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giovedì 17 ottobre 2013

NIRENSTEIN CONTRO IL REATO DI NEGAZIONISMO : "NON ESISTE NEMMENO IN ISRAELE".


In questi giorni si sono sovrapposte due cose  evidentemente associabili : la morte di Priebke (con tutte le polemiche sul funerale e quanto accaduto nel tentativo di effettuarlo )   e la ricorrenza delle  deportazioni  degli ebrei da Roma. Sul primo ho già detto : appartengo a coloro che ritiene vile prendere a calci un carro funebre, laddove avrei ritenuto comprensibile qualsiasi tentativo di aggressione da parte dei familiari delle vittime quando l'uomo era in vita, agli arresti domiciliari, con frequenti permessi per uscire, Non a caso Priebke era sotto scorta e sorvegliato dalla Polizia, ma non si hanno notizie di episodi di questo genere (si ricorda, in un arco temporale di oltre 10 anni, una manifestazione contro di lui in occasione del suo centesimo compleanno, senza particolari incidenti ). Sul fatto poi che le cose siano state gestite male, da parte di tutti coloro che in qualche modo sono stati investiti della vicenda, è facile concordare, senza dover arrivare a scomodare la retorica di chi, come Luigi La Spina su La Stampa, vede questo episodio come esemplificativo delle disfunzioni dello Stato italiano.
L'anniversario della deportazione degli ebrei di Roma fa sì che alcuni personaggi politici, tra cui la Finocchiaro ma anche il Presidente della Repubblica, auspichino a gran voce che venga in Italia promulgata una legge che persegua penalmente il cosiddetto "negazionismo", vale a dire la negazione storica della Shoa.
Anche su questo abbiamo detto la nostra e abbiamo riportato il bel documento espresso, in contrapposizione, dall'Unione Camere Penali Italiane ( http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2013/10/la-finocchiaro-il-negazionismo-e.html ): bisogna arginare il Panpenalismo.
Oggi, un'amica mi segnala l'intervento di Fiamma Nirenstein, ebrea e fiera lottatrice dell'antisemitismo in Italia, in Europa e nel Mondo che ribadisce il concetto che NON è il carcere lo strumento di lotta giusto e, soprattutto, dal suo punto di vista, efficace ( e non credoproprio che una come la Nirenstein possa essere accusata di "benaltrismo" da chicchessia).
In realtà è forte il sospetto che l'improvvisa alacrità su una iniziativa normativa del genere serva un po' a lavarsi la coscienza per quanto poco poi in realtà si faccia per contrastare la recrudescenza dell'antisemitismo (di cui il negazionismo è un'arma, ma non la peggiore e la più pericolosa) e molto per farsi facile pubblicità. Pare di capire nelle sue parole un sottinteso avvertimento a questi ultimi (i cacciatori di consensi a buon mercato) di non illudersi, che la gente ebrea ne ha viste e ne vede ancora troppe per ritenere amico qualcuno per così poco. 
Ecco comunque il suo intervento per esteso


 

Le mie ragioni per non essere d’accordo col reato di negazionismo sono opposte a quelle del Movimento 5 Stelle, il cui riferimento alla “complessità” è semplicemente risibile. Temo che della“complessità” i nuovi senatori e deputati grillini ne sappiano poco, specie quando è riferita alla condizione e alla questione ebraica: lo si vede dalle loro inverosimili prese di posizione sullo Stato d’Israele, che pure si succedono con una certa frequenza. Dunque, speriamo che si occupino d’altro. Il negazionismo non può essere combattuto in tribunale: delle leggi ad hoc peraltro non esistono in vari Paesi per altro molto interessati al tema, per esempio in Israele. Si tratta infatti di una perversione globale, trasferitasi nel mondo intero da un maleodorante salottino europeo capeggiato da Roger Garaudy (definito da Gheddafi il più grande filosofo europeo dopo Platone e Aristotele), che come Robert Faurisson prendeva aria in certi suoi tour finanziati dal mondo islamico, dall’arcigna maschera di David Irvin e quella penosamente ridicola di Dieudonnè M’bala M’bala, dall’ammiccare a certi ambienti di alta aristocrazia codina e a dei deficienti rapati a zero… è diventato un ruggito globale, uno strumento primario di antisemitismo.

I negazionisti non usano l’antisemitismo come arma. E’ il negazionismo ad essere un’arma fondamentale dell’antisemitismo contemporaneo in allarmante aumento in Europa e in stabile condizione di alta, altissima marea nel mondo islamico.

 Non possiamo mettere in galera tutti i negazionisti, possiamo combattere politicamente tutti gli antisemiti. 
Combattere il negazionismo da solo non si può, è impossibile, se non si affronta di petto l’antisemitismo cosa che vergognosamente l’Europa si rifiuta di fare. Ormai quasi la metà dei cittadini ebrei dei Paesi dell’UE hanno ricevuto attacchi o minacce legati alla loro religione: il Vecchio Continente, se avesse un minimo di rispetto per sé stesso, dovrebbe alzarsi in piedi e cacciare a pedate chi ripropone ciò che sul suo terreno ha creato il peggiore degli episodi della sua storia. Non lo fa, anzi nega il fenomeno: la Svezia si sta svuotando gli ebrei, l’emigrazione ebraica in Francia è alta quanto non si era mai visto prima, in Inghilterra e nei Paesi Bassi cresce, e anche in questo nostro dolce Paese l’aria non è tanto buona. Il Presidente delle Repubblica che ieri era caldamente presente alla Sinagoga per ricordare con una gran folla la razzia del Ghetto, è sempre stato un alfiere della lotta all’antisemitismo denunciando fra i primi l’identificazione fra quest’ultimo e l’odio per Israele. Ma in questi anni l’ondata si è fatta tzunami globale, e il negazionismo si è tinto di tutti i colori, ha parlato tutte le lingue, si è insinuato con varie nuances fra intellettuali e politici.
Il negazionismo ne è un’arma principale.

Tutti ricorderanno la conferenza che Ahmadinejad tenne a Teheran nel dicembre del 2006. La condanna fu vastissima, ma anche la partecipazione fu tale che per combatterne i colori si sarebbe dovuto marciare con molte divisioni scorrazzando sul globo. Dunque: o la battaglia delle idee, o lo scontro armato,il tribunale non c’entra. Apparve fondamentale al regime degli Ayatollah, che predica la distruzione dello Stato d’Israele, sostenere di fronte a tutto il mondo che la Shoah è una menzogna. Anche Abu Mazen, il rais palestinese, a suo tempo ha negato la Shoah: è un comma specifico della guerra contro gli ebrei, che la si combatta sul terreno delle caricature o su quello del terrorismo. Fu in questo molto coadiuvato da personaggi provenienti da tante latitudini, da David Duke ad Ahmed Rami. Hassan Nasrallah come tanti altri leader arabi ha lodato Garaudy, e non mi esce di mente un saggio di Alain Finkelkraut “ Au nom de l’autre, reflection su l’antisemitsm que vien” che legava il pacifismo estremo, la negazione della possibilità che esista una guerra giusta (come quella, per esempio degli americani contro il nazismo) alla nuova vita presa dal negazionismo. E’ con le idee che si combattano le idee, anche le peggiori come l’antisemitismo, che di invenzioni perverse ne conta svariate, e non solo il negazionismo, un’idiozia per miserabili.

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