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venerdì 15 novembre 2013

"CONTA LA STRADA, NON L'AUTISTA." LA SINISTRA MIGLIORE E LA GIUSTIZIA


Grazie al mio Maestro, Domenico Battista, e al suo Luogotenente , il fascinoso Riccardo Cattarini, ho avuto modo di fare amicizia con una persona intelligente, arguta e piacevole : Massimiliano Annetta.
Ohi, sto scoprendo un sacco di avvocati stimabili, era ora dopo un giubileo e passa di professione ! 
Motivo di ulteriore sorpresa, positiva, è l'affinità con Riccardo e per certi versi ancor più con Massimo che pure non sono dei liberali, ma solidi uomini di Sinistra ( entrambi dirigenti del PD). 
Però la Migliore. Insomma quelli che hanno scelto quella parte non per demonizzazione della ricchezza, non perché credano che Merito e Libera Impresa siano bestemmie, ma perché pensano che ci sono i deboli, quelli che hanno meno risorse e meno capacità, e che devono essere aiutati. Non che i liberali pensino di sopprimere costoro, in un eccesso di darwinismo, ma è indubbio che la concezione di società su questo aspetto vede equilibri e priorità diverse. Ecco, la parola giusta, credo proprio sia "priorità" , e non "esclusione ". E' la Sinistra del Bobbio migliore (che insomma non è che il grande filosofo abbia detto cose tutte condivisbili...), che sposta il baricentro dall'uguaglianza dei punti di arrivo (concetto marxiano : " a  ciascuno secondo il suo bisogno") a quello dei punti di partenza. Il punto di incontro di un certo tipo di liberali e questa sinistra, sono i cosiddetti Liberal.
E non è per nulla strano che alla fine con queste persone io vada assolutamente d'accordo.
C'è poi un elemento, importante e serio, che ci unisce. Siamo tutti assoluti GARANTISTI.
Un tempo il Garantismo era un tipico ideale di Sinistra (era la  Destra quella de " Law and Order")  e sono in tanti, tra gli ex comunisti seri e coerenti, a ricordarlo (su tutti, cito Piero Sansonetti e Giuseppe Caldarola). Poi è venuta tangentopoli, l'inizio di una strana e perversa alleanza con la magistratura (ok, lo so, si scrive "una certa parte della...." va bene, mettiamola come premessa pacifica), con la decapitazione e quindi dissoluzione dei partiti di governo della Prima Repubblica e il "condono" della sinistra post comunista. Questa alleanza divenne patto di sangue con l'avvento di Berlusconi, il nemico comune da abbattere.
Da quel momento, non solo il rinnovamento della Giustizia, avviato con l'introduzione del processo accusatorio al posto dell'inquisitorio, la riforma dell'art. 111 della Costituzione, si arrestò ma iniziarono sostanziali passi indietro, nella prassi, nella giurisprudenza e anche nella normazione. 
La sinistra, da garantista, divenne giustizialista. Siccome predicare il giustizialismo è più facile, perché risponde meglio agli istinti peggiori degli esseri umani, frenare questa deriva e invertire la rotta non è per nulla semplice, ancorché i giudici, con il crescere degli episodi di mala giustizia, l'uso illegittimo della custodia cautelare e delle intercettazioni a strascico, l'invadenza sempre più spinta di campi NON di sua competenza, come la Politica, il Governo, l'Economia, qualche mano la darebbero pure. 
Dopo le ripetute condanne UE, le prossime sanzioni della Comunità all'Italia per lo stato delle nostre carceri, i 25.000 detenuti in attesa di giudizio (definitivo, quello che conta, l'unico dopo il quale la prigione può essere ammissibile) , dopo casi mediaticamente disastrosi per le toghe, tra gli ultimi quello dell'imprenditore Andrea Scaglia, anche Renzi, l'uomo nuovo della Sinistra che verrà ( vedremo...) ha detto : bisogna riformare la Giustizia.
Evviva. Certo, tra il dire e il fare , di strada ce n'è. Ma importante è averla imboccata, come ci spiega magnificamente in un articolo sul Corriere Fiorentino  proprio  Massimiliano Annetta.
Massimo parte da un'altra sfilza di assoluzioni "eccellenti", tra cui quella dell'ex sindaco di Firenze, proprio  per ricordare che il problema Giustizia NON riguarda solo i nomi conosciuti ma decine di migliaia di persone che invece questa notorietà non ce l'hanno e che quindi, più dei primi, pagano per un sistema che non funziona. Come scrive l'altro dioscuro di questa rinascita di coscienza, Riccado Cattarini "...questa è una battaglia squisitamente di sinistra. Sono quelli che non c'è la fanno da soli, non avendo la forza né i mezzi, che hanno bisogno della giustizia giusta ".
Questa è la STRADA, e come chiosa splendidamente Massimo, conta più dell'Autista.
 



SE LA STRADA CONTA PIU’ DELL’AUTISTA


Caro direttore, da quando l’elenco degli assolti eccellenti nella nostra città – e non solo – ha cominciato a farsi lungo si sono succedute svariate reazioni, da ultimo quella contenuta nell’editoriale del prof. Carlo Fusaro pubblicato lo scorso 13 novembre sul Corriere fiorentino. Mi sono finora astenuto dal partecipare al dibattito, nonostante la Giustizia costituisca la cifra sia del mio impegno professionale che politico, da un lato per questioni di opportunità, avendo partecipato ad alcune di quelle vicende processuali nella veste di difensore, dall’altro per una sorta di rispetto per le migliaia di vittime di malagiustizia anonime che non hanno mai avuto, neppure in disgrazia, il bagliore della ribalta.

Ben venga però, per una volta, il clamore mediatico se esso serve a mettere all’ordine del giorno il tema della Riforma della Giustizia. Per anni ci è stato detto che non si poteva affrontare il tema perché così facendo si sarebbe accolto un argomento “berlusconiano” e per chi non accettava questa comoda schematizzazione non di rado l’accusa era quella di connivenza con il nemico.

Questa è stata l’Italia di questi ultimi anni: un Paese che non ridisegna il suo sistema giudiziario, internazionalmente screditato, per non favorire un attore della Politica il quale, peraltro, si era favorito da sé con leggi ad hoc. Quello che tuttavia ci colpiva e ci colpisce era ed è l’atonia delle forze politiche progressiste che hanno rifiutato di prendere in mano la bandiera della Giustizia Giusta che pure, per tradizione e cultura, avrebbe dovuto fisiologicamente appartenere loro.

In altri termini, siamo convinti che fin quando non sarà strappato il velo di confusione identitaria dietro cui si nasconde la Sinistra italiana in materia di Giustizia non sarà possibile un’autentica e complessiva riforma.

Proprio in questa banale considerazione sta l’unico punto di dissenso con l’ analisi, per il resto assolutamente condivisibile, svolta dal prof. Fusaro: non basta sperare che questo o quel futuro leader politico sia meno timido sul tema. Se stavolta (lo spero contro ogni speranza, assuefatto al peggio) si vuole fare sul serio bisogna sgombrare il campo da un abbaglio ventennale. Non sarà un uomo solo al comando a guidare la Sinistra fuori dalle secche del giacobinismo giustizialista ma una rivoluzione innanzitutto culturale. Non conta l’autista, ma la strada e c’è una sola via, la proverbiale road not taken di Robert Frost i cui binari passano necessariamente per la Riforma della Giustizia. Altrimenti ci smarriremo anche questa volta. 

di MASSIMILIANO ANNETTA responsabile giustizia  del PD metropolitano fiorentino 



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