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lunedì 11 novembre 2013

L'ETICA DEI GIORNI PARI. E I DISPARI ? VACANZA ! UN GRANDE PIERLUIGI BATTISTA


Un articolo, quello di Pierluigi Battista nella sua rubrica settimanale sul Corsera ( "Le particelle elementari") che imbarazzerà credo più di qualche amico comune. Certo, essere amici (anche su FB)  e apprezzare in genere un bravo e noto giornalista non significa condividere tutto quello che scrive, ci mancherebbe, però il tema in questione, quello dell'Etica a due binari, "casalingo" ed "estero", è qualcosa più di un'opinione : è un rimprovero, una contestazione di ipocrisia. Con la quale magari è urticante fare i conti.
Non commento oltre, che sul tema mi sono lungamente e anche animatamente espresso, per cui vi lascio senz'altro alla riflessione del già direttore del Corriere.
Buona Lettura

"I cavalieri dell’etica perduta (in casa d’altri)"
 

L’abuso etico, in politica, è doppiamente pericoloso. Perché, come tutti gli abusi, deforma i giudizi e svilisce l’uso appropriato di una categoria che andrebbe adoperata con molta cautela e soprattutto umiltà. E perché l’etica è molto esigente: chi ne fa una bandiera di intransigenza deve esserne all’altezza, non deve precipitare nel sospetto di favorire una grottesca «etica di parte», dura e severa con chi è lontano, indulgente e sciatta con chi è vicino o sodale.
Se per esempio si proclamano roboanti principi etici per richiedere le dimissioni del ministro Cancellieri, rea di aver parlato in modo sin troppo amicale e compiacente con la signora Ligresti dopo la retata che aveva colpito la sua famiglia, perché i superman dell’etica «senza se e senza ma» non hanno nulla da dire se il presidente in carica della Regione Puglia, Nichi Vendola, viene immortalato al ristorante in allegro convivio con gli amici, compresa il giudice che lo giudicherà proclamando l’innocenza dell’imputato Vendola? In questo caso la parola «doverose dimissioni» è rimasta intrappolata nell’interiorità dei Maestri dell’Etica?
Meglio fare un uso sobrio e inattaccabile dell’argomento etico. In Italia infatti tutto trasuda «indignazione», «vergogna», «raccapriccio», «offesa morale». Ma solo se la tonitruante denuncia si accoppia alla convenienza politica o anche semplicemente personale, il festival etico può avere inizio. Altrimenti, si ripiomba nel silenzio etico. Se Berlusconi viene colpito dalla magistratura, strilli e indignazione. Ma se vengono assolti dopo anni di linciaggio mediatico-giudiziario l’ex sindaco di Napoli Bassolino e l’ex sindaco di Firenze Domenici oppure il fondatore di Fastweb Silvio Scaglia, rinchiuso in galera e agli arresti domiciliari per un anno da innocente, allora si fa finta di niente: mica sono dei nostri, no? E la vergogna della carcerazione preventiva, certo. Ma solo se si resta nella cerchia degli amici: i carcerati qualunque possono pure marcire nella «tortura» denunciata dalla Corte europea. Tanto, il problema è sempre «un altro». Bisogna sempre andare «a monte». È una vita che sento dire che bisogna andare «a monte». E intanto non si fa niente, eticamente intorpiditi.
Il doppio standard così spudorato è il contrario dell’assolutismo etico. Anzi, ne è la compiuta negazione. Nessuno ti crederà più, se predichi l’assoluto etico a giorni alterni, solo quando ti aggrada e quando politicamente ne hai una remunerazione. Quindi, meno indignazione esibita. Più equilibrio. Meno morale a senso unico.
Se nel Lazio Fiorito è stato beccato a consumare ostriche a spese nostre, anche l’acquisto di asciugacapelli e persino il rimborso spese della beneficenza attingendo dai soldi pubblici in Emilia Romagna dovrebbe titillare la nostra inesauribile capacità di indignazione. Almeno i giorni pari: quelli dispari, vacanza. Vacanza etica

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