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mercoledì 14 maggio 2014

E INVECE DI SUGGERIRE SOLUZIONI CONCERTATE, IL DUO RENZINO-ANGELINO SI RINCORRONO CON LA RETORICA


L'aveva già proposto Davide Giacalone e giustamente ci torna su, visto che ora anche un commissario europeo lo propone : costituire una zona extraterritoriale UE dove concentrare gli immigrati per distinguere i rifugiati politici dagli altri. I primi poi destinarli ai paesi dove questi chiedono di essere accolti come rifugiati politici, che avranno dato loro il permesso, e gli altri riportati a casa loro, a meno che ci sia un paese che dichiari che sia disposto ad accoglierli (e succede, come lavoratori). Trovate tutto nel link http://ultimocamerlengo.blogspot.com/2013/10/unipotesi-diversa-per-affrontare-il.html .
Stamane avevo riportato l'editoriale di Ernesto Galli della Loggia, che aveva duramente criticato l'Unione Europea per la sua solità assenza come "Comunità", ed ha ragione.
Stasera posto la polemica di Giacalone con la demagoria e retorica dei nostri governanti, segnatamente Renzino e Angelino, che invece di caldeggiare soluzioni fattibili, accarezzano la pancia della gente con frasi ad effetto come " l’Europa salva le banche, ma lascia morire i bambini" e l'altro " se l’Europa non riesce a raccogliere i morti, almeno si prenda i vivi ".
Non c'è che dire, un bel duo. 




Immigrati e Ue

E’ patetico sentire governanti che invocano l’aiuto europeo, in tema d’immigrazione, senza essere capaci di dire nulla di sensato su cosa debba essere tale aiuto. Come dovrebbe funzionare. Matteo Renzi l’ha buttata direttamente in propaganda: l’Europa salva le banche, ma lascia morire i bambini. Questa non è concorrenza a Beppe Grillo, questo è frinire governativo. Angelino Alfano dice che se l’Europa non riesce a raccogliere i morti, almeno si prenda i vivi. Ma sanno di che stanno parlando?
Per essere aiutati si deve dire come. Per sapere il come si deve aver chiaro il problema. Che è questo: nell’Unione europea il confine più permeabile non è affatto, come molti credono di sapere, quello di mare, ma quello di terra; esistono quattro fondi europei per il contrasto all’immigrazione, che tengono conto delle esigenze dei paesi più esposti (Alfano può trovarne notizia nel sito del suo ministero: http://www.interno.gov.it/mininterno/site/it/temi/immigrazione/sottotema009.html , senza che colà si legga nulla delle sue lamentele a mezzo stampa); ma sebbene i confini terresti siano quelli da cui entrano più clandestini, nel presidiarli si può usare la forza, come gli spagnoli hanno recentemente fatto a Melilla, mentre nel presidiare i confini marini non si può, perché equivale ad ammazzare le persone. Questo è il problema. Ora veniamo a cosa l’Ue dovrebbe fare.
La suggestione alfaniana (l’Europa si prenda i vivi) non sta in piedi. E’ improponibile. Perché se si tratta di rifugiati ciò non solo è già previsto, ma già accade: gli iraniani che approdano da noi, da rifugiati, vanno in gran parte in Svezia, dove vengono regolarmente accolti più numerosi che da noi. Sta chiedendo una cosa che non solo avviene di già, ma che è prevista dal Regolamento di Dublino (per l’Italia firmò il medesimo Alfano). Se non si tratta di rifugiati, ma di clandestini, non solo non se li prende nessuno, perché sono clandestini, ma se se li prendessero noi dovremmo cambiare mestiere, mettendoci a fare gli importatori d’immigrati: pagano 6000 dollari a testa, per rischiare di morire, con quella cifra ce li andiamo a prendere con gli aerei di linea, riservando loro tutta la prima classe. Se passasse l’invocazione a smistare altrove i clandestini da noi arriverebbero a milioni. Tanto varrebbe farne un business. Peccato che trattasi d’attività criminale.
Allora, ed è questo il punto, ciò su cui l’Ue deve essere chiamata a essere collaborativa e corresponsabile non è nel risponde a generiche e confusionarie richieste d’aiuto, ma nel gestire una o più zone extraterritoriali, proprio perché sia il diritto e le autorità europee a distinguere fra rifugiati e clandestini, in modo da smistare (come già avviene) i primi e decidere, per i secondi, se c’è un mercato disposto ad accoglierli o se devono essere rimpatriati. Nel qual caso sia l’Ue a farlo. Questo è il nocciolo della questione. Qui lo ripetiamo da tempo, ma mentre in Italia parliamo al vento, perché nella testa di molti solo quello c’è, ad accorgersene è stato il commissario europeo, Cecilia Malmstrom. La signora non brilla per fattività e il numero di volte in cui s’è detta commossa o traumatizzata è talmente alto che saluterà con sollievo la fine del suo mandato, ma alla fine se ne è accorta, proponendo un “campus outside the Ue”, una zona extraterritoriale in cui distinguere gli uni dagli altri, assumendosi la responsabilità della loro sorte.
Questo è quanto possiamo e dobbiamo chiedere. Questo è quel che serve, data la particolarità di confini ove le autorità che dovrebbero presiedere ai respingimenti sono, in realtà, impegnate nei salvataggi. Via terra gli stati contrastano le infiltrazioni, via mare ce li andiamo a prendere a metà strada. Per questo abbiamo bisogno di un diverso regime giuridico, altrimenti non se ne esce. Trovo imbarazzante che chi governa sappia maledire e invocare, ma si mostri incapace di conoscere, pensare e proporre. Le sole cose che dovrebbe saper fare.

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