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domenica 30 novembre 2014

JUVE ALL'ULTIMO RESPIRO. MAGARI IL PRESIDENTE AGNELLI LA PROSSIMA VOLTA STARA' ZITTO



Sembrava migliorata la Juve nell'ultimo mese, con le  vittorie finalmente nette, anche troppo sonore ( i 7 gol al Parma), il successo in trasferta in Champions, sia pure contro il Malmoe, non una squadra di marziani (ancorché da poco laureatosi campioni di Svezia). La squadra era diventata quella di Allegri, anche nello schema di base, lasciando lo storico 5.3.2 per un più classico 4.3.1.2 .  La concretizzazione sotto porta, dopo la sciagurate trasferte di Sassuolo e Genoa, migliorata e Llorente tornato quello dello scorso anno. Tutto bene dunque, nonostante i lungo degenti : Barzagli ormai sembra stia facendo la fine di Pepe (speriamo di no !), Cacares ora Asamoah...
Magari col Toro la squadra bianconera si è rilassata un po'. I granata erano a 19 punti di distanza (ora 22), non stanno ripetendo la buona stagione dell'anno passato, quando si sono qualificati per l'Europa League (anche se il posto, sul campo, se l'era guadagnato il Parma...non portano sempre bene questi sorpassi a tavolino, c'è forse una nemesi sportiva che interviene e punisce).  Inoltre, la stanchezza fisica (anche per il pessimo campo) e psicologica (l'imperativo della vittoria, messa al sicuro solo nel finale di partita) dell'incontro infrasettimanale col Malmoe, avranno avuto il loro peso.
E chissà se, ciliegina sulla torta, non sia venuta l'improvvida esternazione del Presidente Agnelli, che ha pensato bene di solleticare l'orgoglio granata (e di sopire quello bianconero) ricordando, alla vigilia del derby, che il Toro erano 15 anni che non ci segnava. A parte che erano 12, ma è follia uscirsene così, e infatti il Torino ha segnato.
Non solo, ha giocato meglio della Juve, da quanto leggo nel pezzo del bravo Nerozzi de La Stampa, cosa del resto non difficile visto che i campioni d'Italia hanno probabilmente giocato la peggiore partita della stagione fin qui disputata.
Stavolta l'ultimo respiro ha soffiato a favore dei zebrati, a Genova era accaduto l'opposto. Non avevamo meritato di perdere allora, non abbiamo meritato di vincere stasera. 
Due pareggi sarebbero stati i risultati più equi, invece abbiamo tre punti, a riprova che forse perdere danneggia di più il morale, ma accontentarsi del pari alla classifica finale fa peggio.
Questo la Juventus l'ha capito, e fino all'ultimo, anche nelle giornate storte, prova a vincere. Col Genoa la pagammo con contropiede finale di Matri, oggi la dea bendata ci ha dato una grossa mano.
Allegri era critico dopo la Svezia..., chissà che avrà detto dopo il derby ai suoi nel segreto dello spogliatoio. 
Quanto ad Andrea Agnelli, non ha il fascino e il carisma dello zio, né l'aplomb sabaudo del padre. Sembra nato a Roma...



La Juve si prende il derby all’ultimo secondo. Decide un capolavoro di Pirlo, Toro beffato

Tiro vincente del regista alla fine del recupero, con i bianconeri in 10. Finisce 2-1
REUTERS
Il tiro di Pirlo che regala la vittoria alla Juventus
torino


Quando già si gridava al miracolo, o al disastro, dipende dalla contrada di appartenenza, Andrea Pirlo ha fatto Superenalotto a sei secondi dalla fine del recupero, con il secondo tiro juventino nello specchio della porta. Perché fin lì, Gillet, portiere Toro, aveva dovuto parare solo un tiraccio di Bonucci, da trenta metri. Mentre il gol del vantaggio, nel primo tempo, era arrivato da palla fermissima, un rigore di Vidal. Poi era venuto il pareggio di Bruno Peres, con fuga di ottanta metri, che aveva pareggiato il conto e sotterrato l’animo bianconero: da lì in avanti, la Juve sarà orribile. 
Finisce così che Pirlo salva l’onore cittadino e la cementificazione del primato in classifica, perché con un pareggio la Roma avrebbe potuto avvicinarsi. Senza quel colpo da ko, ai punti avrebbe vinto il Toro: più lucido e pratico e, incredibile a dirsi alla vigilia, anche più pericoloso. Soprattutto nella ripresa, quando l’espulsione di Lichtsteiner (due gialli in un amen) ha spalancato le praterie del contropiede. Semmai l’unico peccato granata è stato non colpire lì. In una serata umidissima, stavano pesando le fatiche di coppa: il Toro ne cambia sei rispetto a giovedì, Allegri appena uno (Evra per Padoin), e con l’andar dei minuti si vede. La squadra di Ventura non pressa, resta bella chiusa, ma sempre con ordine.  
Nonostante la Juve sia partita bene, con l’istinto del killer: squadra altissima, tanto che spesso Bonucci e Chiellini sono gli unici due bianconeri nella propria metà campo. Tutti a caccia del pallone: però, il Toro non va mai nel panico. Tranne El Kaddouri, disgraziato, che sulla punizione Pirlo alza il gomito, proprio come Orsato, un attimo prima, gli ha mimato di non fare. Rigore, che Vidal batte due volte, e segna (15’ pt). Otto minuti e Bruno Peres s’invola per 78 metri, seminando Evra, Pogba e Vidal, che chissà perchè all’ultimo momento, quando gli era a fianco, lo lascia andare. I granata troncano un digiuno dal gol nei derby lungo 823 minuti (e 12 anni). Juve ko: nell’anima ancor più che sul tabellone. 
Ripresa: ci sarà la scossa, pensi. E invece no. Addirittura, Toro a pochi millimetri dal gol: Amauri per Quagliarella, che in scivolata bacia il palo (7’ st). Ecco il primo tiro bianconero a bersaglio, dopo che Tevez, più che hombre, ombra del partido, e Vidal avevano tirato alle stelle. Spara dritto Bonucci, ma da trenta metri non si fa gol. Intasate le vie del centro, la Juve trova qualche vicolo a sinistra con Evra (tra i migliori), non a destra: Lichtsteiner, che già aveva regalato palloni, dona pure due cartellini gialli. Dieci contro undici, e sorge la paura di perdere: dentro Ogbonna per Tevez, anche per imbastire la difesa a tre. Minuto 37: Vidal salva su Benassi, dopo un contropiede sprecato dal Toro. Tre minuti di recupero e già si scrutano le statistiche per trovare l’ultimo pareggio casalingo della Juve: 1-1 con il Cagliari, 11 maggio 2013. Dopo, 24 vittorie filate. Impresa Toro. Anzi, no, più delle statistiche potè il calendario: è il 30 novembre, Sant’Andrea. Pirlo. 

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