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venerdì 30 maggio 2014

APPROVATO ALLA CAMERA IL DIVORZIO BREVE. MA PERCHE' NON ABOLIRE DEL TUTTO L'ANTICAMERA DELLA SEPARAZIONE ?


Rigore è quando arbitra fischia, osservava ironico il simpatico Boskov, allenatore della Sampdoria dello scudetto, e Legge è -almeno fino a quando esisterà il bicameralismo perfetto - quando entrambe le camere del Parlamento approvano.
Quindi il Divorzio Breve ancora non c'è. Peraltro il voto quasi unanime della Camera indica la trasversalità del consenso alla riforma normativa per cui al Senato non si prevedono problemi.
Così finalmente anche in Italia sparirà questa attesa di tre anni che la legge imponeva tra la separazione legale e la fine civile del matrimonio (per la Chiesa, si sa, il legame di regola è indissolubile, poi c'è la Sacra Rota e quei casi strani di impotenza nonostante i figli, di curiosi vizi della volontà...roba loro, buona, troppo spesso, per l'ipocrisia di tanti cattolici), passando ad un anno in caso di separazione giudiziale e sei mesi per quella consensuale. Sparita la distinzione tra la presenza di figli o meno.
Parlo contro il mio interesse di avvocato. A questo punto, perché non divorziare direttamente ? Perché conservare l'anticamera della separazione?  Cosa potrà mai cambiare in sei mesi ? E mi sfugge, colpa mia, la ratio dell'anno per la separazione giudiziale. 
Si è constatato statisticamente che i casi di riconciliazione sono numericamente poco consistenti ? Bene, è la conferma che le persone, per la maggior parte, non si separa per divertimento (semmai il problema è che si sposa con quello spirito...) e quando arriva a quel passo, è convinta. Dunque perché non divorziare direttamente ? Con il vantaggio, non da poco per i tribunali, di evitare un doppio inutile lavoro, che a distanza di soli sei mesi si dovrà ripetere l'identica procedura seguita per la separazione. 
Il Collega Romiti, famoso familiarista di Milano, commentanto la notizia su La Stampa osservava queste contraddizioni e in più si chiedeva perché non approfittare dell'occasione per modificare anche il criterio dell'assegno divorzile, eliminando per legge e non solo per giurisprudenza (ondivaga) la ricerca di posizioni di rendita, premiando invece giustamente i casi in cui ci si trova di fronte ad un effettivo sacrificio personale in favore della famiglia. Osservazione giusta, però credo che la risposta sia facile : si voleva una cosa "facile e condivisa dai più", come poi è stata, mentre allargare la questione ad un problema più spinoso avrebbe rallentato il tutto. Ci sta.
Un'ultima osservazione. Vedo che l'Italia cresce sempre di più sul piano delle libertà individuali private, quelle chiamate "civili", mentre non c'è verso di seguire la stessa strada sul piano di quelle economiche, nonostante i continui proclami di sbucratizzazione, semplificazione, riduzione dal carico fiscale sul lavoro (oddio, su quest'ultimo aspetto non c'è certo unanimità). Siamo sempre più chiamati alla "solidarietà obbligatoria", sotto forma di tasse su redditi e risparmio. Insomma, il trionfo dell'individualismo in certi determinati campi del privato (matrimoni gay, uteri in affitto, genitorialità spostata fino all'età anziana, ora il divorzio facilitato) ,  il sempre più pieno controllo della nostra vita, ma NON del nostro denaro, che invece è prioritariamente destinato alla "comunità", e POI; per quel che resta, a noi. 
Non si potrebbero equiparare le due sfere ? Grazie. 

L'articolo dell'approvazione alla Camera del divorzio breve è tratto da La Stampa. 



Divorzio breve, via libera della Camera

Con le nuove normative si riducono i tempi dello scioglimento del matrimonio
a dodici mesi in caso di contenzioso e a sei in caso di separazione consensuale

ANSA
Il divorzio breve si avvicina. A quarant’anni dal referendum sulla legge Fortuna-Baslini, il Parlamento si accinge a ridurre i tempi necessari per lo scioglimento del matrimonio a 12 mesi in caso di contenzioso e a 6 mesi per le separazioni consensuali.

Al primo sì, quello della Camera, sulla proposta di legge si è arrivati con una maggioranza schiacciante (381 voti a favore, 30 contrari, 14 astenuti) che ora lascia sperare in un iter celere anche a Palazzo Madama. A costo, promettono i senatori del Pd, «di fare gli straordinari».

Il testo approvato, che sarà operativo anche per i procedimenti in corso quando diventerà legge, dice addio alla separazione di 3 anni necessaria alle coppie per chiedere il divorzio. Il termine scende a 12 mesi per la separazione giudiziale e a 6 mesi per la consensuale, indipendentemente dalla presenza o meno di figli. Se la separazione è giudiziale, il termine decorre dalla notifica del ricorso. La comunione dei beni si scioglie quando il giudice autorizza i coniugi a vivere separati o al momento di sottoscrivere la separazione consensuale.
Quasi tutti positivi i commenti al primo ok parlamentare al divorzio breve. Anche se le voci fuori dal coro non mancano: soprattutto quelle di Per l’Italia e di diversi deputati di Forza Italia, con in prima fila Antonio Palmieri, secondo cui il testo «dà una risposta sbagliata. Perchè - è il suo ragionamento - il divorzio non va inteso come un diritto ma come una “extrema ratio”, l’esito finale di un cammino volto a recuperare la rottura della coppia». Tanto Fi quanto la Lega, i gruppi in cui si sono concentrati quasi tutti i no, hanno comunque lasciato libertà di coscienza ai propri deputati. «Orgoglioso» del suo no è il gruppo di Pi, mentre si astiene, in dissenso dal gruppo del Pd in cui milita, Beppe Fioroni, secondo cui «l’istituto della famiglia ha necessità di essere sostenuto e rafforzato».

Il viceministro della Giustizia Enrico Costa auspica ora una riduzione dei tempi di giacenza delle cause di separazione, mentre il sottosegretario Ivan Scalfarotto parla di una «conquista di civiltà che l’Italia attende ormai da troppo tempo». Un primo passo, viene promesso da Alessia Morani del Pd, verso una serie di provvedimenti sul tema dei diritti civili e le libertà individuali che il partito di Renzi intende portare avanti. A partire, dice Anna Rossomando, dalla riforma del diritto di famiglia. Di «misure di civiltà e di libertà» parla il leader di Sel Nichi Vendola che ora spera in un iter celere al Senato, mentre i relatori, Luca D’Alessandro di Fi e Alessandra Moretti del Pd, sottolineano come il contributo di tutti i gruppi parlamentari abbiano consentito un celere esame del provvedimento che, ribadisce il deputato azzurro, «adegua la nostra normativa a quella europea». E plaude anche M5S, che con Alfonso Bonafede rivendica di aver contribuito sostanzialmente al risultato. «Quando il Pd non mette ghigliottine sul dibattito parlamentare e non si fanno inciuci ma si prendono decisioni nell’interesse della gente noi ci siamo e collaboriamo», afferma.

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