastata la questione della diaria a smottare il M5Stelle . L'aveva ben previsto Micciché dopo le elezioni siciliane : "aspettate che gli eletti a Palazzo Normanni abbiano contezza di quanto valgono stipendi e indennità a cui dovrebbero rinunciare, per non parlare del resto..e vedremo quanto dura la loro diversità...".
Giannino è stato crocefisso per aver millantato titoli che non possedeva...una figuraccia, resa però ancora più pesante dal suo avere alzato l'asticella morale. Che è la stessa cosa che è toccata alla Idem. Che ha fatto in fondo l'ex ministro ? ha barato sulla prima casa per pagare meno imposte...Suvvia, roba da qualche centinaio di euro, forse migliaio, ma sempre poca cosa. Però lei era quella della società civile - ancora di più , della razza pura degli sportivi (certo, si dopano i normali..., per non parlare delle scommesse...) - che non concepiva (ma erano in tanti prima di febbraio ) come in Italia si fosse potuti arrivare all'assuefazione agli imbrogli e alle corruzioni. Forse, visto quanto accaduto,  lei che è tedesca e si è così italianizzata potrebbe spiegarlo a noi....
Giannino non ha fatto impicci fiscali (pur tuonando, e giustamente, contro lo stato ladroooo, e l'insopportabile vessazione del fisco ), non ha commesso reati, non ha vinto concorsi grazie a titoli mai posseduti.
Si è vantato, scioccamente, visto che le persone lo seguivano perché convinte dalle sue idee e dal suo modo di proporle, mica facendo la conta di lauree e master (da questo punto di vsta Monti era inarrivabile no ? eppure guardate la fine che ha fatto..). L'ha pagata carissima, e l'ha fatta pagare anche alla sua creatura che chissà, forse senza questo piccolo scandalo faceva il miracolo di entrare in Parlamento. Non credo francamente sarebbe avvenuto, e GIannino ben se ne rendeva conto cercando di trovare alleati e prendendosi il biasimo , fino all'insulto da parte dei liberisti duri e puri (gente che vive veramente nel mondo dei sogni...) , di coloro che rivendicavano la giustezza e qundi la non contaminazione del PROGETTO.
Io, pur ben consapevole dell' ormai inutilità, ho votato ugualmente FARE a febbraio, come riconoscenza all'impegno di persone che avevano avuto l'idea e il coraggio di portare avanti un movimento liberale.
Forse ho sbagliato, insieme ad altre 380.000 persone, che se ci fossimo turati il naso e avessimo votato il PDL quantomeno c'eravamo risparmiati la pantomima di Bersani e la compravendita dei grillini, che la maggioranza alla Camera sarebbe stata di centrodestra. Ma sono discorsi sterili.
Tornando a Giannino, sono contento del suo ritorno. E' stato l'alfiere di FARE, quello che si è speso più di tutti, anche di Boldrin, che oggi ne è divenuto il coordinatore, e che obiettivamente si battè con quasi altrettanta generosità. MA NON con la stessa efficacia, perché, ammettiamolo, Giannino è (era ?) simpatico , accattivante, mentre Boldrin proprio non riesce a tenere a bada la sua supponenza.
Di Zingales nemmeno parlo.
Buona Lettura




con «italia aperta» prova a rilanciare la cultura liberal

«Il governo? Non sa che spese tagliare»

Oscar Giannino torna a dire la sua dopo l'esperienza alla guida di «Fare per fermare il declino»

Oscar Giannino con la moglie a Milano (Splashnews)Oscar Giannino con la moglie a Milano (Splashnews)
«Per me quella è una parentesi chiusa, non tornerò indietro». Non si fa neanche a tempo a nominargliela che, al solo accenno, Oscar Giannino sembra quasi saltare sulla sedia. «La politica? Ho pagato il mio errore amaramente, e giustamente, ma dalle lezioni si impara, soprattutto quando sono meritate per errori propri» dice a Corriere.it. Giornalista economico e analista, in pochi mesi Giannino s’inventò «Fare per Fermare il Declino». Ma dopo il naufragio del progetto politico, e le dimissioni da coordinatore per le note vicende a base di titoli accademici mai realmente conseguiti, l’ex voce di Radio 24 non vuole neanche sentir parlare del partito, oggi guidato dall’economista Michele Boldrin: «Di Fare parla l’attuale leader. Ho già fatto l’errore di candidarmi da solo allora, mentre si sarebbero dovuti candidare tutti i fondatori insieme. Perciò preferisco non fare di nuovo pasticci con la politica». OSSERVATORE POLITICO - Ma chi è oggi Oscar Giannino, l’ex leader di partito? «Un giornalista, come lo è sempre stato, e premetto che oggi parlo solo in qualità di osservatore. Sono tornato alla mia professione di sempre, anche se insieme mi occupo di consulenza per le imprese». Da pochi giorni, infatti, è tornato a scrivere dei temi di sempre, Stato e impresa, sul Messaggero e Panorama. Ma il desiderio nascosto, neanche tanto però, è quello di tornare in radio. «L’informazione in radio è quello che so fare. C’è un contratto in essere con Radio 24, e proprio in questi giorni sono in attesa di conoscere le intenzioni dell’azienda, anche perché dovrei ricominciare giusto a luglio». Nonostante tutto, però, l’occasione per sentire l’ex leader di Fare arriva, ancora una volta, proprio dalla politica.
«ITALIA APERTA» - Solo pochi giorni fa è nata «Italia Aperta», un nuovo think tank liberal che annovera tra i suoi fondatori Alessandro De Nicola, Nicola Rossi, Pietro Ichino, Guido Tabellini e, appunto, Oscar Giannino. Un modo per uscire dalla porta e rientrare dalla finestra? «Assolutamente no. Per quel che mi riguarda sono solo un sostenitore, e la mia adesione non è certo un modo per rientrare in politica, ma per portare avanti le mie convinzioni su un’economia di mercato, aperta alla concorrenza». Questa, infatti, l’idea di fondo dell’associazione, nata con l’intento «di dare le pagelle alle misure concrete della politica, e per far risaltare le idee liberali. Tra i fondatori, però, ci sono anche orientamenti diversi, democratici, accomunati dall’idea che l’Italia debba uscire dall’eccesso di spesa pubblica e dal mantenimento di saldi invariati per mezzo della leva fiscale» dice Giannino. Da qui alle ultime misure economiche del governo Letta il passo è breve. «Lo slittamento di Iva e Imu con il gioco tre carte sulle coperture è un limite di fondo del governo, che non ha individuato spese da tagliare senza causare effetti recessivi, da usare per abbattere costo del lavoro e pressione fiscale. E il quadro del periodo 2009-2012 è chiaro: il minor deficit pubblico è stato pagato dai contribuenti, lo Stato l’austerità non l’ha vista». Così, nonostante la débâcle elettorale di febbraio con Fare, la frustrazione per non poter incidere direttamente in parlamento sui provvedimenti di natura economica pare evidente.
ENDORSMENT - Tanto da spingere Giannino ad un endorsement più o meno diretto a Scelta Civica, al contempo velato da una forte disillusione: «Continuo ad avere stima nei confronti di Mario Monti, ma Scelta Civica è alle prese con difficoltà di cui non sono sorpreso, perché il mosaico messo insieme dal professore è troppo eterogeneo, e si vede. Peraltro, mi sembra che non siano stati neanche molto incisivi sui provvedimenti economici» confessa l’ex leader di Fermare il Declino. E il nuovo programma economico di Matteo Renzi, firmato dal deputato Pd Yoram Gutgeld? «Le idee sono buone, ma rispetto alle slide dell’anno scorso c’è meno mercato. Dismissioni e privatizzazioni sono sparite, si concentra tutto sul taglio dell’Irpef ai redditi bassi, e manca la diminuzione complessiva della pressione fiscale». In realtà è prevista la vendita delle case popolari agli inquilini. «Vero, ma se si cede il patrimonio, col ricavato poi si abbatte il debito pubblico, non si sostengono saldi diversi. Il problema è che il patrimonio pubblico ha redditività negativa, allo Stato costa mantenerlo, anche perché nelle aree dedicate risiedono occupanti che non ne hanno titolo» conclude Giannino, mettendo da parte gli abboccamenti che c’erano stati in passato con Renzi. Quel che non manda in soffitta, invece, è proprio la sua vecchia creatura politica, al contrario di quel che potrebbe sembrare. «Fare? Sono e resto un aderente, non me ne andrò dal partito. Parteciperò come iscritto, e da libero cittadino. Da questo punto di vista rimango ancora libero di farlo, no?»

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