Ora, non per essere polemici, ma semplicemente e veramente per capire meglio, mi piacerebbe che due garantisti assoluti (oltre che amici e galantuomini, colleghi è veramente cosa di poco conto) come Riccardo Cattarini e Massimiliano Annetta,che sono pure dirigenti del partito democratico e renziani della prima ora ( e Baricco fa bene a marcare una differenza tra questi e gli altri) rispondessero all'osservazione di Giuseppe Caldarola, vecchio comunista dalla schiena dritta e dal garantismo genuino. Da simpatizzante renziano anche lui, nel vedere cosette come quelle del voto palese e l'animus inquisitorio nella vicenda Cancellieri, si domanda la vera natura di Renzi e seguaci nella delicata materia della giustizia, ed in particolare se ci si può aspettare da lui e i suoi una rottura col giustizialismo imperante, quello demente alla Floris d'Arcais per dire (non voglio arrivare al travaglismo che sarebbe troppo).
Come scriviamo a volte nelle nostre lettere professionali..." Resto in fiduciosa attesa di un cortese cenno di riscontro".
"Il garantismo a correnti alternate dei renziani"
C’è tutto un mondo, affollato da molti anni da gente di sinistra, diciamo così, che ha la ghigliottina sempre in carica, pronta alla bisogna. Un magistrato indaga? Un altro fa uscire le intercettazioni? Un giornale di quelli doc lancia un sospetto? Tac, scatta la ghigliottina, ed è tutta una corsa a fare prima dei portavoce ufficiali e storici dei pm, prima di Grillo, prima degli indignati professionali.
Prendiamo il caso della Cancellieri, che in tanti avrebbero voluto capo dello Stato e immaginate che casino sarebbe successo oggi. C’è una sua intercettazione che rivela interventi a favore di una detenuta di ottima famiglia. C’è un magistrato di quelli doc, parlo di Giancarlo Caselli, che dice che la situazione di quella detenuta era effettivamente grave e che andava liberata dal carcere e che la Cancellieri non ha fatto nulla di riprovevole. C’è la sorella del povero Cucchi che difende l’umanità della ex prefetto, c’è il giornale cattolico “l’Avvenire” che accetta la tesi della ministra di più interventi a favore di carcerati.
Sarà questa la difesa della signora in parlamento. Sono intervenuta per la Ligresti, che effettivamente era malata, così come in altri cento situazioni, e più, analoghe. Uno dei giornalisti che va più in tv con il ciuffo a difendere grillini e giustizialisti sostiene che Cancellieri con questa autodifesa avrebbe rivelato cento e più reati. Una cazzata. La ministra si rappresenta invece come umana.
Si tratta di scegliere tra due versioni. Insomma, vorrei dirvi, prendete il partito che volete ma voglio solo far notare a quei renziani che si sono affrettati a chiedere le dimissioni della Cancellieri contemporaneamente alle precedenti parole non giustizialiste del loro leader dei giorni scorsi, che sembrano non interamente conquistati da uno spirito garantista. Capisco la fretta di non farsi attaccare da un quotidiano giustizialista, capisco il desiderio di compiacere l’armata di carta del principale editore a noi favorevole (scherzo!), capisco il timore che Grillo prenda un’altra volata. Capisco tutto, ma una cosa no. Non potete aspettare di ascoltare quel che ha da dire l’accusata? Così, per garantismo e, come si dice, per buona educazione.
Non si tratta di giustizialismo, ma di fare la cosa giusta, avendo senso del proprio ruolo. Che non, come dice la Cancellieri, invocare qualche manciata di umanità sparsa a casaccio. Ha sbagliato ad intercedere a favore dei vecchi amici di famiglia utilizzando il proprio ruolo e potere per fare la telefonatina. Con una famiglia che ha dato così tanti soldi al proprio figlio, io avrei fatto due righe a qualche dirigente esecutivo del ministero dicendo "mi viene segnalato che la signora Ligresti versa in condizioni di grave rischio dovuto alle condizioni della detenzione. Prego di verificare e assumere autonomamente la giusta, equilibrata e imparziale soluzione tale da consentire il pieno rispetto per tutte le delicate questioni che attengono al profilo della situazione in parola". La telefonata, invece, subodora di altro, della plastica rappresentazione di cos'è in Italia il "pubblico" soprattutto a livello ministeriale: un'estesa zona di scambio di privilegi personali, tra vernici, cocktail, inviti a cena, presentazione di libri. Tutto ciò che il cittadino avverte come ingiusto privilegio di caste incrociate.
RispondiEliminaL'opinione di Lucio espone, in maniera devo dire migliore, se non altro per il taglio originale. il biasimo dei più.
EliminaEcco, l'idea di una lettera del tenore suggerito poteva essere un buon compromesso tra le due esigenze. Però resta, per me, il fatto che la sollecitazione fosse per un motivo giusto e comunque che non si debba pretendere troppo dalle persone, ancorché chiamate a ruoli di grande responsabilità. Quei posti sono anche di POTERE, e la storia di sempre sta lì ad indicare che la differenza, il metro di giudizio da adottare, NON è quello etico ma quello della capacità. Un uomo di governo deve essere CAPACE. Se poi, avendo il potere, ne usa anche per sé e i suoi, ebbé non farà nulla di diverso rispetto ai suoi predecessori e ai suoi successori. Per dire qualcosa di diverso, bisogna starci, in certi posti, e poi dimostrarsi migliori della moglie di Cesare.