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domenica 2 novembre 2014

LE RIFORME SMARRITE. ALTRO CHE "FATTO !!"....


Bisogna dare atto a Renzino che il vizio se l'è tolto, e del resto come poteva essere diversamente ?
Ricordate quando andava in tv (anche adesso ci va, anzi, sta sempre lì), faceva la ruota del pavone e tutto tronfio diceva "FATTO !" ??  Lo disse per la Legge Elettorale, poi per il primo accenno di Jobs Act, poi per la riforma del Senato, ma cito solo le cose più eclatanti.
Ora ha smesso...
Ma all'epoca, quanta sicumera ! In particolare, rammento il trionfalismo per l'Italicum.  In pochi mesi il divin giovinotto era riuscito laddove per 6 anni si erano tenuti il Porcellum !  Per prima cosa, va detto che se non era per la Consulta il Porcellum era  vivo e vegeto e grugniva ancora forte insieme a noi...
In molti, a sinistra, lo maledivano di giorno e lo nutrivano ed accarezzavano di notte, e a questo giochino non sarebbe stato avulso Renzi che infatti molto si dispiacque della decisione della Corte Costituzionale. Anche perché la stessa è stata tristemente esplicita : tra le cose che di quella legge non andavano,  una sicuramente era un premio di maggioranza senza limiti di soglia, che finiva per sacrificare in modo non tollerabile il principio di rappresentanza a favore della governabilità a tutti i costi, e questa cosa è molto dispiaciuta ai democrats, forti di una maggioranza relativa ma timorosi di non raggiungere soglie dignitose (e infatti, nel 2013, si sono fermati al 30, alleati compresi...).
L'Italicum il premio lo ripropone ma ha dovuto inserire una soglia minima perché scatti. Ora è al 37%, ma già si vocifera che dovrà essere alzata al 40 (che mi sembra un minimo accettabile, ancorché oggi si sia flagellati dal problema dell'astensione). 
Resta che quella legge, già al momento della sua approvazione alla sola Camera veniva destinata ad una sua successiva correzione al Senato. Il che comporterà un suo ritorno all'altra aula del Parlamento...
Dopodiché sono passati SETTE mesi e addirittura Giacchetti - che stimo - parla di archiviare il mai nato Italicum e recuperare, con qualche correttivo, il Mattarellum. 
 Fatto un par de ciufoloni Renzino !!!!
Non che vada meglio per le altre, e così il bravo Michele Ainis, certo non un avversario del Premier, scrive, con desolata ironia, un editoriale dedicato appunto alle "riforme smarrite"


Vedi alla voce riforme smarrite
di Michele Ainis
 

Sarà che siamo tutti un po’ nevrotici, volubili, distratti. Sarà che la memoria non è la prima qualità degli italiani. Ma non ci avevano raccontato che le riforme istituzionali devono precedere quelle economiche e sociali? Non si erano impegnati a liquidarle in un baleno? Certo, ammesso che la certezza trovi spazio fra le categorie della politica. E allora perché nessuno più se ne rammenta? Perché giacciono sepolte in una bara?
Proviamo a salire sulla macchina del tempo. Legge elettorale: timbrata il 12 marzo dalla Camera, al culmine d’una maratona notturna
e di molte polemiche diurne. Ma da 7 mesi chiusa nei cassetti del Senato, che non l’ha mai discussa. Riforma costituzionale: promessa da Renzi entro maggio, poi per giugno, infine approvata l’8 agosto dal Senato, con la minaccia di confiscare le ferie ai senatori. Nel frattempo sono andati in vacanza i deputati, perché alla Camera la riforma è ferma al palo.
Regolamento della Camera: un anno di lavoro per generare un testo, poi sommerso da oltre 300 emendamenti. La prossima seduta cadrà dopo il 15 novembre, ma i 5 Stelle e Forza Italia non ci stanno. Vogliono attendere il nuovo bicameralismo, per non rischiare incoerenze.
Da qui il dubbio che tormenta la politica: nasce prima l’uovo o la gallina? Da qui la nostra unica certezza: anche per oggi, non mangeremo l’uovo e non vedremo razzolare la gallina. Non è affatto vero, però, che nel dubbio la politica stia con le mani in mano. No, su ogni riforma rimugina, riflette, ripensa. E cambia idea come san Paolo sulla via di Damasco. L’ Italicum ? Premio di maggioranza alla coalizione, anzi alla lista. La riforma costituzionale? Licenziata con l’impegno del governo di modificarla su aspetti per nulla secondari, come l’elezione del capo dello Stato. Significa che i mezzi risultati fin qui raggiunti sono in realtà falsi risultati. La revisione della Costituzione richiede 4 letture; ma se la seconda correggerà la prima, ne serviranno 5. Quanto alla legge elettorale, se cambia il suo principio fondativo toccherà riscriverla.
«Ci vorrebbero degli dei per dare leggi agli uomini», diceva Rousseau. Se ci fosse, questo dio legislatore scriverebbe prima le norme costituzionali, poi i regolamenti parlamentari, poi la legge elettorale. E magari con l’ultima riga d’inchiostro detterebbe pure una legge sui partiti. Invece quaggiù c’è al lavoro un diavoletto, che forse ha deciso d’anteporre la legge elettorale a tutto il resto. E forse il resto è un’elezione in primavera, con un sistema che presume l’abolizione del Senato, perché l’ Italicum vale solo per la Camera. Dal paradiso all’inferno, ma dopotutto ci siamo abituati.

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