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martedì 2 luglio 2013

SENZA BERLUSCONI, TRAVAGLIO E FATTO QUOTIDIANO A RISCHIO CHIUSURA


Quello che si diceva e si dice non ha solo trovato puntuale verifica, ma è pacificamente ammesso dai diretti interessati : senza Berlusconi, la ditta Travaglio - Fatto non ha ragione d'essere.
Lo dimostrano i dati del bilancio 2012, l'anno della marginalizzazione del Cavaliere, dimissionario nel novembre 2011 a favore del governo tecnico di Monti. 

Bene, come fu facile pronosticare, gli orfani maggiori del Cav. non furono i suoi fan ma i suoi avversari, privi di un nemico la cui contumelia era (è ) una ragione di vita. Per molti la cosa si spiega con un mix di antropologia e psicologia : Berlusconi è un condensato di molti difetti comuni a noi italici, che in lui però trovano l'esagerazione. E quindi, rispetto a lui, è facile poter considerare i propri , di peccati, debolezze, incoerenze ecc., ben piccola cosa ! Insomma, senza andare dall'analista, Berlusconi ci fa sentire tutti "migliori". Mica poco ! Ma per altri è molto di più : è proprio motivo di benessere se non di ricchezza. Scalfari è stato Scalfari prima e senza Berlusconi (anzi, il Cavaliere a mio avviso lo ha influenzato negativamente, divenendo una ossessione senile), ma Travaglio ?? Sarebbe mai esistito un Travaglio senza Berlusconi ? La risposta è facile.
Del Fatto poi nemmeno a parlarne ! Ha aperto grazie al Cav e senza il Cav chiude. Meno male che ci sono state le elezioni di febbraio ! Certo, l'uomo è prossimo ai 77 anni e i giudici alla fine potrebbero anche convincerlo a lasciar perdere a godersi i suoi soldi in qualche posto più ameno di Hammamet.
A quel punto ?
Ecco l'articolo di Franco Bechis che riprende dati e parole tratti dalla relazione di bilancio del Fatto per l'anno passato.



La nostalgia della canaglia

Travaglio rimpiange il nemico: senza Cav perde soldi

I conti della "Editoriale Il Fatto" respirano solo quando Silvio c'è. L'anno di Monti? Lacrime e sangue anche per Marco & C. Di Franco Bechis



Travaglio, nostalgia del Cav:
senza di lui perde soldi...

Ah... quando c’era Lui, caro lei! Che rimpianto per Silvio Berlusconi a palazzo Chigi: fino all’ultimo giorno ci ha fatto fare affari meravigliosi. Eravamo gasatissimi, i nostri conti correnti lievitavano. Poi un triste giorno di novembre 2011 è finito tutto. Così siamo andati in depressione come tutti gli italiani, ma quelli che ci compravano più di ogni altro. Addio età dell’oro, in un anno solo quasi uno su tre se ne è andato via, facendoci sentire più soli. Ci sentivamo spacciati, e a dicembre scorso abbiamo temuto il peggio. Poi... all’improvviso è tornato Lui. Sì, Lui, Silvio. Quasi quasi stava per tornare da solo al governo e anche noi ci siamo sentiti meglio: grazie a Lui qualcuno è già tornato da noi. Abbiamo evitato il peggio e forse si tornerà come prima...
Non è il sunto di un incontro fra nostalgici azzurri, di quelli che vogliono rifare Forza Italia e cantano a squarciagola «Meno male che Silvio c’è». No: quella sopra è la sostanza della relazione di accompagnamento al bilancio 2012 della Editoriale Il Fatto spa di Marco Travaglio e Antonio Padellaro. Non esageriamo, anche se naturalmente il linguaggio è quello adatto al tipo di occasione. «Il dato più importante», viene scritto, «per la valutazione dell’andamento aziendale nel 2012 è costituito dalle vendite medie in edicola che sono state di 51.206 copie/giorno. Circa il 28% in meno rispetto alla media del 2011. La flessione sulle vendite in edicola era già iniziata a novembre del 2011, riconducibile allora alla caduta del governo Berlusconi, che senz’altro aveva allentato la tensione e la curiosità di lettura in prospettiva del governo tecnico di Mario Monti…». La caduta è stata così inesorabile fino al mese di dicembre 2012 quando la media «ammontava a 47 mila copie/giorno». Colpa appunto secondo Il Fatto «al cambiamento dello scenario politico, diventato soporifero». Poi è riapparso Silvio, puntando diritto a un ritorno a palazzo Chigi. E «nei primi tre mesi del 2013 la vostra società ha registrato un miglioramento sull’andamento delle vendite, senz’altro riconducibile al cambiamento dello scenario politico. 
Nei primi tre mesi le vendite in edicola sono state in media pari a 50.718 copie al giorno e a marzo 54.959 copie/giorno».  Un toccasana per le copie del Fatto e le tasche dei suoi azionisti, il ritorno di Berlusconi. Altro che Monti: il professore in un anno di governo ha fatto precipitare l’utile dell’Editoriale Il Fatto da 4,5 milioni a 753 mila euro, cifra così magra da avere deciso questa volta di non distribuire alcun dividendo agli azionisti (fra cui proprio Travaglio e Padellaro). Per questo il leader di Scelta civica non sembra apprezzatissimo da quelle parti, tanto che Il Fatto lo spazzola per bene perfino nella relazione al documento contabile depositata alla Camera di commercio. «Con il peggioramento dell’accesso al credito», vi è scritto, «l’introduzione dell’Imu e l’assenza di aiuti all’impresa, l’Italia non è cresciuta, gli italiani sono diventati più poveri, sempre più imprese sono fallite, e i conti pubblici sono tuttora disastrosi. La manovra “Salva Italia” si può intitolare manovra “Affossa Italia”».
Ora il peggio sembra passato, e il ritorno di Silvio sta dando i suoi frutti anche su altre attività. Come si ricorderà la vera svolta di Berlusconi è partita con l’ospitata a Servizio Pubblico di Michele Santoro, e ha dato slancio anche a quella trasmissione. Santoro è prodotto dalla Zerostudio’s , in cui l’Editrice il Fatto detiene il 23% delle azioni. La società «nell’esercizio 2012 ha coperto sostanzialmente la perdita dell’esercizio precedente, e prevede di chiudere la stagione a giugno 2013 con un utile considerevole». Dunque anche da lì torneranno i dividendi nelle tasche degli azionisti de Il Fatto. Con le vacche grasse riportate in dono da Berlusconi, gli azionisti del Fatto ritroveranno anche quella concordia che sempre viene meno nei periodi di crisi. Nell’ultima assemblea di maggio il gruppo si è infatti diviso su più questioni. Hanno messo in minoranza Bruno Tinti che voleva allargare il consiglio di amministrazione a tutti i soci. Ma sono restati isolati e in minoranza anche Travaglio e Marco Lillo, che si opponevano a una nuova governance e a un possibile cambio di statuto deliberati invece da tutti gli altri soci.
di Franco Bechis

1 commento:

  1. Le tue parole sono sante,quante volte dei miei articoli parlo del "il fatto quotidiano" come un male e di un giornale cresciuto troppo in fretta ...e certamente Berlusconi è stato quello che lo ha reso noto.

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