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giovedì 18 luglio 2013

ORMAI NON PASSA GIORNO SENZA CHE RENZI "ESTERNI" . MA UNA VACANZA ?


Io sono stato uno dei primi elettori di centrodestra che guardò con speranzosa curiosità e anche apprezzamento al sorgere dell'astro Renzi. . Era l'autunno del 2011 quando scrissi 4 post per raccontare il Renzi pensiero di allora espresso nel suo primo libro "FUORI !" ( di recente ho letto quello "oltre la rottamazione"...) , e lo sostenni nelle primarie contro Bersani, deciso a votarlo alle politiche se, clamorosamente (le previsioni gli erano nettamente sfavorevoli e infatti è stato sconfitto, sia pure riportando un notevolissimo 40% di voti,  ), l'avesse spuntata.
Tutto questo per dire che potrei definirmi un "renziano" , almeno in pectore.
Da febbraio sono molto perplesso. La non vittoria di Bersani - ma forse anche l'ex segretario oggi è disposto a chiamarla per quello che politicamente è stata, una sconfitta - e l'impossibilità di un governo solido, hanno riaperto a Renzi scenari ambiziosi. Intanto, dopo il fallimento del tentativo bersaniano di formare un governo, è stato tra la triade dei nomi candidati a Palazzo Chigi , insieme a Letta ed Amato. Poi, con il governo di larghe intese così indigesto a tanta parte del PD  ( ma che al momento della cocciuta, pervicace rincorsa al "governo del cambiamento", dove lo smacchiatore sconfitto aveva lungamente corteggiato il M5S pur di varare un esecutivo affrancato dal PDL, lo stesso Renzi aveva definito  la grande coalizione come l'unica soluzione possibile),  il sindaco di Firenze ha cominciato a scalpitare perché Letta getti la spugna e Napolitano rimandi il paese alle urne.
Nel contempo, vari sgardi al centrodestra, primo in ordine cronologico l'affossatura di Marini come presidente della Repubblica , poi la candidatura di Prodi, successivamente le battute e gli attacchi a vari esponenti di un partito oggi comunque alleato e infine l'attacco frontale ad Alfano per la vicenda kazaka.
La sensazione, che può essere sbagliata, però registro non essere solo la mia, è che Renzi stia esagerando in presenzialismo e tatticismo. Inoltre si sta spostando a sinistra...forse è indispensabile per diventare segretario del PD, però non so se alla resa dei conti sono più i consensi che perde rispetto a quelli che guadagna.
Divertente nella sua ironia l'articolo che gli dedica Gian Antonio Stella del Corsera, che nota come nel nuovo anno il Sincado di Firenze è l'uomo più "notiziato" d'Italia, e così continuando, potrebbe anche stufare.
Buona Lettura


Proclami e tattiche

Salvate il soldato Matteo (da se stesso)

Il rischio di disperdere in una alluvione di dichiarazioni
la simpatia accumulata 


È arrivato mezzogiorno, e taceva. Si sono fatte le tre, e taceva. È trascorso il meriggio, e taceva. Al calar della sera galleggiava nell'aere un'inquietudine leggera: perché non parla? Erano mesi, infatti, che non faceva mancare la sua parola per un'intera, lunghissima, interminabile giornata. Alle 19.43, giusto per i Tg, Matteo Renzi ha finalmente rotto il silenzio. Ed è venuto giù, come sempre, il diluvio.
INIZIA A PARLARE - Sia chiaro, le cose che ha detto sono serissime. Di più, condivisibili: «Io sto con le forze dell'ordine. Perché scaricare su servitori dello Stato tutte le responsabilità senza che venga mai fuori un responsabile politico è indegno per la politica. E per l'Italia». C'è chi dirà, a destra, che non è andata così e che Alfano è stato davvero menato per il naso dai funzionari e che anche questa sortita dell'astro fiorentino fa parte della lunga campagna elettorale che ha nel mirino come obiettivo immediato Enrico Letta.
TROPPE DICHIARAZIONI? - Sia chiaro anche che, con tanti compagni di partito che da anni gli ripetono «sta' zitto, lascia parlare i grandi» con l'aria dei vecchi barbieri che mettevano in riga i «ragazzi spazzola», il sindaco di Firenze ha ottime ragioni per non tacere. Le premure esercitate su di lui perché se ne stesse «bono bonino» ad aspettare il suo turno (domani, posdomani o forse nel 2036 quando in fondo avrà solo l'età di Bersani...) sono state talmente tante che solo la Beata Teresa Manganiello, che fece il voto del silenzio perpetuo, avrebbe potuto tacere. Detto questo, per amor di Dio, salvate Renzi da Renzi. Proprio chi pensa che non sia per niente leggerino e che dietro l'aria sbarazzina si regga su una spina dorsale d'acciaio (quell'ambientino che è il partito buro-geronto-democratico si sarebbe ingoiato qualunque altro «ragazzino» quarantenne avesse osato affacciarsi) si chiede infatti: ma non parlerà un po' troppo? Insomma, a forza di esibirsi non solo su battaglie giuste ma su un ventaglio incontenibile di varia umanità, non finirà per passare, per dirla coi vecchi fiorentini, per un «cianciatore»? Col rischio di disperdere in una alluvione di dichiarazioni misto fritto il patrimonio di simpatia, fiducia, credibilità accumulato?
SESSANTA INTERVISTE - Per dare un'idea: nell'ultimo anno, stando alla banca dati della Camera, ha dato 60 interviste. Una ogni sei giorni. Senza contare quelle ai giornali, alle televisioni e alle radio locali. Un record difficile da battere. La sola Ansa nel solo ultimo anno ha lanciato, con Renzi nel titolo, 4357 notizie. Molte di più di quelle dedicate a Giorgio Napolitano (4294) e perfino a papa Francesco, che pure rappresenta una «novità» addirittura più grande e vistosa che non l'irruzione del sindaco. Certo, molto spesso Renzi non è il soggetto ma l'oggetto di parole altrui. E c'è chi lo ama e chi lo disprezza, chi lo attacca e chi lo difende... Il più delle volte, però, è lui che accusa, esulta, ammonisce, vezzeggia, invita, denuncia, ipotizza, ammicca, esorta, s'indigna... Un mucchio di volte ha il merito di dire cose che vanno prese sul serio. Sulla necessità di svecchiare (anche se pare avere accantonato il verbo «rottamare») la classe dirigente del Paese, di dare più spazio alle donne, di procedere a riforme radicali perché sono decenni che andiamo avanti coi piccoli passi finendo per restare fermi, di cambiare subito al Senato, di abolire le Province, di puntare sulla ricerca e così via... Tutti temi sui quali ha spesso ragione da vendere e ha spalancato varchi importanti per parlare a un elettorato col quale la sinistra non era mai riuscita ad aprire un dialogo. E di questo, piaccia o no a chi fa le battutine («Renzi è la cosa più di destra nata a sinistra») gli va reso merito.
UN UOMO CHE DIVIDE - È un uomo che divide? Sicuro. Basti leggere quanto dice in tema di lavoro: «Per me è più di sinistra pensare a chi non ha lavoro che discutere delle tutele più o meno corrette per chi invece il lavoro ce l'ha. So che non è la linea della Cgil e che parte del gruppo dirigente della Cgil mi detesta. Ma la penso così». Ha ragione? Ha torto? Opinioni libere: ma ha il merito d'essere chiaro. E Dio sa quanto ne abbiamo bisogno. In parallelo a questi quotidiani affondi su tutti i temi centrali, però, il giovane leader nascente si è esibito in una lista infinita di show. Ed ecco uscire biografie in cui il parroco don Giovanni Sassolini narra che il giovinetto seguì «con entusiasmo tutto il percorso da lupetto a capo» negli scout amati in famiglia e che «a una riunione dei capi del Valdarno rottamò in pubblico le idee del babbo Tiziano» e che l'amico Paolo Nannoni ricorda come «imparò a leggere il giornale a cinque anni» e che quando cominciò la primina «sapeva già leggere e scrivere e tenere di conto» e che il babbo «due volte l'anno con la moglie va a far visita alla Madonna di Medjugorje» e che lui stesso, Matteo, rammenta «che la mamma lo ha incantato raccontandogli la vita di Bob Kennedy».
MONDANO - Ed eccolo ancora in un servizio su Chi, calzoncini e petto nudo, mentre corre su un campetto con moglie e figli, subito sbeffeggiato da Dagospia insieme con il direttore del settimanale Alfonso Signorini: «Alfonsina la pazza dedica quattro pagine a Matteuccio che gioca a calcio, panzetta all'aria (...) Uno spottone al lato family del prossimo leader di Pd e Pdl...». Per non dire di una leggendaria copertina su Oggi dove abbracciava le nonne Maria e Anna Maria col titolo: «Rottamerò quei politici (non le mie nonne)». È la nuova politica, baby... L'importante è esserci. Sempre. Sempre. Sempre. Marcando il proprio distacco, il giorno del delirio sulla bocciatura di Franco Marini al Quirinale, con il tweet: «Tutti in Piazza Dalmazia a inaugurare il nuovo fontanello!». Esultando per l'arrivo alla Fiorentina di Gomez: «Straordinario. Ho mandato un messaggino a Pep Guardiola per dirgli grazie». Dichiarando guerra ai graffitari: «basta scrivere sui muri». Augurando a Enrico Letta di durare ma punzecchiandolo tutti i sacrosanti giorni. Chiedendo al governo di trasformare le caserme in condomini per giovani coppie. Censurando i giudici Usa: «Da amico dell'America mi vergogno della sentenza Zimmerman». Una pioggia di Ansa con lui nel titolo lunedì, uno scroscio martedì, un diluvio ieri... Quando, dopo avere buttato quel petardo tutto politico nel mezzo dell'affare kazako, ha dettato una dichiarazione per le pagine sportive: «Sono molto intrigato dal tipo di gioco che mister Montella riuscirà a mettere in campo...». Ah, ecco cosa mancava...

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