Pagine

sabato 20 dicembre 2014

QUEST'ANNO NIENTE NATALE A PIAZZA NAVONA



Messa così, sarei tentato. Dio mi perdoni, di dare ragione a Marino, ovviamente limitatamente alla singola vicenda. Si parla di Piazza Navona, e della tradizionale invasione a Natale di baracchini di vario genere, molti ispirati al natale, con i pezzi del Presepe, giocattoli e dolciumi vari (buoni anche per la calza della Befana), altri che nella confusione generale da Bazar si buttano in mezzo (tiri a segno di vario genere, bancarelle di accessori e oggetti vari, che si prestano al pensiero di Natale di non grande prezzo, tanto per avere il pacchetto). Marino non voleva proibire la tradizione (oddio, sembra abbastanza matto...ma in questo caso non è questo) , ma disciplinarla un po', diminuendo il numero delle postazioni cui concedere il permesso : da oltre 100 a 72, escludendo quelle che con la festa no c'entravano nulla. Come ogni corporazione che si rispetti (in Italia ne siamo pieni, ne abbiamo di tutti i tipi, in tutti i settori), il popolo degli ambulanti natalizi ha risposto " o tutti o nessuno !".
Ebbene, per il momento, nessuno.
Il che in effetti rende la piazza un po' tristanzuola, a noi abituati alla bolgia dicembrina. Però nemmeno che ogni volta si debba sempre abbozzare ai ricatti e al mantra dei "diritti acquisiti", anche laddove di diritto non è proprio il caso di parlare.
Poi certo, come al solito il Comune si è mosso con colpevole ritardo, e questo cambia un po' la prospettiva della cosa. Insomma, se questa gente aveva avuto modo di fare affidamento  che anche per quest'anno avrebbe regnato la Casbah, facendo acquisti ed organizzandosi per il solito natale, l'ordinanza a novembre è assai penalizzante. Insomma, il principio sembra giusto, ma come al solito il modo è sbagliato.
E chi ha probabilmente torto, trova motivi comprensibili per protestare. 


Il Corriere della Sera - Digital Edition


La nuova disfida di Piazza Navona
Non ci sono più le bancarelle ma imperversano gli abusivi, 
ritrattisti e venditori di gadget
 Il Tar boccia i ricorsi degli ambulanti storici: 
numero chiuso come deciso da Marino 

ROMA Piazza Navona è anche questo. Una facciata accanto a Sant’Agnese in Agone coperta da una enorme pubblicità che recita «Home of Istanbul», così dall’antico stadio di Domiziano, poi simbolo della Roma barocca, si invita al viaggio sul Bosforo. In mezzo alla piazza, sei giorni prima di Natale, c’è l’Antica Giostra a cavalli, tiri a segno con fucile, tiri al barattolo, con gli anelli. E inoltre — auto autorizzati — pittori di croste, venditori di palloncini, caricature «10 euro 3 minuti», un chitarrista rock. L’illegalità perseguita da una parte rientra dall’altra e i vigili urbani che presidiano la piazza danno l’impressione di non farcela.
Poche persone, turisti giapponesi, scolari tedeschi, mentre qui di questi tempi regnava la bolgia. C’erano oltre 100 baracche con le statuine del presepe, lo zucchero filato, i giocattoli, che a partire dagli ultimi anni ‘90 sono diventati minoranza per fare largo a hot dog, utensili cinesi, magliette di Totti, sciarpe, colossei, lupe.
Il sindaco Marino ha cercato di ridare un po’ di ordine, tornare verso quella che dal 1870 era la «Fiera della Befana». Ma, subito, la rivolta degli ambulanti, che ieri hanno perso al Tar il primo round, ricorso respinto. Le luci, però, restano spente e i bambini, per ora, non fanno festa. Dopo il successo al Tar, il Comune cercherà di correre ai ripari, con concerti, presepi viventi, marionette, letture di fiabe, Re Magi a cavallo.
Nel tentativo di ripristino di qualche regola, il sindaco — su spinta della Sovrintendenza — ha deciso di limitare i banchi da 115 a 72, cassando ciò che col Natale nulla ha da spartire. Un bando per assegnare i posti non si faceva da dodici anni, si continuavano a ribadire «diritti acquisiti», tenendo conto che a Roma molto del commercio ambulante è in mano alla famiglia Tredicine, che da alcuni anni ha rappresentanti in Confesercenti e Confcommercio. Così, gran parte dei 72 vincitori del bando (banchi del tiro a segno esclusi) hanno rifiutato di aprire le loro postazioni con il motto: «O tutti e 115 o nessuno». E hanno celebrato per strada il Funerale della Befana. Quindi, la colpa è dei 72 o è del sindaco?
Giusy, da dodici anni giornalaia all’angolo, dice: «Era diventata una casbah, ma così è peggio. Il bando è stato fatto a novembre, non poteva che finire in questo modo». Il Comune ha avuto tempi lunghi, la sovrintendenza aveva dato i suoi criteri a giugno, lo ricordano anche all’Associazione abitanti del centro storico: «Per noi tuttavia — dice Viviana Piccirilli Di Capua — la città è una sola, periferie e centro storico devono incontrarsi nei luoghi patrimonio di tutti». Maria Rosaria Russo Valentini, avvocato dell’Associazione, ha sostenuto davanti al Tar che c’è stato un cartello per impedire la festa: «Il suolo pubblico è di tutti, contro le regole c’è puntuale l’insurrezione». Ogni stradina di accesso a piazza Navona è piena di banchetti di caldarroste, elmi da gladiatore, papi Francesco di terracotta e cavatappi a forma di sedere.
Andrea Garibaldi

Nessun commento:

Posta un commento