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sabato 13 luglio 2013

E IL QUIRINALE SI ARRABBIA SENTENDO PARLARE DI GRAZIA


Io a volte mi domando se per fare il giornalista, in particolare il Direttore e quei redattori coinvolti nella determinazione della linea del giornale, sia necessaria una certa dose di bipolarismo.
E' di tutta evidenza che informare è una cosa buona, cercare (inventare) degli scoop per vendere è un'altra. Allo stesso tempo è pure palese che l'informazione a tutti i costi non sempre coincide con il bene di un Paese , della sua collettività. E infatti negli Stati esistono i servizi di sicurezza, e la legge contempla il "segreto di stato".
Come al solito, è un problema di equilibri.
Sicuramente dare in anteprima la notizia dell'avviso di garanzia a Berlusconi, Premier Italiano e ospite del G8 a Napoli è stato uno scoop. Ha fatto bene all'immagine dell'Italia ? No. Come finì l'indagine ? Nel nulla. Però sicuramente il Corriere aveva fatto un bel colpo giornalistico.
Mi sta bene, però poi i giornalisti non si atteggiassero troppo a paladini mossi chissà da quali nobili intenti. VENDERE è l'intento, avere introiti pubblicitari è lo scopo vitale.
Se anche un giornale come il Corriere e un direttore come Paolo Mieli mostrano chiaramente queste priorità, mica ci scandalizziamo, però poi i giornalisti non parlassero come se il loro uscire in edicola è in funzione del bene del Paese. Fanno un lavoro, che ha aspetti positivi e meno.
 Venendo ad oggi, è evidente che certe soluzioni, quand'anche fossero percorribili, avrebbero bisogno della massima discrezionalità, di un procedere a fari spenti, e alla fine, se si decide di adottarle, farlo velocemente.
Un esempio, la Grazia a Berlusconi in caso di condanna definitiva. Non mi pare un rimedio valido, anche perché le condanne potrebbero essere  più di una alla fine,  e che fa il Presidente ? Lo grazia ogni volta ? Ma a parte questo, che senso ha parlarne sulla prima pagina del giornale se non per rendere assolutamente impercorribile quella via ? Siccome Libero è giornale amico del Cavaliere, che senso ha questa sua uscita ? Semmai poteva essere una notizia proposta dal Fatto o da Repubblica, con il chiaro intento di disinnescarla. Invece lo fa Belpietro... Mah.
Ciò detto, va anche sottolineata la particolare asprezza della nota del Quirinale. D'accordo, si sa che il Colle ha in assoluta antipatia i giornali radicali, e quindi Libero e il Giornale da una parte, il Fatto dall'altra. Qualche rampogna è toccata pure a Massimo Giannini, di Repubblica.
Però, detto della stupidità politica di fare editoriali su una simile eventualità, perché scaldarsi tanto ? Mica il giornale ha scritto che il Presidente DEBBA adottare una soluzione del simile. Quanto al fatto che non c'è nessun fascicolo aperto sulla questione...mi pare un'idiozia talmente grande che sembra impossibile sia espressione di una nota presidenziale. Ovvio che non c'è ! Nemmeno c'è una condanna se è per questo. Libero IPOTIZZA che la sentenza sarà sfavorevole a Berlusconi, e rappresenta uno scenario possibile. Per me ha fatto malissimo a farlo, ma non ha commesso un peccato di lesa maestà.
Ma il nostro Presidente ha già dimostrato in varie occasioni che la suscettibilità è tra i suoi umani difetti.
Ecco l'articolo sulla questione pubblicato dal Corsera, che prima si dedica alla proposta di legge di alcuni senatori del PD per la trasformazione della ineleggibilità prevista dalla tornata famosa legge del 1957, in incompatibilità (Berlusconi può restare senatore solo se vende Mediaset).

DURA NOTA DEL COLLE DOPO LE INDISCREZIONI PUBBLICATE SUL QUOTIDIANO «LIBERO»

Il Quirinale e la grazia a Berlusconi
«Analfabetismo e sguaiatezza istituzionali»

Il Pd presenta un ddl sul conflitto interessi: sostituire il principio di ineleggibilità con quello di incompatibilità

 
Silvio BerlusconiSilvio Berlusconi
Berlusconi da ineleggibile a incompatibile? Mentre l'ipotesi di un provvedimento di grazia per risolvere i problemi giudiziari del leader del Pdl viene sonoramente bocciata dal Quirinale («Analfabetismo istituzionale»), il Pd tenta di aggirare l'altra grande questione del momento, quella dell'eventuale ineleggibilità di Silvio Berlusconi, presentando al Senato un ddl per risolvere la questione del conflitto d'interessi: si tratterebbe di sostituire il principio di ineleggibilità con quello di incompatibilità nella legge 361 del 30 marzo 1957 . Il testo è stato depositato a palazzo Madama ed è sottoscritto da oltre venti senatori: i primi firmatari sono Massimo Mucchetti, presidente della commissione Industria, e Luigi Zanda, presidente del gruppo Dem. IL DDL - La modifica non prevede l'immediata decadenza dal mandato parlamentare in caso di conflitto d'interessi, ma consente all'eletto di scegliere tra la politica e l'azienda. Per rimuovere la causa di incompatibilità, spiegano i senatori, «l'azionista di controllo eletto parlamentare deve conferire entro 30 giorni a un soggetto non controllato nè collegato il mandato irrevocabile a vendere entro 365 giorni le partecipazioni azionarie a soggetti terzi, cioè senza rapporti azionari nè professionali con il venditore e comunque a soggetti diversi dal coniuge, dal convivente more uxorio e dai parenti fino al quarto grado e affini fino al secondo grado, nonchè a soggetti diversi dagli amministratori delle società».
CORSA CONTRO IL TEMPO - Il ddl difficilmente si potrà applicare al caso dell'ex premier, a meno che il provvedimento non venga approvato di gran carriera prima che la giunta per le elezioni del Senato abbia preso una qualche determinazione. Se così fosse, e passassero le nuove norme, il leader del Pdl si troverebbe a decidere se accettare la 'conditio sine qua non' di vendere le aziende per restare in Parlamento. Il nodo, quindi, non è tanto il ddl quando i tempi di approvazione: lo stesso Mucchetti ha sottolineato che ora il testo «dovrà essere consegnato alla commissione Affari Costituzionali», mentre non è detto che la giunta «arrivi subito a una decisione, ci sarà un'istruttoria».
LE REAZIONI - Immediato il commento di Beppe Grillo, che subito dopo la presentazione del ddl ha twittato «I fedeli alleati del pdmenoelle, più fedeli del cane più affezionato», aggiungendo sotto il commento il link a una vignetta del blog «Tzè tzè» nella quale Berlusconi è ritratto a letto con Bersani.
QUIRINALE-LIBERO - Intanto sulla questione di una eventuale grazia a Silvio Berlusconi, ventilata da due giorni su un quotidiano, ambienti del Quirinale spiegano che «queste speculazioni su provvedimenti di competenza del capo dello Stato in un futuro indeterminato sono un segno di analfabetismo e sguaiatezza istituzionale». Nessuna pratica sulla grazia giacente sulla scrivania del capo dello Stato, dunque. Ma a risponde il Quirinale? L'apertura del quotidiano Libero di venerdì era: «Grazia a Silvio. Ci sta anche Letta». E poi ancora nel sommario: «Napolitano gli ha prospettato la soluzione estrema per salvare il governo e il premier ha preso atto». Si tratta di «una delle abituali provocazioni di certi giornali che per la loro sguaiatezza e rozzezza - sottolineano ambienti del Quirinale - dal punto di vista istituzionale non meritano alcuna attenzione e alcun commento».

2 commenti:

  1. GIANLUCA BELTRAME

    na cosa è inventare notizie di sana pianta (è il caso di Libero: ipotizzare non è giornalismo: o puoi provare una cosa oppure stai zitto), altra è dare notizie che possono disturbare il manovratore. E questo scrupolo non c'entra una cippa col giornalismo. A meno che non si intendano gli estensori degli articoli come impegnati nell'agone politico, militanti che indossano un elmetto (di quale parte a me non interessa). Questi però si chiamano agit prop. I giornalisti sono altra cosa

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    1. Caro Gianluca, oggi sono molte le testate che della militanza fanno un vanto. Scalfari è orgoglioso che REpubblica sia un giornale partito e critica aspramente il Corriere con il suo vellitario terzismo. Quanto ai giornalisti in generale, probabilmente c'è da fare una distinzione tra commentatori e quelli che cercano le notizieper poi pubblicarle. Quanto poi il cinismo di certo giornalismo possa fare del male, è piena la letteratura e la cinematografia. E' un lavoro. Come tanti altri. E come ogni lavoro c'è chi lo fa seguendo delle regole, facendosi degli scrupoli, e chi no. Quanto ai "retroscena" di cui tutti i giornali sono pieni, con puntuale smentita dei fatti in essi raccontati, non sono una specialità del giornale di Belpietro. Maria Teresa Mieli oggi scrive che Renzi sicuramente si candiderà. E' una notizia ? Lo sarebbe, ma viene messa nei "retroscena", l'angolo delle cose "ufficiose

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