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domenica 30 giugno 2013

LE SIGARETTE ELETTRONICHE AIUTANO A SMETTERE DI FUMARE ? NON IMPORTA, CI SERVONO SOLDI, TASSIAMO ANCHE QUELLE


L'ha scritto alla fine, forse era la giusta premessa da parte di Alberto Alesina nello scrivere un pezzo contro la tassazione delle sigarette elettroniche...: "non sono un fumatore".
Non perché l'esserlo avrebbe necessariamente inficiato il suo ragionamento contro la tassazione delle sigarette elettroniche, però diciamo che sgombra il campo dal pregiudizio.
Ciò posto, l'economista attacca il provvedimento sotto vari aspetti. Intanto fa notare come, more solito, quando dobbiamo evitare una tassa l'unica cosa che sappiamo fare è metterne un'altra. In questo caso poi nemmeno è vero che la prima, l'IVA aumentata di un punto, sia stata effettivamente evitata, ma semplicemente rinviata. Dopodiché osserva come pur di rimediare soldi, senza mettere mani alle forbici (c'era da recuperare un paio di miliari, su 720 di spese pubblica !!!) , il Governo non esiti a tassare qualcosa che allo stato viene passato (non so se sia così effettivamente, ma mi pare plausibile) come strumento nato per smettere di fumare e comunque per diminuire la nocività derivante dall'uso delle sigarette normali. Quindi qualcosa che giova alla salute e oltretutto potrebbe comportare anche un risparmio sulla spesa medica pubblica.
Alesina non può nemmeno essere accusato di "benaltrismo", che è l'accusa che si rivolge a chi critica una soluzione (???) senza mai proporre valide alternative. Lui e Giavazzi da tempo si battono perché un governo italiano (ieri Monti, oggi Letta, non ha importanza il nome e il colore) proponga un piano di ben più ampio respiro : andare in Europa con un programma di tagli veri e ambiziosi che però vanno adottati progressivamente, allo stesso affinacare  un ugualmente ampio e serio piano di riduzione delle tasse sul lavoro , il tutto con date e step precisi e vincolanti. Nel frattempo ottenere il via libera per uno sforamento del deficit finalizzato esclusivamente a consentire il varo di questa nave, destinando il denaro recuperato sia per avviare immediatamente l'abbattimento delle tasse che l'avvio di opere infrastrutturali e lavori utili alla crescita economica (cosiddetta spesa costruttiva, diversa da quella corrente).
Interessante no ? Infatti non si fa.


Fisco e salute

Sigarette elettroniche: i costi di una tassa

Il governo sta meditando di tassare le sigarette elettroniche per rimandare di tre mesi l'aumento dell'Iva. La pressione fiscale, quindi, potrebbe salire: la si distribuirebbe solo in modo diverso e, forse, perverso. Le sigarette elettroniche servono anche ad aiutare chi intende smettere di fumare, permettendo una riduzione graduale del contenuto di nicotina. Tassandole, si renderebbe più costoso il tentativo di alcuni di migliorare il loro stato di salute.

Già che ci siamo, perché non tassiamo anche quei metodi farmaceutici che aiutano i fumatori a smettere? Sarebbero altri introiti per lo Stato. Ma, a parte il costo «morale» di una tale politica, si configura anche un costo economico. Ogni fumatore che non smette perché l'aumento del prezzo delle sigarette elettroniche lo scoraggia costerà alla sanità pubblica perché ha una più alta probabilità di ammalarsi.

Come mai, allora, il governo sta esplorando questa strada? Forse l'esecutivo ha fatto degli studi statistici per simulare gli effetti diretti e indiretti della maggiore imposta arrivando alla conclusione che non esistono i costi economici di cui sopra e che non si ritiene problematico tassare una attività che, almeno in parte, potrebbe migliorare la salute dei cittadini? Ma di questo studio non c'è traccia.
La terza ipotesi potrebbe essere una pressione delle lobby del tabacco, cioè di chi vende sigarette «normali». L'ultima ipotesi a me sembra la più probabile: è un tentativo disperato di trovare qualcosa da tassare che colpisca una minoranza (fra l'altro appunto una minoranza che andrebbe protetta) perché si è incapaci di toccare la spesa pubblica per evitare l'aumento dell'Iva. Questa scelta immagino verrà giustificata con un pretesto assurdo: dato che sono tassate le sigarette normali, vanno tassate anche quelle elettroniche. Un criterio di «giustizia» che non ha senso. Parafrasando don Milani: non vi è nulla di più ingiusto che trattare due cose diverse nello stesso modo.
Questa tassa sulle sigarette elettroniche dimostra due cose importanti. La prima è che spesso si prendono decisioni di politica economica senza studi adeguati per capirne gli effetti indiretti e di lungo periodo oltre a quelli diretti. Ovvero, più tasse uguale più soldi per lo Stato. La seconda è che il governo si sta muovendo con un approccio che dimostra disperazione per reperire qualche soldo «dal fondo del barile» invece che proporre alla Ue e agli italiani un piano pluriennale di politica fiscale che permetta di ridurre tasse e spese in modo da favorire la crescita senza violare di molto i vincoli europei sul deficit. Il governo deve «volare molto più in alto» della tassa sulle sigarette elettroniche.
PS. Io non fumo quindi non ho alcun interesse personale sulla questione.

2 commenti:

  1. Hanno dimostrato e dimostrano di non essere all'altezza della situazione.
    Tra non molto
    Chiuderanno 10 mila negozi di sigaretta elettroniche con i risultato che:
    Meno introiti x l'inps,irpef,camera di commercio e 10 mila disoccupati.
    Il risultato positivo è l'aumento delle tasse inique sul consumo delle ricariche

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