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venerdì 25 ottobre 2013
TACI, L'AMICO TI ASCOLTA ! L'INSOPPORTABILE IPOCRISIA DEI POTENTI
Tra le mie anomalie, manifestate precocemente, non ci fu solo lo scoprirmi liberale a 14 anni, in un liceo che secondo moda assoluta (tuttora è così ma forse con più variegatura) era "rosso" ( e se c'era una alternativa, quella era dei giovanni fascisti, non molti ma con la sede del Fronte della Gioventù a due passi). No, come se non fosse bastato, ero pure filo americano !! Uno che nella guerra nel Vietnam si dispiacque della vittoria del Nord (non che mi piacesse il governo fantoccio del sud, ma quando tra le due parti una era comunista, per me era facile la scelta del campo opposto).
Questa premessa, sincera, non rappresenta il motivo della mia convinta adesione all'articolo di Venturini sul Corsera, dove si ironizza sull'ipocrita sdegno degli europei per la scoperta di essere "spiati" dall'alleato americano.
Esistono i servizi segreti ? Sì, anche la nostra Corte Costituzionale, proprio l'altro giorno, ha dichiarato l'ovvio : la sicurezza nazionale passa anche da essi e quindi è legittima l'opposizione del segreto di stato in una aula di Tribunale (speriamo abbiano usato un linguaggio semplice, comprensibile anche dai giudici, specie quelli di Milano).
I servizi monitorano un po' tutto, non solo i "nemici", perché è dalla conoscenza che viene la possibilità del controllo.
Il problema rispetto ad un tempo è che l'arruolamento degli agenti evidentemente prima era migliore, che si facevano le stesse identiche cose ma non si finiva sui giornali.
La Merkel, da buona tedesca dell'est, mostra di non avere per gli USA il sincero sentimento di amicizia (e anche gratitudine, che se la Germania si è potuta rialzare e non finire interamente nell'egida sovietica lo deve agli americani) dei suoi predecessori (Adenauer e Kohl ) e pensa che i tempi siano maturi per fare a meno di loro...
Magari ha ragione, però allora iniziasse a impegnare qualcosa in più del suo bilancio per la difesa, che finora ha goduto di quella americana, né si pensasse che esista un deterrente europeo, che viene da ridere solo a pensarlo.
Non è perché negli ultimi 70 anni l'Europa non ha conosciuto più guerre queste siano sparite dalla faccia delle terra, anzi.
Certo, c'è anche da dire che certi passi sono anche in qualche modo "dovuti", per far contenti i propri concittadini...
Quello che non si può credere è che veramente questi leader o sedicenti tali credano veramente che l'amicizia tra Stati obbedisca ai canoni di lealtà e trasparenza che si pretende (a volte con insuccesso) tra gli individui.
"La grande ipocrisia. Chi può, ascolta"
C’è gran voglia di rivincita sugli Stati Uniti, tra gli europei riuniti da ieri al vertice autunnale di Bruxelles. Angela Merkel, cresciuta in quella Germania dell’Est dove lo spionaggio della Stasi ha lasciato tracce profonde, non sopporta che il suo cellulare sia stato intercettato dagli americani e si domanda, malgrado la parziale smentita di Obama, se tra le due sponde dell’Atlantico si possa ancora parlare di fiducia. François Hollande è stato investito dalle rivelazioni di Le Monde, e reclama da Washington non si sa bene se scuse o promesse di non farlo più. Gli altri, compreso Enrico Letta che ne ha appena parlato con Obama a Washington e con Kerry a Roma, esigono dagli Usa tutta la verità, mentre la commissaria Reding annuncia per la primavera una riforma europea sulla protezione dei dati.
Tutto comprensibile, da quando la gola profonda Edward Snowden ha reso di pubblico dominio segreti già noti a molti e non privi di precedenti. Ma il coinvolgimento dell’indignazione popolare, si sa, cambia il peso dei fattori politici, soprattutto quando l’orecchio di chi ascolta riesce ad infilarsi fin dentro il telefonino personale del Cancelliere tedesco. Fanno bene a coordinarsi, dunque, Germania e Francia, farà bene l’Europa intera a mostrarsi offesa, e l’America dovrà, anche nel suo interesse, andare oltre le alchimie semantiche di Obama o le banalità di Kerry sulla necessità di un riequilibrio tra lotta anti-terrorismo e privacy degli alleati (cercavano forse trame terroristiche, quelli della Nsa statunitense, nel cellulare della Merkel o nelle ambasciate francesi? ).
Ma se gli europei devono alzare la voce, devono anche stare attenti a non commettere errori auto-lesionistici. E devono anche loro, o almeno i più importanti tra loro, essere un po’ più sinceri con le rispettive opinioni pubbliche, e accettare la vera equazione che vale oggi e varrà ancor di più domani: chi ha la tecnologia fatalmente la usa, e nel confronto prevale chi ha la tecnologia migliore.
L’errore più grave, già evocato in occasione delle prime rivelazioni di Snowden e oggi di nuovo sul tavolo, sarebbe quello di rinviare o interrompere il negoziato euro-statunitense per la creazione di una zona di libero scambio. Un accordo, se tutto andasse bene, sarebbe nell’interesse di tutti ma soprattutto degli europei. Gli ottimisti dicono che dall’intesa l’Europa guadagnerebbe 119 miliardi di euro l’anno (95 per gli Usa) , e che le nostre esportazioni crescerebbero del 28 per cento. Non è il caso di spararci sui piedi con una rappresaglia a effetto boomerang.
Poi c’è da far cadere qualche maschera. La National Security Agency americana si è mossa in maniera rozza e arrogante spiando Paesi amici e alleati non soltanto a fini di sicurezza comune. Ma non è forse vero che i grandi Paesi europei tentano di fare lo stesso, magari con più stile, verso i soci comunitari e gli stessi Usa? La Gran Bretagna è un caso a parte, e la sua intelligence elettronica sembra aver lavorato spesso assieme agli americani se non per loro conto. Ma in Germania somme enormi sono state spese non da ieri per poter intercettare gli altri e soprattutto per potersi difendere da intrusioni esterne. E in Francia un analogo sforzo viene condotto dalla sicurezza esterna della Dgse, della quale oggi molti sottolineano l’inadeguata difesa davanti agli attacchi Usa.
Occorre prendere atto della realtà: la tecnologia cibernetica e non gli F-35 sono la sicurezza di oggi e soprattutto di domani. Lo hanno ben capito Cina, Stati Uniti (che hanno molta difficoltà a difendersi dalle scorribande cinesi) e anche Israele (su questo Netanyahu ha fatto un po’ di lecita pubblicità, ieri l’altro a Roma). E lo hanno capito Francia e Germania, che oggi lamentano una sconfitta come dopo una battaglia persa. Sarebbe interessante sapere a che punto siamo in Italia, se siamo a qualche punto. Perché una cosa è sicura: nessun «fronte dell’indignazione» europeo spaventerà più di tanto gli americani (a proposito, ma i cinesi non spiano gli europei? ), e dopo le necessarie e giuste proteste da questa parte dell’Atlantico faremmo bene ad attrezzarci per essere meno vulnerabili e, quando serve, più curiosi. Chi volesse parlare di sovranità aggiunga questo criterio.
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