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sabato 1 giugno 2013

LE DUE RAGAZZINE DI UDINE, ACCUSATE DI OMICIDIO, SEMPRE PIù BAD GIRL


Io sono un garantista convinto. I lettori del Camerlengo lo sanno, e alcuni sono anche infastiditi da alcuni "eccessi". Uno di questi una volta mi scrisse : "Stefano, ma qualche volta c'è un colpevole ? ". Era ironico evidentemente. In realtà io non mi batto perché tutti vengano assolti, bensì che vengano trattati da innocenti finché non verranno condannati, definitivamente e in un processo giusto. E' ben diverso.
Sono anche uno che, convinto della giustezza degli insegnamenti paterni, pensa che sia più importante assicurare la certezza della punizione, per chi commette un reato, rispetto a lavarsi la coscienza con l'inasprimento delle pene. Insomma, dire "non ti prendo, MA SE TI PRENDO !!!" ha una deterrenza scarsa.
Premesso questo, la storia delle due ragazzine di Udine, che confessano l'omicidio dell'anziano amico di famiglia reo di aver cercato di violentarle, non mi ha mai convinto. Troppe cose stridevano...anche e soprattutto nelle premesse. Perché mai due quindicenni avevano l'abitudine di passare ore con un signore di 66 anni ? Perché stare a pranzo con lui la domenica ?  Poi, il fatto. Loro che invece di scappare, chiedere aiuto - sono due, giovani, veloci, lui è anziano, sono in un prato poco frequentato a quell'ora ma non deserto (tanto è vero che il cadavere dell'uomo viene trovato appena mezz'ora dopo il delitto ) - reagiscono saltando addosso all'uomo, atterrandolo e soffocandolo. Poi scappano, una fuga folle, alla Thelma e Louise, senza contattare nessuno per ore e ore, per chiedere consiglio, per raccontare impaurite quello che è accaduto...
Solo incontrando per caso due ragazzi in treno, uno conosciuto, si sfogano, raccontano la vicenda e su consiglio di questi ( o del padre di uno di loro) decidono di costituirsi...
Fin dall'inizio PM e Giudice non gli credono, e le due vengono separate, trasferite in strutture protette, con l'imputazione di omicidio preterintenzionale. La legittima difesa va verificata, ma in realtà è tesi debolissima fin dall'inizio.
Adesso, dopo l'autopsia, indiscrezioni (le solite) rivelano che la posizione delle due si è aggravata : la dinamica del soffocamento dell'uomo non si concilia con un eccesso di difesa, con l'ipotesi di omicidio preterintenzionale. Il capo di imputazione sembra tornare ad essere quello peggiore : omicidio volontario.
Ma su questo tema mi fermo qui. C'è invece un altro aspetto che mi colpisce, ed è la conferma di miei dubbi iniziali, con inversione fin dall'inizio dei ruoli : l'uomo anziano vittima (colpevole...ma in genere le vittime un po' lo sono sempre) dell'intraprendenza e della furbizia delle due ragazzine, intenzionate a spillargli quattrini in cambio di piccoli (e forse crescenti) favori sessuali.
Magari, ad un certo punto, l'uomo si è ribellato alle pretese delle ragazzine, oppure è lui che ha preteso di più per dare loro i soldi che chiedevano, e da lì si è ingenerata una lite sfociata tragicamente.
Tutte illazioni, fantasie, che però un minimo di supporto, da testimonianze e circostanze fin qui racoclte, iniziano ad averlo.
Ecco l'articolo di cronaca sulla Stampa on line


“Le 15enni volevano uccidere”
Ecco la perizia che le incastra


ANSA
Le ragazze con il pensionato in una gelateria poche ore prima del delitto
Udine, svolta nell’inchiesta sul pensionato strangolato: tre fratture alla trachea
niccolò zancan

Tre micro fratture alla trachea. Tre piccoli segni di una storia che fa paura. Non è stata legittima difesa. Non è più un omicidio preterintenzionale. Le ragazzine di Udine hanno ucciso il pensionato Mirco Sacher stringendogli le mani intorno al collo, fino a togliergli il fiato. Omicidio volontario: questo racconta la perizia che verrà depositata la prossima settimana. Sacher è morto perché le due amiche di quindici anni, con cui si era appartato il pomeriggio di domenica 7 aprile, gli sono saltate addosso, si sono accanite, l’hanno soffocato. Non è morto d’infarto. «Nessuna concausa naturale». Piuttosto una battaglia fra la Punto bianca di Sacher, la strada e il pratone di via Buttrio.

Tutto, di questo delitto, sta prendendo una forma diversa da come appariva all’inizio. La dinamica, il movente, anche il contesto. Racconta una certa Italia del 2013. Materia per sociologi, genitori ed educatori. «Abbiamo scoperto un mondo dove il sesso è una semplice moneta di scambio», dice un investigatore. La parola esatta che usa per descrivere la scena non è riferibile, anche se avrebbe reso meglio l’idea.

Per quasi due mesi gli agenti della squadra mobile di Udine si sono immersi nella vita di Borgo Stazione, il quartiere dove le ragazzine arrestate passavano i loro pomeriggi. Zona di città vecchia. Crocevia principale. Il McDonald, due kebab, le panchine della fermata dei pullman, i ragazzi delle bande sudamericane, i maghrebini, gli italiani degli istituti tecnici. Il tenore di vita comune prevede - secondo quanto starebbe emergendo - alcune spese imprescindibili: bere, fumare, sballarsi, vestirsi bene, avere un telefono carico, possibilmente alla moda. E proprio intorno a queste esigenze da soddisfare, si sviluppa la trama del delitto di Udine.

Bisogna tornare al cadavere di Sacher, al pomeriggio di domenica 7 aprile, ai suoi pantaloni abbassati, così come viene fatto ritrovare. A quella che adesso viene ritenuta, senza mezzi termini, «una messa in scena». Le ragazzine erano scappate guidando la sua auto. Dieci ore di psichedelia pura, in contromano, con il motore che si spegne, chiedendo aiuto ai passanti, facendo autostop, saltando su un treno sbagliato. Quel giorno avevano fumato hashish e bevuto Lambrusco. Volevano andare a Firenze, ma si erano ritrovate a Pordenone. Dove due amici incontrati per caso, infine, le avevano convinte a costituirsi. «Lo abbiamo aggredito perché voleva violentarci», racconteranno nel verbale di confessione, alle tre del mattino.

Ora si scopre che: l’ex ferroviere Mirco Sacher, 66 anni, amico di famiglia di una delle due ragazzine, aveva un rapporto di confidenza con entrambe. La perizia sui telefoni cellulari ha portato alla luce diversi messaggi. Quattro giorni prima del delitto, Sacher scrive un sms difficile da fraintendere: «Grazie. Ci penso ancora. È stato bellissimo...». Più volgare di così.

Mirco Sacher era cioè, secondo l’accusa, un pollo da spennare che si prestava al gioco. Foraggiava le ragazze, otteneva qualcosa in cambio. Agli atti ci sono due testimonianze importanti. La prima è quella di un ragazzino che ha ammesso di aver comprato una prestazione sessuale da una delle due arrestate, al prezzo di una ricarica telefonica. La seconda racconta la domenica precedente al delitto. Quel giorno un altro pensionato viene rapinato. Dove? In una strada molto vicina a via Buttrio. Da chi? Sempre dalla banda delle ragazzine, a cui spesso si aggiungeva una terza amica. Facevano intendere di essere disponibili, chiedevano soldi, scappavano, minacciavano denunce. Ecco gli ingredienti: sesso, denaro, ricatti.  

Si capisce lo smarrimento dei genitori. Qui, rispetto ad altri delitti italiani, le televisioni sono sempre rimaste fuori dalla porta di casa. I parenti non hanno mai rilasciato interviste, messo in piazza i loro sentimenti. C’è troppa solitudine da comprendere. Una realtà davvero dura da metabolizzare. La madre di una arrestata scoppia a piangere al telefono: «Chiedo scusa, ancora non me la sento di parlare. Il fatto è che è solo una bambina, alla fine».

Bambine. Soltanto bambine. Bambine terribili. Sono agli arresti in una comunità per minorenni. Anche l’avvocato Federica Tosel tiene un profilo basso: «Siamo di fronte a una tragedia. Vogliamo prima leggere le carte, capire bene». Eppure la frase chiave del delitto l’aveva pronunciata la stessa vittima, tre ore prima di essere ammazzato: «Dovete smetterla di mettermi le mani nel portafogli!». Era domenica mattina. Erano insieme al supermercato. Stavano comprando il vino che avrebbero bevuto, un pensionato e due bambine. Tutto doveva ancora succedere, ma era già una storia sbagliata. 

3 commenti:

  1. Per chi volesse approfondire , qui di seguito trova i post precedenti correlati :

    http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2013/04/omicidio-di-udine-thelma-e-louise-non.html

    http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2013/04/non-volevano-uccidere-ma-non-e-stata.html

    http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2013/04/e-gli-inquirenti-non-credono-alla.html

    http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2013/04/e-poi-non-ha-respirato-piu-i-primi.html

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  2. magari se il vecchio fosse stato meno porco e meno sfruttatore del disagio sociale di due ragazzine oggi sarebbe ancora vivo

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    1. Mi sembra un commento demente.
      Disagio sociale due ragazzine che vogliono soldi per il cellulare carico ? la maglietta griffata ? Mica facevano la fame eh ?? Che l'uomo fosse persona biasimevole, non ci sono dubbi, ma le due fanciulle non sono le vittime bensì le fruitrici dei pessimi istinti di lui. Sarebbe come dire che le escort e le olgettini di Arcore siano delle vittime....e non delle felice e più che consenzienti partecipanti. Questa NON è gente che vive nell'indigenza, ma persone che vogliono vivere al di sopra delle possibilità ( modeste ma dignitose) dei propri genitori. Forse non ha letto bene, ma queste si sono vendute anche ad un coetaneo ...

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