Bello quando confessano, che si è finalmente, ragionevolmente certi che sia stato catturato il vero colpevole (che a volte le confessioni sono farlocche, si pensi a quella di Misseri).
Il popolo della cronaca nera stava già concentrandosi sul figlio della coppia di anziani uccisi a Caselle insieme alla nonna materna, e i ripetuti ascolti (non interrogatori, perché non indagato) da parte dei Carabinieri confermavano i sospetti, al di là delle dichiarazioni ufficiali.
Invece è saltato fuori presto, per fortuna del giovanotto, l'omicida vero, un balordo coetaneo delle vittime, che a 66 anni ha ucciso tre persone per poche centinaia di euro.
L'assassino ha rivelato di aver fatto tutto da solo, ma i carabinieri continuano a sentire la convivente dell'uomo, già domestica degli Ausiello, licenziata mesi fa dopo la sparizione di una collanina d'oro.
La donna, Dorotea De Pippo, aveva dal suo canto sempre scagionato il figlio della coppia.
Una bruttissima storia che ci ricorda la tragica banalità del male.
La notizia, dopo la conferenza stampa degli inquirenti, sul Corriere.it
Caselle, l’assassino confessa nella notte
I tre delitti dopo una lite per motivi economici
Giorgio Palmieri, 66 anni, è il convivente dell’ex domestica delle vittime. L’arma del delitto sarebbe un tagliacarte
I TABULATI TELEFONICI E LA FERITA SUL BRACCIO - Palmieri sarebbe stato incastrato dall’analisi delle celle e dei tabulati telefonici che hanno messo in evidenza la sua presenza piuttosto frequente nella zona dove è avvenuto il delitto. Palmieri, già sospettato, non abita nella zona. La circostanza è stata ritenuta anomala dagli inquirenti e ha attirato la loro attenzione su questo nuovo personaggio che aveva avuto screzi con la famiglia Allione, attraverso la convivente. Proprio l’incrocio tra i dati dei tabulati telefonici e la testimonianza resa da Palmieri ha convinto gli inquirenti che il suo alibi era fragile. In più c’era una ferita ad arma da tagli all’avambraccio destro del 66enne: lui stesso ha ammesso di essersela fatta durante gli omicidi.
LA TAZZINA DI CAFFE’ - Martedì mattina Maurizio Allione, figlio e nipote delle vittime, sottoposto anche lui a lunghi interrogatori, ha indicato ai carabinieri un piccolo canale di scolo a circa 300 metri dalla casa del delitto: lì aveva notato, portando a passeggio i suoi due cani, una tazzina da caffè e di una caffettiera che erano state portate via dal luogo della strage. Oggetti presi dall’assassino per paura che potessero svelare sue tracce. Nello stesso canale dove è stata rinvenuta la tazzina è stato notato un guanto di lattice; anche questo oggetto è stato posto sotto sequestro. I carabinieri hanno subito sospettato che potesse essere stato usato dall’assassino. «I carabinieri e i magistrati hanno fatto un ottimo lavoro, non ho mai dubitato in loro» ha detto Maurizio Allione. «Sono sempre stato convinto - aggiunge Maurizio attraverso il suo avvocato, Stefano Castrale - che credessero nella mia innocenza».
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