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martedì 18 marzo 2014

"IO SONO IL MIGLIORE" DA BERLUSCONI A RENZI, PASSANDO PER GRILLO


Finito di leggere l'istruttivo libro di Luca Ricolfi, "Perchè siamo antipatici ?", riferendosi a loro - Ricolfi si considera tale, probabilmente Vendola, Camusso e Ferrero avrebbero di che obiettare - gente di sinistra. 
Scritto alla vigilia delle elezioni del 2006 (l'altra vittoria dimezzata della gauche italiana, che prese meno voti al Senato del centro destra e per soli 24.000 voti, contestati, si accaparrò, grazie al da loro vituperato porcellum,  la maggioranza assoluta alla Camera), cercava di spiegare come mai la sinistra in Italia non riusciva a crescere oltre il suo recinto storico che non è mai andato oltre, anche nel momento di maggior splendore, al  terzo degli italiani. Non che gli altri due terzi siano liberali (magari...) o conservatori, moderati...Sono un po' di queste cose ma soprattutto sono antisinistra. Per anticomunismo, identificato quest'ultimo coi regimi liberticidi di URSS, Cina e altre realtà del cd. socialismo reale, per avversione alla ricetta unica dell'economia in salsa sinistrese (tasse e redistribuzione), ma anche per antipatia viscerale per i "sinistri".  Quali le ragioni ?
Ricolfi ne individua essenzialmente due : il linguaggio (affetto da tre malattie : negazione dei fatti, cripticità, codificazione ) e ostentato senso di superiorità. La perfetta sintesi dell'uomo di sinistra è Umberto Eco, che certamente non è uno che parla come mangia, e che divide l'Italia "altra" in due categorie : quelli da disprezzare, perché egoisti e di destra, e quelli da (ri)educare, perché vittime della fascinazione del modello sbagliato, quello proveniente essenzialmente dalla TV. 
Ora, onestamente, al di là dell'apprezzamento delle doti dello scrittore (francamente, non mi sembra che oltre al nome della rosa abbia scritto qualcosa di successo, però è un giudizio personale), può stare simpatico uno che si pone così ? No.  La stessa cosa succede ad altri come Flores d'Arcais, Scalfari, giù giù fino al pessimo Asor Rosa.  Io, amando le parole e il giornalismo, ho stimato per lustri Scalfari e resto un estimatore della sua prosa, al di là dei contenuti, che col tempo ho sempre meno condiviso. Ma posso ben comprendere chi, privo di questi motivi di apprezzamento, detesti in modo viscerale uno che ostenta un senso di superiorità addirittura antropologico. 
Renzi è il superamento di questi due mali.
Il suo linguaggio è fin troppo diretto, semplice, non parla alle categorie ma alla gente, e non solo la sua.
I 10 milioni di italiani che votano centro destra non sono l'Italia "peggiore" , ma persone di cui vanno ascoltate le istanze, capite le ragioni e , tenuto conto di queste, destinatarie di una diversa proposta che potrebbe anche essere apprezzata. Lo fecero  Berlusconi e Lega (relativamente al solo Nord) 20 e 30 anni fa, con buoni e a volte ottimi risultati (elettorali). Quanti operai, pensionati, anche giovani, "tradirono" la sinistra per votare, specie al Nord, il Cavaliere e Bossi ?  Renzi percorre quella strada ma senza scimmiottare nessuno : è se stesso, che in quanto ad autostima, ambizione, e disinvoltura (eufemismo) si mostra un allievo che, se non altro per modernità, ha nettamente superato i maestri.
Anche il complesso di superiorità non alligna in Renzi, e non perché l'uomo non sia affetto da superbia, ben mascherata dalle battute e dall'uso della retorica semi buonista (la lealtà, la franchezza...ste menate qua, che con Letta poi si è visto... ) . ma perché è INDIVIDUALE. Non sono quelli di sinistra migliori, in quanto e perché tali, SOLO lui lo è. 
Poi naturalmente va da sé, come notava bene ieri Giovanni Orsina su La Stampa, che essere dalla parte "giusta" è un vantaggio per Renzi. Scrive testualmente lo storico, in ordine alla diversa accoglienza riservata allo stile dei due leader da parte dei quartieri "più influenti e qualificati dell'opinione pubblica nazionale. Quartieri che, seppure con qualche ironia e distinguo, stanno sopportando dall'attuale presidente del Consiglio comportamenti, parole e silenzi non diversi - anzi, per tanti versi ancora più macroscopici - di quelli per i quali  in passato non hanno mancato di condannare il Cavaliere. Suscitando il sospetto che per tanti intellettuali e opinionisti il vero peccato di Berlusconi fosse non quello di essere bugiardo, demagogico e populista - ma di stare a destra."
In realtà, ieri Berlusconi e oggi Renzi si propongono di dare delle risposte alle richieste della gente sfiduciata da istituzioni, Parlamento e partiti, suscitando la speranza che un uomo determinato, deciso, possa sconfiggere apparati, burocrazia paralizzante, corporazioni, veti. Sappiamo che Berlusconi non ci riuscì, ma le parole d'ordine sono rimaste pressoché le stesse. Allora NON erano sbagliate quelle promesse ! 
Allora è vero che il nostro sistema ha un esecutivo che non funziona ! E' vero che la Costituzione non è poi così intoccabile, che qui non si vuole solo rimettere mano all'articolo V, di cui la sinistra di Prodi e Amato fece strame, ma anche il bicameralismo perfetto, voluto dai "santi" costituenti, con l'abolizione del senato elettivo e legiferante, e anche il sistema proporzionale, logica legge elettorale di una repubblica parlamentare, viene sepolto dalla preferenza per il maggioritario, più favorevole al premierato se non al presidenzialismo.
E' vero che i partiti piccoli vanno ridimensionati, che i regolamenti parlamentari ancor più semplificati, e la burocrazia amministrativa rivoltata !
Tutte cose vere, che Berlusconi propose e NON fece, ma da sinistra fu attaccato anche solo per averle DETTE.
Ecco, quelle cose, con toni ancora più diretti e semplificati, oggi torna a dirle Renzi.
A noi piacciono, per lo più, e non faremo l'errore di criticarlo perché le dice da "sinistra". 
Semplicemente siamo curiosi di vedere se ce la farà, che la strada è impervia e in salita.

4 commenti:

  1. ROBERTO NATALI

    Leggo e condivido praticamente ogni tuo commento, ogni tua analisi. In veste di aderente a "Fare per fermare il declino" sarei molto interessato a conoscere la tua opinione circa la partecipazione del medesimo alle europee sotto le insegne dell'Alde unitamente al Centro democratico di Tabacci. E, in più in generale, come vedi la continua e apparentemente inarrestabile diatriba (a volte lotta a coltello) tra i vari gruppi, movimenti, partiti che si richiamano al liberalismo. Grazie

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    1. Intanto Roberto, Grazie per le belle parole sul blog. SUll'ultimo aspetto, sono sconcertato, te lo confesso, che mai mi immaginavo di vedere come i liberali sappiano dividersi più ancora della sinistra, in genere più nota su qyesto aspetto. Il che però magari spiega perché siamo sempre stati anche così deboli. Ma è un discorso da approfondire. Su Tabacci politico ho forti perplessità, però una coalizione liberale seria la prenderei in considerazione per il voto. Del resto, l'ho dato alle politiche, le europee sono meno "impegnative".

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    2. ROBERTO

      anch'io una "coalizione liberale seria" la prenderei in considerazione (a parte che, nel mio piccolo, ho partecipato alla campagna elettorale delle ultime politiche per "fare") ma m'interessa sapere, tra quanti reputo maggiormente rappresentativi della galassia liberale sul web, l'opinione circa la corsa alle europee sotto lo stesso tetto con un partitino come quello di Tabacci che, per me, rappresenta il vecchio (con grandi responsabilità, quindi, nel disastro attuale) del vecchio della politica italiana.

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    3. Su Tabacci la penso assolutamente allo stesso modo. Immagino che Fare stavolta escluda la corsa solitaria, e quindi cerca di contribuire alla formazione di una coalizione, dove spero Tabacci non sia l'unico aderente. Se poi mi chiedi se lo escluderei, sarei portato a rispondere sì, che nemmeno capisco la logica di tanti micropartitini. Ciò posto, temo che i liberali siano tornati ad esser eorivi di una casa "propria", che per un po', magari sbagliando, tale è stata considerata Forza Italia (specie agli inizi). Fare, quando è nato, aveva un bell'abbrivio e altrettante speranze. Oggi mi pare molto di queste cose siano andate perse. Ma magari sbaglio.

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