Curioso di storie. Mi piace ascoltarle e commentarle, con chiunque lo vorrà fare con me.
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mercoledì 28 maggio 2014
CHI VOTO' RENZI ALLE PRIMARIE DEL 2012, POI NON PIU'.
Un amico di FB mi ricorda di aver votato Renzi alle primarie, forse volendomi segnalare un eccesso di critica nei confronti del neo Premier. Lo volevi lì, e ora che ci sta ?
Io comprendo naturalmente che il blog non venga seguito con costanza, e anzi ringrazio chi lo fa, ancorché sporadicamente.
Però posso dire che la velata e garbata accusa di incorerenza, che peraltro apprezzo perché stimolante, stavolta non ha pregio, e basterebbe scorrere la successione nel tempo dei post del Camerlengo per vedere quando sono iniziati i dubbi e le perplessità e quando la "rottura" personale con Matteo Renzi.
Intanto, ricordo che le primarie in cui ho votato - e fatto votare - per Renzi sono quelle del 2012, perse, con un ottimo 40% di voti, contro Bersani. Grazie a quel voto, Berlusconi ha potuto sopravvivere alle elezioni del 2013, Grillo esplodere e il PD non vincere, come invece volevano tutti i pronostici.
Il Renzi di allora, forse perché lo spazio a sinistra era blindato dal segretario della "ditta", era ancora quello delle prime Leopolde (quelle del Big Bang eVival'ItaliaViva), quello del libro "Fuori" (che io ho letto, così come il successivo "Oltre la rottamazione", chissà quanti amici pro Renzi lo hanno fatto...). Quel Renzi non esiste più, o quantomeno è molto, molto annacquato. La svolta avviene con la decisione di diventare segretario del partito, cosa in precedenza sempre esclusa. Renzi puntava a Palazzo Chigi, e per questo confidava di prendere i voti non solo della sinistra, ma anche del centro progressista e persino di quello moderato. Insomma, non schifava noi elettori di centrodestra, e del resto, uno coi suoi natali (padre notabile democristiano) e i suoi trascorsi (inizi nel Partito Popolare e poi Margherita), perché avrebbe dovuto farlo ? Nel PD nato alla fine del 2007, quello del Lingotto di Veltroni, la candidatura di un uomo che andasse oltre gli storici confini mantenuti da Margherita e DS ci stava tutta . I Democratici erano progressisti, e quindi non solo socialisti (come i francesi ), o socialdemocratici (come i tedeschi) o socialisti liberal (come i laburisti post Blair). Guardavano semmai alla sinistra americana, quella di Clinton e Obama, con progenitori i fratelli Kennedy (più Bob che John).
I referenti in economia e lavoro di quel Renzi erano Zingales ed Ichino, partecipanti applauditi alle Leopolde iniziali, ora spariti dal panorama renziano (e il PD è nel PSE).
Il perché è semplice : decidendo di conquistare il partito che con Bersani si era di molto spostato rispetto alle origini, tanto da comportare l'abbandono di fondatori come Rutelli, la marginalizzazione dei prodiani e la rinnegazione di fatto del discorso del Lingotto, Renzi è stato costretto a virare di 90 gradi. Non un capovolgimento, ma uno spostamento netto sì. Il primo sgarbo peraltro si era consumato già prima, al momento delle elezioni del Presidente della Repubblica, quando Renzi boicotta Marini e i suoi NON accettano la disciplina di partito (quella per cui si discute ma poi la decisione approvata si rispetta : lo ripete sempre OGGI il Premier, ma allora non fu così), per proporre poi Prodi, per fortuna affossato dai 101 congiurati (Dio li benedica sempre). Ora, a parte la mia personale antipatia per il bolognese ex boiardo DC e poi santificato dalla sinistra in funzione antiberlusconiana, è evidente che quella candidatura fosse divisiva, che nessuno del centrodestra avrebbe accettato Prodi. L'uomo delle "regole si fanno insieme" invece si intestò quel nome. Non solo, quando Napolitano si dimetterà, probabile che nuovamente quello Renzi tirerà fuori, anziché Veltroni (decisamente più accettabile per il suo approccio non polemico anche ad un elettorato non di sinistra). Poi c'è stata la campagna per la destituzione di Berlusconi come Senatore. Renzi era stato l'uomo che aveva osato contaminarsi andando ad Arcore ai tempi del Cavaliere presidente del Consiglio, contestando la demonizzazione del "nemico" che tale non era ma semplice avversario politico, e in quanto tale da sconfiggere nelle urne e non per via giudiziaria. Che fine ha fatto quell'uomo ?
Sulla giustizia si è sempre espresso poco, dicendo cose per lo più scontate, come che deve essere riformata, essere più veloce ed efficiente. Ma va ? Dicci COME !! Vabbè, non è la sua materia, ci sta. MA allora bisogna vedere a chi ti affidi. Le sue scelte ? Morani in segreteria ( un'allocca, a volerne dire bene) e Gratteri al Ministero di via Arenula. C'è voluto Napolitano a osservargli che francamente un PM in servizio era un po' troppo come ministro della Giustizia, e allora ha ripiegato su Orlando. Io ho due cari amici fortemente impegnati nel PD, dirigenti, esperti di Giustizia e anche renziani. Loro NO, e sospetto fortemente che la loro tara sia l'essere fortemente garantisti.
Tutto questo è stato sufficiente per NON votare Renzi alle primarie per la segreteria piddina e nemmeno alle recenti europee (ho nuovamente sprecato il mio voto dandolo a quelli di FARE, confluiti in Scelta Europea. Poco male, l'alternativa era astenermi...più o meno è stato lo stesso).
Nei 90 giorni di presidenza tutti siamo rimasti basiti dal piglio, dalla velocità impressa alla volontà riformatrice ma poi, in concreto ? Sicuramente tre mesi sono pochi per giudicare, ma non sono io che mi gloriavo di mettere le crocette e dire ai giornalisti "FATTO ". Fatto cosa ? L'Italicum è parcheggiato, per volontà della sinistra PD ( e meno male per Berlusconi, che ora si ritrovava con una soglia al 37% che SOLO Renzi può pensare di superare, e un ballottaggio che SOLO Renzi può vincere) e a questo punto difficilmente vedrà la luce, visto che allo stato lo voterebbero solo quelli del PD. Non che l'uomo delle "regole si fanno insieme" si schiferebbe - Prodi docet - ma il fatto è che i voti NON ce li ha, a meno che la diaspora grillina non gli consenta di fare a meno degli attuali alleati di governo (secondo me ci proverà, che l'uomo è assai disinvolto).
Il Senato è un GROSSO pasticcio (leggere Ainis, che sul Corriere l'ha spiegato varie volte, e certo meglio di me). Il Jobs Act replica i compromessi al ribasso, sotto schiaffo sindacale, già conosciuti ai tempi di Monti e Fornero. Vogliamo parlare degli 80 euro al mese per 10 milioni di italiani ? Tranne l'accusato, tutti gli altri parlano di mancia elettorale, non a caso destinata ai soli lavoratori dipendenti. Notoriamente, questi ultimi sono il bacino elettorale principale del PD, assai più numerosi degli operai, e anche gli unici rimasti iper garantiti. I beneficiati hanno una retribuzione bassa, come peraltro milioni e milioni di altri loro concittadini, ma sono i SOLI ad essere certi di conservarla.
Luca Ricolfi alla vigilia della decisione - destinare questi miliardi di riduzione fiscale alle imprese o ai lavoratori - propendeva decisamente per la prima soluzione, mattoncino utile in direzione della crescita e quindi della riduzione della disoccupazione, e affermava che proprio quella scelta avrebbe costituito la prova del vero cambiamento nelle politiche del lavoro e dell'intrapresa. Infatti Ricolfi, da quel momento è un "renziano" deluso. Davide Giacalone, altro estimatore della prima ora dell'ex Sindaco, nota oggi l'eccessiva forbice tra annunci e fatti, e anche lui si lamenta della qualità di questi ultimi.
Oltretutto, se reintroduci la tassa sulla prima casa, chiamandola con altro nome e lasciando che i comuni, avvelenati di soldi più dello Stato (che è tutto dire) la aumentino, ecco che quegli 80 euro, che secondo le intenzioni dovevano favorire una ripresa dei consumi, saranno destinati a coprire quella nuova uscita, per non parlare invece della ulteriore depressione delle tasche di tutti gli altri, con redditi analoghi ma senza mancia.
Ostellino, un liberale di quelli tosti, scrive oggi un commento (che pubblico in altro post) durissimo contro Renzi che francamente ritengo eccessivo, e che però testimonia come chi ha idee liberali non può sentirsi rappresentato dall'attuale Premier. Dopodiché, meglio un socialdemocratico che un comunista, ovvio, e se poi fosse addirittura un liberal (alla Blair), evviva ! Questo speravamo che fosse, questo allo stato NON è.
Oggi Libero sintetizzava i punti salienti di un nuovo manifesto del centrodestra liberale da rifondare :
LAVORO - Libertà di assumere in tutti i modi e in tutte le forme. Libertà di licenziare (con adeguato indennizzo economico ove non ci si trovi a casi gravi di inadempimento del lavoratore). Fine della CAssa Integrazione. Sussidio di disoccupazione per tutti, che cessa in caso di rifiuto di una proposta di lavoro (come avviene negli altri paesi occidentali)
BUROCRAZIA : Pesante delegificazione. I legislatori impegnati a disboscare il florilegio normativo più che a fare nuove leggi. Applicazione del principio che tutto ciò che non è esplicitamente vietato è permesso.
FISCO : Solo 3 aliquote, fine vincolo sui contanti ( nei paesi anglosassoni non esiste, non credo nemmeno in Germania), eliminazione di TASI e altre imposte vessatorie (suggerirei IRAP e , per principio, Canone Rai).
GIUSTIZIA : Eliminazione obbligatorietà azione penale, Separazione delle carriere, responsabilità civile dei magistrati
IMMIGRAZIONE : Coinvolgere l'Europa nella gestione dell'emergenza clandestini, accogleinza a chi ha un lavoro e accetta le regole del paese ospitante.
E' evidentemente una esemplificazione, punti buttati giù velocemente, mancano tante cose, e quelle che sono indicate possono e devono essere affinate. Però sono effettivamente cose che, per la gran parte, un liberale condivide. E nessuna di esse io le ritrovo in Renzi.
Certo, quando si becca coi sindacati e non va al loro congresso io applaudo, quando sembra prendere di petto le roccaforti della conservazione, tra cui la RAI lottizzata, sono contento. Ma il timore che abbia ragione Ostellino quando scrive che tutta questa è "ammuina", che le vere cose da fare - per esempio un pesante taglio della spesa e delle tasse - Renzi NON le farà, che l'uomo brilla in tattica ma non ha nessuna vera strategia se non quella della propria affermazione personale un po' ormai ce l'ho.
Ecco, spero di aver spiegato esaurientemente.
Cambiare idea si può, e quindi non avrei nessun imbarazzo a dirlo, però nella fattispecie siamo in tanti a sostenere che forse a cambiare - o a mostrare un altro sé, ritenuto più utile alla bisogna contingente - è stato Renzino.
CATERINA SIMON
RispondiEliminaWow! Non ti preoccupare ti sei spiegato benissimo Non le hai proprio mandate a dire! Analisi dura ma lucidissima, bravo!
questo punto devo fare outing: domenica alla fine ho votato per lui .. mi sento agli alcolisti anonimi....
ANGELA PERRONE
RispondiEliminaANGELA PERRONE
RispondiEliminaAnalisi lucidissima, razionale, ...come piacciono a me E non è la prima!
ANTONIO VISCONTI
EliminaIl Turchetti, se ci dimentichiamo del suo grave "difettuccio" è uno in gamba
MAURIZIO VIDOLI
RispondiEliminaMagnifico e esaustivo il commento. Resta solo un dubbio, il Renzi annacquato è la vera espressione del suo dna o sta facendo di necessità virtù per dare il colpo del ko al gattopardo? Dando nel contempo autorevolezza al suo premierato passando dalle intenzioni al declarare chiaramente: cosa- come- quando ?
Caro Maurizio, io temo sia laprima cosa, ma se mi sbaglio sono naturalmente felice.
EliminaMAURIZIO
EliminaIn confidenza il mio sentire è analogo al tuo, ha fatto una buona operazione di mkt approfittando della voragine del cdx e pendendo in prestito( almeno cosi mi auguro) un bel po' di voti.