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martedì 12 novembre 2013

LA CODA NON è MIGLIORE DELLA TESTA, MA QUESTA DOVREBBE DARE L'ESEMPIO

 

Giovanni Belardelli, editorialista del Corriere, quota liberale ( la mia personale sensazione è che i liberali al Corsera sono in maggioranza tra gli opinionisti, mentre la sinistra, di varia colorazione, domina tra i cronisti, compresi quelli più rilevanti, come Ferrarella e Sarzanini, per fare un paio di esempi), prende spunto dalla sorprendente vicenda della partita di calcio Salerno - Nocerina, con i giocatori di quest'ultima minacciati di morte (!!!??) se avessero osato giocare, per ricordare ai cultori delle legalità come nel mostro paese ce ne sia pochina diffusa, e in quattro regioni praticamente assente. 
Spostandosi poi dal piano complesso e drammatico della criminalità organizzata a quello della quodianità più generale, il panorama si alleggerisce per gravità ma non per quantità, che il rispetto delle leggi dello Stato è cosa che si va rarefacendo, figuriamoci delle regole in generale, per le quali non siamo granché portati.
Che poi, questa storia dello scarso senso civico da ricercare nella Unità arrivata tardi è un alibi relativo. Noi siamo diventati una nazione nel 1861, la Germania nel 1866 ( Confederazione Tedesca del Nord, poi impero proclamato nel 1871, certo c'era una base di partenza forte ed omogenea, che era il regno di Prussia, sicuramente più rappresentativo dei tedeschi rispetto al Regno di Sardegna). Mi pare che il paragone parli da solo per sostenere che non può essere solo la "giovinezza" dello Stato Nazionale a spiegare come mai sia così negativo il rapporto tra istituzioni e cittadini. I secondi non si sono mai sentiti, né si sentono, in tanti, dei soggetti con doveri ma anche diritti rispettati dallo Stato, e il florilegio normativo, una gabbia di leggi, circolari, regolamenti che asfissiano la vita delle persone facendole sentire mai libere non è fatto per migliorare le cose. Il famoso "si può fare solo ciò che è consentito", l'inversione, di fatto senza dubbio, ma anche nella forma mentis dell'apparato statale burocratico, del principio liberale che " si può fare qualunque cosa  non espressamente vietata". Uno potrebbe dire che cambiando l'ordine dei fattori il risultato non cambia, ma non è esattamente così, sia da un punto di vista concreto, considerato l'accennata gabbia normativa, sia da quello concettuale, perché poi i rappresentanti dello stato - forze dell'ordine, amministratori, burocrati di ogni tipo - si attengono mentalmente al primo principio, non certo al secondo, e questo anche incide non poco. 
Senza contare che, fenomeno ben conosciuto, specie in materia fiscale, l'enorme numero di regole e il susseguirsi delle stesse, con commi, eccezioni, correzioni ma anche semplice dimenticanza delle precedenti, porta a clamorosi contrasti e contraddizioni.
Se a questa inefficcenza e anche distorta mentalità aggiungiamo la corruzione, è evidente che ha ragione Belardelli nel dire che, se è vero ( e lo è , assolutamente) che gli italiani, nella maggioranza, non sono migliori di chi li governa (non pensassero gli amici di sinistra che il discorso non li tocchi : avoglia se li comprende ! ) , resta altrettanto vero che chi occupa posizioni importanti dovrebbe dare l'esempio, semplificando, in primis, e legiferando in modo migliore. Poi, ovviamente, essere esmplari anche nel rispettare le regole che impongono, e quando si accorgono, facendolo, che quelle regole sono assurde e soffocanti, abrogarle. 
Perché è facile imporra obblighi di ogni sorta, appartenendo poi ad una categoria che può ignorarli.
Buona Lettura



"In fuorigioco c'è solo lo Stato"

Il brutto spettacolo che si è verificato a Salerno, con i giocatori della Nocerina che — minacciati di morte (di morte!) dagli ultras se avessero osato giocare — fingono infortuni inesistenti e impediscono lo svolgimento della partita, non riguarda soltanto il calcio. Riguarda tutto il Paese, perché è a tutto il Paese che ricorda come in alcune zone del Mezzogiorno (e non solo) la criminalità organizzata possa dettare legge. E come possa farlo con ostentazione, testimoniata dallo striscione trainato da un aereo che chiamava al «rispetto» dovuto agli ultras della Nocerina. «Rispetto», «onore» sono appunto parole che la criminalità utilizza secondo suoi propri codici di significato, che nulla hanno a che fare con le leggi e i valori dello Stato democratico. Norberto Bobbio osservò che, consistendo lo Stato moderno nel monopolio della violenza legittima, bisognava concluderne che, in quella parte dell’Italia meridionale dove la criminalità organizzata controllava il territorio, lo Stato non esisteva. In un certo senso non era mai esistito, se pensiamo a quanto, già nel Regno delle Due Sicilie, la presenza delle istituzioni statali fosse sempre meno effettiva a mano a mano che ci si allontanava da Napoli, la capitale. La scommessa della nuova classe dirigente italiana, soprattutto di molti liberali meridionali, consisté appunto nel portare il senso dello Stato, il rispetto delle leggi, in un’Italia che conosceva poco l’uno e l’altra.
Oggi non è un problema soltanto del Mezzogiorno. Ci sono Comuni al Nord, come Sedriano e Bordighera, sciolti per infiltrazioni mafiose. La stessa grande modernizzazione degli Anni 60, secondo alcuni storici, se ha implicato un grande progresso sul piano dell’economia e del costume non ha portato però con sé una maggior propensione a rispettare le leggi o a riconoscere la legittimità dell’autorità statale. O meglio, per tanti italiani, lo Stato che viene accettato — anzi sollecitato a intervenire — è quello che elargisce salari, pensioni, provvidenze di vario genere. Non quello che richiede il rispetto delle leggi o il pagamento delle imposte (anche perché, a onor del vero, nel nostro Paese sono troppe le une e le altre). Oggi il centrodestra appare distante anni luce da qualunque modello del tipo law and order : per i problemi che il suo principale leader ha avuto con la giustizia, ma non solo per questo, ha alimentato piuttosto l’idea di una certa elasticità delle leggi. Da parte sua il centrosinistra, se ha insistito sul rispetto della legalità, ha però dato prova anch’esso di quel disinvolto uso dei soldi del finanziamento pubblico che sembra ormai un costume bipartisan, com’è testimoniato da ultimo dall’inchiesta che riguarda la Regione Emilia Romagna. Tutto questo, ovviamente, è cosa diversa dalle minacce di stampo camorristico esercitate sui giocatori della Nocerina. Sta però a indicare come dall’insieme del nostro ceto politico non vengano esempi particolarmente efficaci di senso dello Stato. E neppure vengono tali esempi — sia chiaro, parlando in generale — dai cosiddetti grand commis de l’Etat , cioè i funzionari che non solo svolgono funzioni chiave nella macchina pubblica, ma dovrebbero rappresentare nei loro comportamenti la personificazione del senso dello Stato. Per riferirsi a questi alti funzionari si utilizza l’immagine delle porte girevoli, a indicare come spesso l’obiettivo principale di troppi di loro consista nel passare da un incarico di responsabilità a un altro massimizzando i propri compensi. Ma se il senso dello Stato non può giovarsi dell’esempio fornito dalla classe politica e dal ceto degli alti funzionari rischia di rimanere un concetto astratto e inafferrabile.

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