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mercoledì 26 giugno 2013

UNA SENTENZA CHE IMPRIGIONA SEMPRE DI PIù IL PDL A BERLUSCONI


Inevitabilmente, essendo la notizia del momento, si susseguono le analisi sulle conseguenze della condanna a sette anni comminata a Berlusconi dal Comitato di Salute Pubblica Ambrosiano. Ho già rappresentato la mia idea in ordine a questo processo tante volte, e da ultimo ieri " http://ultimocamerlengo.blogspot.it/2013/06/sansonetti-con-questa-sentenza-i.html ".
Oggi mi limito ad evidenziare un altro aspetto : la durezza della condanna. L'art. 317 prevede la pena minima di 4 anni, che, con la concessione delle attenuanti, può ulteriormente scendere, tanto è vero che la pena accessoria dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici può, in caso di condanna sotto ai 3 anni, diventare temporanea. Tutto questo non è stato minimamente preso in considerazione dai cittadini giudici (così si chiamavano all'epoca della rivoluzione francese...) che anzi sono stati più severi dell'accusa, che ne aveva chiesti 6. Libero ha elencato vari esempi di pene  comminate per reati come la soppressione  di cadavere ( Misseri, 8 anni ) , omicidio volontario (6 anni, Spaccarotella, il poliziotto che sparò e uccise Gabriele Sandri ) rapina e sequestro di persona (5 anni, Pasquale Palma), violenza sessuale e lesioni ( 6 anni, Mohamed Fardous, che stuprò una bolognese).... Berlusconi fece una telefonata per una raccomandazione. Lo fece esercitando pressioni ? Gli interessati dicono di no. Fu adottato un provvedimento contrario alla legge ? No, accade che la Questura in casi analoghi scelga di affidare il minore a persona adulta che si proponga di prenderlo in custodia. Certo, il fatto di essere il presidente del Consiglio metteva l'autorità di polizia in uno stato di difficoltà..è la tesi sostenuta da molti (ma non so se dai giudici...leggeremo a suo tempo le motivazioni) , ma comunque nello stabilire l'entità della pena va tenuto conto delle modalità del reato, dell'allarme sociale, del fatto concreto in sé . Qui una tipa di 17 anni e mezzo veniva consegnata ad un consigliere regionale su esortazione del Premier...
Quindi ogni qualvolta un ministro o un sottosegretario o un politico con incarico governativo fa una segnalazione per l'assunzione in un posto pubblico, scatta la concussione ...
Le Poste Italiane dagli anni 50 agli 80 andavano svuotate...tutti assunti così !
Crozza, meno divertente del solito, però un sorriso me l'ha strappato : " Sette anni per una telefonata ??!!!" No guarda le telefonate furono sette...." Ebbé, un anno a telefonata ? ma che gestore sei ? che tariffa applichi ????" .
Ciò posto, selezionerò i commenti che più mi sembreranno interessanti sulla questione, per offrire a chi vuole opinioni provenienti da diverse fonti.
Di seguito, quella di Ernesto Galli della Loggia


GLI EFFETTI DELLA SENTENZA DI MILANO

Una malsana immobilità

La sentenza di condanna nei confronti di Berlusconi, emessa dal tribunale di Milano, consegna ancora per chissà quanti anni i due maggiori protagonisti della politica italiana - e quindi, necessariamente, l'intera politica italiana in quanto tale - a una virtuale condizione di ostaggio. Oggi più che mai, infatti, sia il Pdl che il Pd sono soggetti su cui «si possono esercitare ritorsioni - così recita la definizione di «ostaggio» sullo Zingarelli - nell'eventualità che certe richieste non siano accolte».
Oggi come non mai il Pdl è ostaggio - verrebbe da dire di più: prigioniero politico - di Silvio Berlusconi. Che questi decida di liberarlo dalla sua presenza, di favorirne in qualche modo l'emancipazione, è, dopo Milano, assolutamente impensabile. Il Cavaliere ha bisogno del «suo» partito per restare un soggetto politico (e di quale stazza!, egli è tuttora il vincitore in pectore di ogni eventuale competizione elettorale), e in tal modo, grazie al proprio ruolo pubblico, oscurare e annullare le condotte della sua figura privata. Naturalmente, insieme al Pdl è tutta la Destra italiana ad essere ostaggio del Cavaliere, anche se si tratta di un ostaggio preda da un ventennio dalla «sindrome di Stoccolma». E cioè grata al suo padrone per i benefici insperati di cui egli l'ha gratificata evocandola dal nulla in cui era stata relegata dalla Prima Repubblica. Lo stesso nulla di personalità e di idee in cui a questo punto, però, la Destra appare destinata a tornare nel momento in cui Berlusconi cessasse (e prima o poi cesserà!) di essere il suo padrone. Riconsegnando così il Paese a quell'identico squilibrio organico tra Destra e Sinistra che lo ha afflitto fino al 1994.
Il Pd, dal canto suo, solo a prima vista sta meglio. Che se ne renda conto o meno, la sentenza milanese, infatti, lo consegna ancora più che per il passato in mano al sistema giudiziario e al suo establishment castale. A sinistra non sono molti, temo, coloro abituati a leggere sul Fatto Quotidiano le puntuali, documentate analisi critiche di un valente giurista e magistrato come Bruno Tinti circa la deriva politico-correntizia in cui è da tempo immerso il Consiglio Superiore della Magistratura e il tono malsano che esso così finisce per dare a tutto l'ordine giudiziario. Sono molti di più, invece, coloro che da anni vedono nella magistratura una preziosa alleata di fatto, capace tra l'altro di risultati politici molto più risolutivi di quelli ottenuti da un'azione e da una leadership di partito sempre, viceversa, ondivaghe e incerte. La clamorosa condanna di Berlusconi non può che suonare come una conferma di tutto ciò. E quindi dare ancora più spazio, se mai ce ne fosse bisogno, a quell'area giustizial-movimentista alla sinistra del Partito democratico che da sempre, con varie denominazioni, gli sta piantata come una freccia nel fianco. Proprio quell'area politico-culturale, va aggiunto, che finora ha impedito al Pd di essere davvero un partito «a vocazione maggioritaria», padrone del proprio operato, in grado di dare al Paese un governo di sinistra riformatrice sottratto ai ricatti di coloro che a sinistra detestano ogni riformismo.
Sia chiaro: nessuno pensa che la magistratura debba farsi condizionare dalle eventuali conseguenze politiche del suo operato. Ma da quando è accaduto che vent'anni fa tale operato è valso a disintegrare una maggioranza parlamentare, nonché il sistema dei partiti del Paese, sarà pur consentito, spero, di valutare quell'operato anche per i suoi effetti politici. Che nel caso di questa sentenza sono pessimi: suonando come una ratifica della paralizzante immobilità della scena italiana.

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