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mercoledì 30 aprile 2014

CARLETTO, IL TRIONFO DELLA SEMPLICITA'


Un trionfo quello di Carletto Ancelotti di cui sono veramente contento.  Ho parlato tante volte bene del mister e i lettori più antichi e affezionati del Camerlengo ben lo sanno (per tutti, valga il link dopo la sua vittoria in Francia : http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2013/05/carlo-ancelotti-trionfa-in-francia-piu.html ).  Spero un giorno - presto - occupi la panchina azzurra. Prandelli è una brava persona,  anche un tecnico valido, ma Carlo è altra cosa, sotto tutti i punti di vista.
Da juventino, biasimai, vanamente, i beceri tifosi ultrà della Signora che, memori del passato romanista e milanista di Ancelotti, non lo volevano sulla panchina bianconera. Furono due secondi posti (in realtà potevano essere due scudetti, specialmente il primo anno, sfumato invece causa il famoso diluvio di Perugia. Anche la Juve ha subito i suoi "scippi" ), senza praticamente Del Piero - reduce dal bruttissimo infortunio ai legamenti del ginocchio - , con un buon gioco, tanti punti e una rosa di giocatori legata per affetto e stima al Mister. Non bastò. Ancelotti andò al Milan, dove vinse tutto : scudetto, due champions (la prima proprio contro la Juve, e senza togliersi nemmeno un sassolino dalla scarpa : un signore assoluto ! ), l' Intercontinentale, varie supercoppe. E' andato al Chelsea e ha vinto Scudetto e Coppa, poi al PSG , vincendo il campionato. Ora è al Real, che contende al Milan il titolo di squadra più forte nella storia del calcio, ed è arrivata la finale di Champions che i madridisti non raggiungevano da 12 anni, con una partita capolavoro (vabbè, 45 minuti, i primi, che sono bastati).
Si sono scontrati due mondi e due modi opposti di vedere il calcio. Guardiola è il profeta vincente del tiki taka, del possesso esasperato del pallone, fatto di continui passaggi, anche di due metri, per stancare gli avversari, renderli innocui (se il pallone ce l'hai tu, gli altri non possono segnarti ), con triangoli e imbucate improvvise in area sfruttando gli spazi che, prima o poi, gli avversari offriranno. Con questo gioco, Guardiola ha fatto del Barcellona la squadra principe d'Europa e nel Mondo per quasi un lustro , vincendo tre campionati, due champions e  due coppe del mondo per club, più tutta un'altra serie di trofei meno importanti. Roba da far schiattare i blancos di Madrid..
Al Bayern ha cercato di portare lo stesso gioco, stravincendo la Bundesliga, e sostanzialmente dominando il suo percorso in Champions fino alla semifinale. Qui si è piantato, e di brutto.
E' probabile che a questa sfida il Bayern sia arrivato fisicamente meno bene rispetto al Real, che anche in campionato, dopo esserselo aggiudicato con un anticipo record - sette giornate...- la squadra tedesca ha mostrato un certo appannamento, forse anche solo mentale, rilassamento da primo obiettivo conseguito.
Resta la sensazione, anche dalle esplicite esternazioni di un monumento del Bayern e del calcio tedesco, Franz Beckembauer, che la religione del possesso palla non sia troppo gradita ai teutonici. 
Sono gusti, e personalmente anche il sottoscritto non ama il tiki taka, anzi mi annoia prevalentemente. 
Preferivo ieri il Manchester di Fergusson e oggi il Real di Ancelotti, per dire.
Qualcuno parla di catenaccio, probabilmente andando con la mente alla prima mezz'ora della partita al Bernabeu, dove effettivamente il Bayern era sembrato padrone del campo e invece venne l' 1-0 del Real su una splendida azione di contropiede innescata da Ronaldo e conclusa da Benzema.  Dopodiché però il Real ha preso fiducia, e se c'è stata una squadra che nella restante ora di gioco è andata vicina al gol quella è stata il Madrid. Al ritorno tutt'altra musica perché la difesa del Real è stata molto più ordinata, sia nel controllo che nella gestione del pallone, e il possesso palla del Bayern - meno evidente - è stato palesemente sterile. 
Il catenaccio è quello che fa lo Special One col suo Chelsea, e lo abbiamo visto a Parigi col PSG e ancora di più contro l'Atletico di Simeone. Stasera vedremo come andrà, che lo 0-0 non basta a nessuna delle due. Non escludo i rigori...
Il Real giocava ieri con in campo Di Maria, Ronaldo, Benzema e Bale !! E a centrocampo c'è quello gnomo fenomenale di Modric che pare abbia imparato la fase difensiva proprio da don Carlo, ma che nasce come centrocampista offensivo. Certo, si è visto un Bale spesso giocare poco davanti al terzino di fascia della sua squadra, ma la chiosa di Ancelotti è stata perfetta : se un campione si sacrifica per la squadra, poi magari ti capita di vincere per 4-0.
Grandissimo Carletto, credetemi se dico che voglio la Decima nell'egida madridista di Ancelotti più di quanto vorrei l'Europa League per la Juve. Che certi uomini di sport, esemplari, meritano la Storia. Carlo già c'è, ma se portasse questo trofeo al Real vedrete che gli erigeranno un monumento equestre a Porta del Sol
Parlando di esempi non posso però non chiudere con un elogio a Guardiola.
Dopo una sconfitta bruciante, è andato a stringere cordialmente la mano al collega, e in sala stampa ha parlato con pacatezza, assumendosi tutta la responsabilità della sconfitta e facendo capire che il suo mandato è a disposizione.
Senza polemiche, senza scuse, senza riferimenti  astiosi tipo "la vittoria del non-spettacolo" o , più esplicitamente "del catenaccio non a caso riproposto da un allenatore italiano". 
Ma se al corso allenatori - italiani e anche esteri - andassero a insegnare cultura sportiva uomini come questi due ? 
Chissà, magari gli attuali occupanti delle panchine in vetta alla classifica italiana uscivano fuori meglio.







Lezione di calcio al Bayern 
Il Real può sognare la decima
Tedeschi travolti, doppiette di Ramos e di Ronaldo 
 

 Il 23 aprile 2013, dentro l’Allianz Arena, il Bayern Monaco allenato da Jupp Heynckes disintegrò in semifinale il Barcellona: 4-0 con doppietta di Mueller, gol di Gomez e Robben. Una settimana dopo, al Camp Nou, finì 3-0 per i tedeschi. A un anno di distanza il Bayern barcellonizzato dall’arrivo di Pep Guardiola è stato umiliato con lo stesso risultato dal Real Madrid di Carlo Ancelotti, tutt’altro che catenacciaro, con tre gol nel primo tempo che potevano essere cinque e la beffa finale al 90’ di una punizione di CR7 che è passata sotto la barriera.
È dunque la fine di quell’idea di calcio chiamata tiki taka? Sì perché il Real ha fatto valere una schiacciante superiorità fisica, abbinata a una tecnica superiore. Il risultato non è mai stato in discussione e non basterà la conquista della Bundesliga a salvare Guardiola dal «fuoco amico» che Beckenbauer ha aperto contro di lui. No perché la prima colpa di Guardiola, sia all’andata che al ritorno, è stata quella di giocare con un centravanti (Mandzukic) che ha dato punti di riferimento a Sergio Ramos e Pepe. La mediazione tra il suo calcio e quello storico del Bayern è fallita. I bavaresi non hanno pagato gli spazi lasciati alla velocità avversaria — anche se così è arrivato il terzo gol, segnato da Cristiano Ronaldo ora a quota 16 reti in questa edizione di Champions League —, ma la disorganizzazione a palla ferma. Il primo e il secondo gol, entrambi di Sergio Ramos, sono venuti da calcio d’angolo e da calcio di punizione. La difesa era schierata e con tutti i giocatori al loro posto. Peccato che fossero i posti o i giocatori sbagliati. Dante, ad esempio, è un difensore inadeguato a questo livello.
Quella che doveva essere la partita più bella dell’anno si è risolta in un allenamento in cui il Real Madrid ha pagato comunque un prezzo: l’ammonizione di Xabi Alonso, sul 3-0, lo terrà fuori dalla finale di Lisbona. Carlo Ancelotti (alla sesta finale tra giocatore e allenatore) ha fatto il suo capolavoro ottenendo dalla squadra un atteggiamento più spavaldo rispetto alla gara di andata. È partito con il 4-4-2 — Bale sulla linea dei centrocampisti, a destra, pronto ad aiutare Carvajal — ma dopo pochi minuti ha urlato a Benzema di alzare la linea del pressing. Il Bayern non ha trovato contromisure ed è capitolato.
Guardiola aveva provato una formula iper-offensiva, con Mandzukic centravanti, un tridente con Robben (l’unico a salvarsi), Mueller e Ribery, i soli Kroos e Schweinsteiger a protezione della difesa. È sembrato di rivedere, in molti frangenti, la finale di Coppa Campioni vinta dal Milan di Capello sul Barcellona di Cruijff nel 1994. Particolare non da poco: nessun gol del Bayern né all’andata né al ritorno. Il Real, che ora sogna a occhi aperti la «decima», si dovrà confrontare contro l’Atletico, in quello che sarebbe il primo derby in una finale di Coppa dei campioni, oppure contro il Chelsea del suo recentissimo passato, cioè José Mourinho, l’uomo che aveva fatto fuori Casillas e Sergio Ramos e che non è mai stato amato dal pubblico madridista. Mou voleva fare dell’antiguardiolismo una battaglia verbale, ma a centrocampo lo affrontava con Pepe, Lass o Essien. Ancelotti ha trasformato Di Maria in mezzala, dato le chiavi del gioco a Modric e fatto coesistere Bale, Benzema e Cristiano Ronaldo. Nel rispetto della tradizione del Real Madrid.


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