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sabato 24 maggio 2014

IN MORTE DI GIOVANNI FALCONE. LE SUE PAROLE DIMENTICATE

 
Ritengo lodevole, nei giorni in cui si ricorda l'omicidio di quel grande magistrato che fu Giovanni Falcone, l'iniziativa (segnalata dall'amico Maurizio Ballone, collega molto attento) di Claudio Cerasa, giornalista de Il Foglio, di ripubblicare frasi scomode ed importanti che l'uomo disse nel corso della sua travagliata e osteggiatissima - DAI SUOI COLLEGHI !!! oltre che da certa sinistra becera - carriera, conclusasi poi tragicamente. 
Ricordo in proposito la rabbia di Ilda Boccassini, che di Falcone fu sincera amica, nel rivolgersi ai colleghi finto piangenti i giorni successivi a Capaci, ricordando ai vili e agli ipocriti la solitudine cui loro per primi avevano destinato il coraggioso procuratore della Repubblica.
Un'ultima cosa. Filippo Facci oggi ricorda come la morte di Falcone, e poi di Borsellino, abbiano dato il via alla carriera politica e mediatica di tanti familiari dei due pubblici ministeri, con esiti per lo più ignorabili. Curiosamente, i due magistrati erano, politicamente, simpatizzanti della destra, in particolare Borsellino, mentre i loro congiunti chissà perché hanno tutti pensato che fosse la sinistra l'area che più poteva raccogliere la loro testimonianza. Mah. 



Io posso anche sbagliare, ma sono del parere che nei fatti, nel momento in cui si avanza un'accusa gravissima riguardante personaggi di un certo spessore o del mondo imprenditoriale e tutto quello che si vuole... o hai elementi concreti oppure è inutile azzardare ipotesi indagatorie, ipotesi di contestazione di reato che inevitabilmente si risolvono in un'ulteriore crescita di prestigio nei confronti del soggetto che diventerà la solita vittima della giustizia del nostro paese". (Giovanni Falcone, 1991, audizione a Palazzo dei Marescialli avvenuta in seguito alla scelta di Falcone di non aver sviluppato le indagini su Salvo Lima dopo le dichiarazioni del pe tito Francesco Marino Mannoia. Dal libro intervista di Gaetano Savatteri a Giuseppe Pignatone e Michele Prestipino)

"Non si può investire nella cultura del sospetto tutto e tutti. La cultura del sospetto non è l’anticamera della verità, è l’anticamera del khomeinismo”. 

“Questo è un modo di far politica attraverso il sistema giudiziario, che noi rifiutiamo. Se il sindaco di Palermo sa qualcosa faccia nomi e cognomi, citi i fatti, si assuma le responsabilità di quel che ha detto. Altrimenti taccia: non è lecito parlare in assenza degli interessati” (Giovanni Falcone contro Leoluca Orlando, che nel gennaio del 1990 accusò Falcone di aver tenuto chiusi nei cassetti una serie di documenti riguardanti delitti eccellenti della mafia)

“Non sembra che la legge La Torre (416 bis), studiata per perseguire specificamente il fenomeno mafioso e per porre rimedio alla mancanza di prove, dovuta alla limitata collaborazione dei cittadini e alla difficoltà intrinseca nei processi contro mafiosi di ottenere testimonianze,  abbia apportato contributi decisivi nella lotta alla mafia. Anzi, vi è il pericolo che si privilegino discutibili strategie intese a valorizzare ai fini di una condanna, elementi sufficienti solo per aprire un’inchiesta”. (Giovanni Falcone sul concorso esterno)

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